sab 27 LUGLIO 2024 ore 01.14
Home news europee e ambiente Papa Francesco disegna la chiesa del futuro.

CITTA’ DEL VATICANO – Non ha parlato a braccio questa volta. Papa Francesco ha scritto e tracciato i contorni del suo pontificato con l’Esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ pubblicata oggi. Il lungo documento sulla chiesa che verrà è stato già consegnato simbolicamente a un vescovo, a un sacerdote e a un diacono durante la messa conclusiva dell’Anno della fede. Una serie di puntualizzazioni, richieste. Sfide.

Quella che vuole Bergolio è una chiesa aperta. Pronta a cambiare per prima: “Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato” postula nel paragrafo 32. “Siamo avanzati poco”, constata il Papa, nel senso richiesto da Wojtyla con la “Ut unum sint” del ’95. L’auspicio del Concilio sul contributo delle Conferenze episcopali e una collegialità concreta, “non si è pienamente realizzato”.

“Prudenza e audacia”, scrive Francesco e ribadisce quello che diceva a Buenos Aires: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti”.

Tra le sfide il Papa non tralascia l’attuale sistema economico che è “ingiusto alla radice”. “Questa economia uccide”, fa prevalere la “legge del più forte, dove il potente mangia il più debole”. La cultura dello “scarto” ha creato “qualcosa di nuovo”, “gli esclusi non sono ‘sfruttati’ ma rifiuti, ‘avanzi’”. C’è la “nuova tirannia invisibile, a volte virtuale”, di un “mercato divinizzato” dove regnano “speculazione finanziaria”, “corruzione ramificata”, “evasione fiscale egoista”.

Poi comincia a chiedere. L’appello parte da una chiesa che sia in grado di lottare contro la “mondanità spirituale che si nasconde dietro apparenze di religiosità”, arriva a mostrare il “dolore e la nostra vergogna per i peccati di alcuni membri della Chiesa” e a toccare anche la politica. “Chiedo a Dio che cresca il numero di politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non l’apparenza dei mali del nostro mondo. La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune”, ha scritto Francesco. “Non possiamo più confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato”.

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