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PARTHENOPE ASFALTA LA DEA….
di Carlo Gimmelli

Gli azzurri più forti delle assenze e del razzismo ammutoliscono Bergamo….

Il Napoli di Spalletti, nell’emergenza batte L’Atalanta 3 a 1 e riaggancia il Milan in testa alla classifica.

Era la gara del dentro o fuori: continuare ad inseguire il sogno scudetto o dell’ennesimo rush finale interrotto a metà; otto finali, tutte decisive, al di là dell’avversario: Spalletti alla vigilia era stato chiaro, per arrivare alla parolina magica occorreva dare il 110%, tirare fuori gli attributi senza cercare alibi.

E il Napoli si è fatto trovare pronto: senza Ramhani e Osimhen (ingiustamente il nigeriano) squalificati, Petagna e l’insostituibile Di Lorenzo infortunati, la trasferta di Bergamo era di quelle rognose ma da vincere ad ogni costo e Spalletti, stratega impeccabile, ha ridisegnato la squadra cambiandole pelle.

Squadra da combattimento, corta, compatta, pronta a rinunciare all’abituale possesso palla ma micidiale in contropiede per infilzare la lenta difesa orobica.

La partita: l’Atalanta parte forte e cerca di fare la partita, il Napoli l’accontenta, si chiude bene e poi riparte fulmineo: Mertens (che ha chiamato Ciro il primo figlio nato a Napoli qualche giorno fa) intercetta una rimessa di Ospina a centrocampo, passa a Zanoli (gioiellino classe 2000), corre per 60 metri per ricevere la palla lunga del compagno e si fa franare addosso dal portiere avversario, rigore netto che l’indeciso arbitro Di Bello non concede subito e occorre attendere il suggerimento V.a.r. per concedere ciò che appare solare; Insigne, oggi prezioso ma lontano dalle giocate di un tempo, trasforma con sicurezza.

L’Atalanta accusa il colpo, cerca il possesso palla, la profondità, ma la difesa azzurra è impenetrabile, soprattutto grazie a Zanoli, un gioiellino pescato a 18 anni dal Carpi, al primo anno in prima squadra, che mostra all’esordio da titolare una sicurezza e un’autorità da veterano, e a Lobotka, un gigante a centrocampo a spezzare le azioni avversarie e a rimpostare l’azione, quantità e qualità.

Proprio da una punizione conquistata dal polacco nasce il due a zero: uno schema, Insigne pennella una chicca in area su cui si avventa Politano sul filo del fuorigioco che al volo di sinistro impallina Musso.

Nella ripresa, solito calo mentale degli azzurri che concedono metri all’Atalanta e gli orobici accorciano con un colpo di testa di De Roon, solo in area.

L’Atalanta ci crede e alza il ritmo e il baricentro, ma questa volta sbaglia i conti: i partenopei non si innervosiscono e riprendono a mordere le caviglie agli avversari: i nerazzurri si scoprono e su un palla vagante in area azzurra si avventa Koulibaly che esce sontuoso dai suoi 16 metri e lancia al bacio il furioso Lozano (entrato al posto di Insigne) che taglia la difesa sguarnita, manda al bar un difensore e serve un assist d’oro per l’accorrente Elmas (entrato al posto di Politano) che segna il terzo gol e chiude la gara a 10 minuti dal temine.

L’inutile forcing finale dei lombardi serve solo ad esaltare l’impermeabilità della difesa azzurra (quarta in Europa!) e a far cantare gli oltre 3.000 tifosi azzurri che hanno divorato in poche ora i biglietti disponibili.

Anche a Bergamo, ça va sans dire, la solita vergogna razzista di una città che merita un’altra tifoseria: prima, durante e dopo la gara, forse per l’itterizia provocata dalla sconfitta, i frustrati bipedi bergamaschi hanno rivolto continui cori di insulti contro i napoletani e i giocatori africani del Napoli (“napoletano terrone africano”, “negro di m.” e altre ritrite imbecillità razziste.

Continueremo sempre a denunciare l’idiozia e l’analfabetismo di questa gentaglia ma, dopo gli episodi di Verona (curva chiusa per un turno), Firenze, Milano, Roma, Venezia etc., fanno sorridere le ipocrite iniziative mediatiche della federazione (minuscola) che da anni blatera di tolleranza zero senza fatti concreti.

In altri paesi questi episodi vengono puniti immediatamente con il Daspo a vita senza troppi sofismi, forse oltre ai tifosi sarebbero da punire anche i vertici che continuano a filosofeggiare da anni, forse per il timore di mettersi contro i potenti club del nord.

Ora ci sono sette finali da giocare, Il Milan affronterà il modestol Bologna lunedì in posticipo e potrebbe tornare a + 3 sugli azzurri, ma il Napoli è lì ad un passo dall’impresa.

In serata, nel posticipo domenicale l’Inter vince una brutta derby d’Italia contro la Juventus e tenta di tallonare la coppia di testa.

Anche questa gara è stata condizionata da un errore dell’arbitro che non ammonisce per la seconda volta l’Interista Lautaro evitandogli l’espulsione.

Prossimo impegno del Napoli al Maradona, Domenica 10 aprile contro la temibile Fiorentina, ci sarà il sold out dei 60.000.

Non deludiamoli.

Napoli, 4 aprile 2022