mer 24 APRILE 2024 ore 18.11
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RENZI. L’UOMO DELL’OLTRE E DELL’ALTROVE
di Luigi Antonio Gambuti

L’uomo dell’oltre delle ideologie, l’uomo dell’altrove degli spazi consueti dei partiti.
Ha scassato tutto e continua a scassare quel tanto che resiste della vecchia struttura burocratica amministrativa a servizio di una politica sorpassata dalla storia. Renzi, l’uomo dell’oltre e dell’altrove che cavalca il tempo sempre piu’ incerto del presente e vola disinvoltamente sulle sempre più calde macerie del Paese.
Scava a testa bassa fra strutture fatte d’interessi difesi e appesantiti da corporazioni, disseminate dalle caste e appesantite dalle sette; da quei rottami dello stato sociale che a stento resiste alle picconate di una crisi che non trova via di uscita. Talvolta crisi di valori, più che di denaro e posizioni sui pianerottoli della modernità.
Il navigatore ardito, il navigante solitario nel mare burrascoso in cui si è avventurato ( da quanti pescecani si deve guardare!), va remando e scoglio dopo scoglio ,scansandone i pericoli,ogni giorno ne mette fuori una,ogni, come si dice oggi nella vulgata quotidiana.
L’ultima è quella del bonus per le neomamme, ancora ottanta euro al mese per i figli nati dal primo gennaio prossimo venturo e per tre anni a seguire.
Il signor” quattrovolteventi”coglie nell’attesa della gente i bisogni più emergenti e ne fa (a suo vantaggio) tessere a sorpresa di un mosaico che nessuno sa come e dove andrà a compimento e a collocazione. Nel Partito Democratico di cui è tuttora segretario? Nel Partito della Nazione, come il calderone dove cucinare-una sorta di famiglia arcobaleno che va da Vendola a Migliore, passando per Romano-tutto ciò che serve per tenere salde le leve del potere snaturando le fondamenta ideologico-culturali della casa di provenienza?
O in una neoformazione politica di una sinistra moderata, sconvolgendo geometrie e posizioni storicamente consolidate?
Con una strategia “avvolgente” laddove tutto ruota attorno al fondatore, primo ed unico gestore delle dinamiche pre e post elettorali?
Non si paventa un berlusconismo riemergente sotto altra veste, pur se orientato al perseguimento “coatto” del bene comune, essendo dal caso esonerato dalla difesa degli interessi privati?
No, a condizioni date, e nel marasma in cui galleggiano pezzi di storia, ideologie, nostalgie e varie archeologie, non è più possibile rappresentare le consuete narrazioni con gli scontati finali.
Da Renzi in poi, o meglio dal renzismo, letto come voglia di riscatto e di liberazione dai tentacoli di una gestione della cosa pubblica datata e sconfessata dagli eventi catastrofici che ha generato, la politica o quello che ne resta, è fortemente cambiata nelle sue manifestazioni. Essa si prospetta con contorni sempre più fluidi là dove potranno trovare residenza strategie spazi ed opportunità sempre più aderenti alle mutate esigenze di un contesto ricco di incertezze e di costanti contraddizioni.
Questo, in sintesi, il quadro rinnovato; questa è la campitura riformatrice dove dare di spatola e pennello per tracciare segni forme e colore nuovi, per manifestare ciò che si vuol fare, e per chi e per come e quando agire. Con chiarezza e determinazione, cestinando i bizantinismi e gli accordi sottobanco dei vecchi politicanti per mestiere.
Allo stato, e almeno all’evidenza, Renzi l’ha capito e ha dato colpi di piccone, rottamando i residui schemi del sistema(già il Cavaliere aveva inaugurato una nuova stagione dell’agire politico) e va ancora giù di peso per affermare il suo punto di vista e portarne a sintesi le tesi.
Detto così è forse riduttivo, anche se solo questo ci viene da rilevare, tanto per giustificare il successo del giovane toscano che si trova a gestire le sorti di un paese devastato dalla crisi e disorientato da una condizione di minorità tra i grandi della scena politica internazionale.
Renzi gioca da vincente sulla disperazione della gente.
Da buon cartaro, abile manipolatore di coscienze e d’intelletti, reclama attenzione e dà fiducia, corre da matto sui sentieri delle attese e semina giorno per giorno grumi di speranza e semi di un riscatto che “lui”dice di realizzare.
Crescita, cambiamento, fiducia, adesso, sono stati e sono i lemmi sempre più manipolati nella sua letteratura narrativa.
Qualcosa l’ha realizzata; tante altre aspettano da tempo il segnale di partenza, per sconfessare l’elemento critico che sorregge l’accusa di “annuncite”. Troppa carne al fuoco, ogni giorno sempre più vivace e poco arrosto al tavolo. Troppi proponimenti intesi a cambiare verso e pochi interventi incidenti sulla realtà del “verso” da cambiare, sulle campiture da rimodellare, messi in griglia per essere serviti.
Non avendo altro cui legare aspettative che ispirino almeno la gioia dell’attesa, staremo a vedere dove ci porterà la politica renziana.
Si tratta di una politica deideologizzata, di una visione del mondo ancora scontornata, costruita nell’azzardo della fretta e dell’approssimazione e alimentata da un ego esasperato; da una presenza onnipresente e invadente che fa ombra a molti e dà luce a tanti che nel buio dell’insignificanza e dell’assenza hanno scontato pene e punizioni immeritate per via del loro status di partenza.
Renzi rappresenta l’alba nascente di un giorno nuovo. Nelle sue frequenti quotidiane epifanie le domande del giorno nuovo trovano discreti spiragli di soddisfazione e giustificate aspettative di realizzazione.
Non saranno i bonus quattrovolteventi a colmare i vuoti scavati negli ultimi venti’anni. Se lo faranno e lo faranno poco o niente, alimenteranno almeno il senso dell’attesa fiduciosa, sostenuta da un coraggio ritrovato e messo in campo per smantellare l’apparato deludente che per anni e anni ha soffocato sforzi ed aspettative.
Il sistema era quello: tutti inquadrati in una scala di valori, là dove ognuno viveva la sua realtà incatenato a permanervi, coltivando l’orticello casalingo che a stento garantiva basilico e cipolle. Ad altri caviale e champagne.
Poi il disastro, poi la crisi, poi la fame e l’indigenza; per l’assenza di futuro, scippato dalla casta e dalle politiche sbagliate per i molti e a favore dei pochi.
Dal caos, dalla liquidità baumaniana, s’è messo fuori il verbo renziano come antidoto al fermo immagine di una realtà condannata dalla storia e spinta, suo malgrado, a correre per realizzare un cambio radicale di passo, là dove gli “adesso”, il cambiare verso e tutti gli altri epiteti del lessico renziano hanno invaso stampa radio e televisioni, piazze fondaci e cortili.
E’ questa la storica rottura di un sistema anchilosato. Se si usavano strategie spregiudicate- lo @stai sereno Letta le rappresenta tutte – oggi lo si deve fare senza più aspettare, con i mezzi, i tempi e gli strumenti che lo stile renziano ha messo in campo. Chissà fino a quando e in quali forme avrebbe prosperato la vecchi nomenclatura inconcludente fatta di corti e privilegi.
D’altronde, Renzi rappresenta l’ultima frontiera che ci separa dal baratro finale.
Non che sia il tutto, va detto senza piaggerie, ma è il meglio che la tavola ci offre.
Bisogna tributargli la massima fiducia, perché solo questo ci resta, per aspirare ad uscire dall’attuale stato di crisi.
Che altro, se no? Restare destinatari passivi e sofferenti di una realtà sempre più insostenibile; mettersi a distanza degli eventi per non essere contaminati più di tanto; prendere ciò che serve e non pensare ad altro, riesumando comportamenti che secoli di storia hanno condannato e ritornare alla barbarie della clava? Ci vuole tanto per capire che tutti si è chiamati a prendersi cura del bene comune senza più deleghe a disonesti gabellieri?
Non serve qui citare Hobbes per rappresentare schizzi della realtà che ci circonda. Non abbiamo un Marinetti o un Boccioni , né un Croce da smontare, tantomeno un Ricci od un Bernari.
Ci sono, purtroppo, Grillo e i suoi grillini-quante mazzate-; ci sono i selfie berlusconiani che ricordano la cifra di “civiltà” di cui ci siano finalmente liberati; c’è il dissenso nella Chiesa e nello Stato per via dei ricchioni sdoganati; c’è una magistratura perennemente sotto accusa; ci sono stampa e televisione che scontano la stanchezza dei soliti scenari; ci sono sindacati delegittimati ed affannati per rincorrere interessi e prerogative messi malamente in discussione; ci sono le riforme che “scassano” certezze consolidate del sistema Paese-vedi Senato,Province, Magistratura; mercato del lavoro, comparto della scuola, solo per dire di quelle più vicine agli interessi della gente.
C’è tutto un mare inquieto da solcare e, come sinora abbiamo scritto, c’è un solo navigante capace di attingere la riva. Non siamo innamorati di Renzi e delle sue leopoldine. Siamo lettori del presente e destinatari delle scelte in altre sedi esercitate.
Renzi dà fiducia, ed è ciò che serve per continuare….

Napoli, 27 ottobre 2014