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Virginia Woolf: una mente libera
di Stefania Di Martino

Il 25 gennaio di 138 anni a Hyde Park Gate nasceva Virginia Woolf, una scrittrice e saggista molto impegnata nella lotta per la parità dei diritti tra i due sessi e per il suffragio delle donne.

Figlia di Leslie Stephen, un notevole critico letterario e storico, il quale volle a tutti i costi che sua figlia frequentasse la prestigiosa società letteraria vittoriana. Una società questa che non permetteva di frequentare istituti scolastici, ragion sua madre – Julia Prinsep Jackson, una nota modella per pittori - le diede lezioni di latino e francese e ragion per cui suo padre le consentì di leggere i suoi libri.

Virginia, assieme a suo fratello Thoby, mise su una sorta di giornale domestico – dal titolo “Hyde Park Gate News” – mediante cui rendeva pubbliche le storie inventate da loro inventate.

Alla tenera età di tredici anni Virginia vive il primo grave lutto ovvero la prematura morte della madre.

Poi, l’anno in cui fu ammessa agli studi universitari, perse sua sorella Stella e all’età di 22 anni perse il padre.

Eventi tragici questi, che hanno contribuito al primo serio crollo emotivo e nervoso della famosa scrittrice.

Crolli via via alimentati anche dai presunti abusi sessuali subiti da lei e dalla sorella Vanessa da parte dei fratelli, George e Gerald. Abusi sessuali rivelati proprio dalla scrittrice nel racconto autobiografico “Momenti di essere e altri racconti” e che hanno sicuramente contribuito ai frequenti esaurimenti nervosi, nonché sulle crisi depressive e sui forti sbalzi d’umore a causa dei quali, dopo diversi tentativi, l’hanno portata al suicidio.

Nel 1912 sposò Leonard Woolf, un editore, giornalista scrittore e politico britannico, che per farle trovare fiducia ed equilibrio le propose di fondare una casa editoriale, proposta da cui nacque la casa editrice “Hogarth Press” che pubblicò Italo Svevo, Sigmund Freud, James Joyce e la stessa Virginia Woolf.

Il 28 marzo del 1941, dopo essersi riempita le tasche di sassi, si lasciò annegare in un fiume, vicino casa sua, ma ebbe la premura di lasciare una lettera al marito.

«Carissimo, sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai lo so. Vedi non riesco neanche a scrivere questo come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi saresti stato tu. Tutto se n’è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi.»

Napoli, 28 gennaio 2020