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Il velo nella Danza Orientale

di Cristina Iavazzo

Il velo è un accessorio che non ha sempre fatto parte della danza orientale, ma il suo utilizzo lo si ritrova solo a partire dal novecento. Precedentemente risultava importante per le danze folkloriche del nord Africa, come Tunisia, Marocco o Algeria, o del Medio Oriente, dove si utilizzava uno scialle, un foulard o alcuni fazzoletti in numero di uno o due. La parola velo viene dal latino velum, che significa tenda e in origine indicava appunto una tenda che, all’interno del tempio, separava una zona sacra riservata al sacerdote da quella pubblica alla quale tutti avevano accesso. Il velo nelle culture antiche era legato anche ai rituali di nascita e morte (il sudario) e ai momenti importanti della vita (come il velo da sposa). Velate erano anche le divinità ed esse, proprio come accadde alla dea babilonese Ishtar, erano tenute a spogliarsene quando intraprendevano il loro viaggio ultraterreno.
Importante, per la danza orientale, risultò essere il libro di Oscar Wilde “Salomè”, nel quale si faceva cenno a questa donna che ad un certo punto cominciava ad eseguire la danza dei sette veli. Questa danza entrò immediatamente nella fantasia degli occidentali e scatenò diversi scandali. Nel 1905 “Salomè” fu definitivamente trasposta in musica e da quel momento la danza dei sette veli divenne una sfida per diverse danzatrici. Fu proprio il mito della Dea Ishtar ad ispirare la danza di Salomè. Nel Mito del Ciclo Vitale, Ishtar indossava sette veli di colori differenti, ognuno dei quali era collegato ad un pianeta, che influenzava in modo diverso ognuno dei “chakra”, che rappresentano i centri di energia del corpo umano che si relazionano ai sentimenti, alle passioni, alle qualità dell’animo umano o alla mente e la ragione. In onore a questa Dea, le sacerdotesse eseguivano la danza dei sette veli, e lo spogliarsi di ognuno dei veli rappresentava l’abbandono degli aspetti umani negativi e l’esaltazione di quelli positivi. Era una danza sacra che creava armonia tra mente e corpo e lasciava emergere gli aspetti positivi della personalità umana.
Il velo rosso era collegato a Marte, pianeta delle passioni. Abbandonando questo velo emergeva l’amore e la fiducia.
Il velo arancione era collegato a Giove, pianeta della tendenza a dominare. Abbandonando questo velo emergevano l’altruismo ed il sentimento di protezione.
Il velo giallo era collegato al Sole, pianeta dell’orgoglio e della vanità. Abbandonandolo, emergevano fiducia ed allegria.
Il velo verde era collegato a Mercurio, pianeta dell’indecisione e della divisione. Abbandonandolo emergeva l’equilibrio tra gli estremi opposti.
Il velo celeste era collegato a Venere, pianeta della difficoltà di esprimersi. Abbandonando questo velo emergeva la capacità di relazionarsi con gli altri.
Il velo lilla era collegato con Saturno, pianeta dell’eccesso di rigore e della serietà. Abbandonando questo velo emergeva la sensibilità e la consapevolezza del Sé.
Il velo bianco era collegato con la luna, pianeta dell’immaginazione eccessiva. Abbandonando questo velo emergeva la creatività e la purezza.

Napoli, 20 novembre 2014