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#Youtoo Asia?
di Maria Teresa Luongo

Asia Argento è ancora al centro del ciclone. È inutile.

L’attrice, regista e sceneggiatrice, personaggio controverso e anticonformista, fa ancora discutere di sé.

È infatti di questi giorni la notizia apparsa sui siti e giornali di tutto il mondo secondo cui la paladina del movimento #metoo avrebbe pagato un’ingente somma di denaro (si parla di un risarcimento di 380 000 dollari) per mettere a tacere Jimmy Bennett, giovanissimo attore che l’accusava di averlo aggredito sessualmente quando lui era minorenne.

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Asia con il compagno  Anthony Bourdain

Bennett aveva recitato il ruolo del piccolo Jeremiah nel drammatico film del 2004 “Ingannevole è il cuore più di ogni cosa” diretto e interpretato dalla stessa Argento. Ma il fattaccio risalirebbe al Maggio del 2013, quando Bennett aveva diciassette anni.

La notizia, partita da un articolo pubblicato dal The New York Times il 20 Agosto scorso, ha indignato la popolazione mondiale che ha iniziato a bersagliare l’attrice a colpi di vignette e commenti al vetriolo, al punto tale che la Argento potrebbe essere allontanata dal programma X Factor al quale avrebbe dovuto partecipare quest’anno in veste di giudice.

Viene tuttavia da chiedersi se tutto ciò sia giusto. I paladini (e le paladine?) della parità di genere, che forse non aspettavano altro che un’occasione così propizia, affermano che la violenza è violenza anche sull’uomo così come sulla donna. Ma la violenza sessuale sappiamo bene che si configura in maniera decisamente diversa per l’una rispetto all’altro.

È vero che il ragazzo al tempo era minorenne, e che i due abbiano fatto sesso sarebbe confermato da una serie di selfie e sms spuntati fuori in queste ore, eppure una punta di diffidenza maligna dovrebbe metterci un tarlo: e se tutto ciò fosse solo un tentativo di cavalcare l’onda? Bennett dice di aver subito un trauma tale da avere influenzato negativamente la sua carriera.

Risulta comunque difficile non biasimare l’attrice. Una donna che con grande coraggio ha denunciato degli abusi e che da lì si è legata inscindibilmente ad un movimento che poi ha portato subbuglio e rivolta all’interno dello star system hollywoodiano, distruggendo per sempre potenti e attori (pensiamo, aldilà dell’inqualificabile Harvey Weinstein, a Kevin Spacey assurto a divinità del cinema e poi degradato a niente), non può compiere degli scivoloni del genere.

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Asia con il papà Dario Argento

Come si dice? Da grandi poteri derivano grandi responsabilità e lei rappresentava per molte l’emblema di una donna colpita ma non finita che rivendicando i torti subiti era riuscita a dare una nuova immagine di sé, vincente. Ma appunto “grandi poteri, grandi responsabilità” e diventare un simbolo implica una fedeltà d’ideali e di coerenza al simbolo stesso, in ogni caso, altrimenti si finisce col cadere nell’insopportabile “parlar bene ma razzolar male”.

A questo punto ogni dubbio è lecito, ma nell’aria aleggia una timida sconfitta.

Napoli, 28 agosto 2018