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Se ne è andata una Signora d’altri tempi: Imperia Ciletti
di Luigi Antonio Gambuti

L’avevo sentita qualche giorno prima per il consueto contatto telefonico che da oltre quarant’anni teneva legati i nostri rapporti di amicizia, di quella vera, non di maniera, nata nella amata terra fortorina, San Giorgio La Molara “piccolo tetto del mondo ove come nidi di rondine s’aggrappano case” là dove ebbi la fortuna di incontrarla e di avvicinarmi alla figura del Padre, il grande Nicola Ciletti, un artista mai del tutto riconosciuto e valorizzato.

Se ne è andata la Signora Ciletti, quella Imperia che incuteva rispetto per la sua figura esile, elegante, sobria, soprattutto per le sue parole puntuali e misurate, mai banali o d’occasione. Una vera signora.

Dalle idee chiare, sgorgava il fluire dei rimandi e dei ricordi personali, un tutt’uno con la narrazione del talento del suo amato “maestro” e genitore, di cui conservava la memoria e ne continuava, da par suo, l’itinerario artistico e culturale.

Imperia Ciletti era così.

Semplice e austera, realista e sognatrice, artista, storica e docente, sperimentatrice instancabile, impegnata ad attingere a frontiere sempre nuove dell’espressione artistica contemporanea, di cui puntualmente ricercava le ragioni e le fonti ispiratrici.

Quante volte ha cercato di convincere questo “crociano passatista” a rivedere le sue convinzioni sull’arte moderna!

Era stata per me una fonte inesauribile, a cui attingere per la stesura della biografia del padre, uno degli ultimi cantori della scuola napoletana del primo novecento, quel Nicola Ciletti amico di Croce e di Di Giacomo, mai piegato dalle mode e dai compromessi che nell’ambiente artistico culturale non fanno mai mancare la loro nefasta influenza.

Mi narrava e narrava – quando il tempo lo permetteva – delle amicizie di suo padre, una delle quali era particolarmente significativa per la reciproca soddisfazione dei due” contraenti”! Ponendo in prima fila l’avvocato Antonio Bellucci Sessa, Nicola Ciletti frequentava Nicolas De Corsi, il “russo” di Odessa (quanta rabbia evoca questo nome di città!) e spesso lo ospitava nella casa del Serrone, affacciata sulla valle di Calise. Ebbene, raccontava la signora Imperia, tra i due sorgevano interminabili discussioni – corroborate da onesti boccali di quello buono! – attorno ad un argomento che per lei bambina sembrava cosa strana ed insignificante : come dipingere il chiaro di luna! Faceva l’alba e lei non si capacitava per come si potesse discutere su un tale argomento sino all’alba per poi tornare alle consuete cose che tra amici non mancano mai di rappresentarsi.

Chissà, Signora Imperia, se da lassù , arrivata in mezzo a loro, non li troverà ancora ad accapigliarsi nella discussione e con loro troverà la soluzione.

Mi si perdoni questa deriva fuoristrada! La riporto per la meraviglia che esprimeva quando ce la raccontava, tornata bambina, con negli occhi e nel sorriso qualcosa di sovrannaturale, lontana dalla realtà del nostro quotidiano.

Addio, dolce gentile geniale Signora.  Nel ricordo, una preghiera da chi, e ce ne sono tanti! – vi ha conosciuto e stimato, grato dell’Amicizia che gli avete regalato.

San Giorgio La Molara, 22 aprile 2022