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Her, l’amore del futuro

di Valeria Paglionico

Una realtà futuristica ai limiti dell’inquietante, intelligenze artificiali che sostituiscono i rapporti umani ed un estremo senso di solitudine sono i protagonisti di Her, film di Spike Jonze, Premio Oscar per la Migliore Sceneggiatura Originale. Theodore, in un futuro non molto lontano, è un impiegato che scrive lettere su commissione, lavoro grottesco, che esegue però con grande passione. E’ un uomo che, dopo una vita condivisa con sua moglie, non riesce ad accettare il divorzio finchè non arriva sul mercato un sistema operativo d’avanguardia, OS1: un’intelligenza artificiale, che, con la voce dell’attrice Scarlett Johansonn, si dà il nome Samantha. L’OS1 è capace persino di apprendere le emozioni e di instaurare con il protagonista una relazione amorosa molto complessa.
Her sembra essere ambientato a dieci anni da oggi, in una versione estrema della nostra società, dove la tecnologia e i rapporti virtuali prendono il posto della realtà, dove si perdono le staffe di più di fronte alla mancanza di campo del proprio cellulare, piuttosto che di fronte la superficialità e la pochezza dei rapporti umani. Emblematica ed illuminante per Theodore e per il suo rapporto con Samantha è una delle scene finali in cui il protagonista, non ricevendo segnale dall’OS, per la prima volta si guarda intorno, per la prima volta guarda in viso le persone che lo circondano, che si dimostrano tutte troppo impegnate a portare avanti la propria “relazione artificiale” per capire quanta illusione e quanta solitudine nascondono le loro idilliache storie virtuali. Theodore è disincantato, vede un’umanità remissiva, che, per il terrore di confrontarsi con le proprie emozioni, si affida a software, pc, social network, smartphone, che per effetto placebo alleviano l’umana paura di rimanere senza un compagno, senza un confidente.
Il film di Spike Jonze, ridotto ai minimi termini, esamina il modo in cui viene affrontata la fine di un amore: si parte dalla non accettazione della fine del rapporto, si passa poi ai vani tentativi di appuntamenti combinati proposti dagli amici, fino alla sperimentazione di esperienze estreme e grottesche. Theodore rappresenta in realtà un qualsiasi uomo lasciato dalla propria donna, disilluso e senza speranze, disposto ad appigliarsi a qualsiasi storia, persona o esperienza capace di dargli serenità, semplicemente per andare avanti, per voltare pagina.
Her, nel suo essere un melodramma fantascientifico, vuole uscirne come un’indagine sull’attualità, sul sentimentalismo d’oggi e sull’uomo in generale, terrorizzato dalla solitudine e incapace di andare avanti senza il consenso altrui, senza i suoi pseudo contatti e senza un’approvazione.

29 marzo 2014