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Urge educare al rispetto…della bellezza
di Martino Ariano

 

Con questo articolo concludo la “trilogia” connessa ad alcuni avvenimenti e polemiche che mettono in dubbio, in pieno XXI secolo, la bellezza, il corpo, la donna.

Secoli di cambiamenti, di polemiche, di dibattiti, di progressi, di body positive, di cambi radicali nell’immagine femminile e mi ritrovo, nel mio piccolo, ancora a trattare di bodyshaming.

Per facilitare questo processo di cambiamento ho sottolineato come sia l’importante la conoscenza dell’arte e l’introduzione dell’educazione sessuale. Perché la prima ci permette di conoscere ed osservare le svariate sfumature che assume la bellezza durante i secoli e nelle visioni dei tanti artisti.

Non a caso, infatti, ho scelto come immagine di copertina per questi 3 articoli un’icona universale di bellezza: la Venere di Botticelli (in quest’ultimo articolo ho scelto però l’interpretazione in stile Pop Art realizzata nel 1984 da Andy Warhol nella serie Details of Renaissance Painting).

La seconda, l’educazione sessuale, ci educa al rispetto dei corpi, a valorizzare il sesso e la libertà espressiva, emotiva e sessuale delle persone.

Dopo questo cappello introduttivo, concentriamoci sull’avvenimento (connesso ad altri simili) che ho prendere d’ispirazione per la mia riflessione.

La piaga sociale del bodyshaming colpisce tutti, senza distinzione. La popolarità è uno dei suoi più potenti alleati, in quanto più le persone sono pubblicamente esposte e conosciute, più divengono bersaglio e fulcro di critiche, opinioni e commenti. Quest’ultimi non derivanti solo dai “leoni da tastiera”, ma tristemente anche da coloro che dovrebbero fare informazione, ovvero giornalisti, scrittori, opinionisti, critici.

Noi (nel mio piccolo anch’io) abbiamo una grande opportunità e responsabilità: diffondere notizie su fatti e persone, divulgando, commentando, opinando, argomentando e ovviamente criticando, ma costruttivamente e fondatamente. La nostra è un’azione spesso delicata, perché al centro delle nostre argomentazioni ci sono delle persone, cioè entità sensibili, aventi un background spesso ignorato, celato e quindi sconosciuto, anche da noi divulgatori.

L’ultimo caso riguarda la pubblicazione su un settimanale di alcune foto che ritraevano l’attrice e show girl Vanessa Incontrada in bikini, senza filtri e con “qualche kg in più”. Un articolo del genere, meschino, maschilista, fonte di bassissimo e becero gossip, non ha niente da vedere con l’azione nobile dell’“informazione pubblica”.

Ma commenti/articoli del genere sono all’ordine del giorno purtroppo.

È di qualche giorno fa, ad esempio, il caso di Elettra Lamborghini che durante un suo show si è sentita apostrofare con un termine volgare da un ragazzo del pubblico, solo perché vestita con abiti succinti e sexy. Ovviamente la cantante non l’ha mandata a dire, ha fermato lo show e ha fatto cacciare il tizio.

Ma andando indietro nel tempo, troviamo il commento infelice fatto da un opinionista in un programma televisivo all’indomani dell’Eurovision Song Contest sul fisico mediterraneo della cantante e presentatrice Laura Pausini, che, durante le tre serate dello show, ha cambiato spesso d’abito. I commenti dinanzi a show e spettacoli di questo genere fanno parte del gioco, ma spesso da leciti commenti ed opinioni sui look si passa in pochi secondi a giudizi inopportuni sul corpo, sfociando nel bodyshaming.

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Per non dimenticare durante il Festival di Sanremo il commento infelice di un altro opinionista uomo sulle gambe “grosse” della cantante Emma Marrone.

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Lo Show System è per sua natura contornato da commenti, critiche ed opinioni, che spesso alzano polveroni su tematiche sociali importanti. Ma se la voce, l’eco, il grido provocato da un commento infelice e becero su un personaggio pubblico è alla portata di tutti, quello fatto quotidianamente a persone prive di un impatto mediatico resta spesso inascoltato.

Sta di fatto che a stare nel cuore del ciclone è sempre e soprattutto la donna (anche se il bodyshaming colpisce in percentuale molto bassa anche l’uomo). Qualsiasi cosa minimamente vincolata al corpo della donna diviene un bersaglio, un pretesto: se si depilano oppure no, se mostrano i cambiamenti del corpo durante la gravidanza, se dimagriscono in poco tempo, se hanno un leggero gonfiore addominale, se presentano qualche kg in più rispetto a qualche tempo fa, se si mostrano sexy o troppo pudiche, se cambiano acconciatura o modo di vestire, ecc…

Non se ne può più di stare attenti e in ansia per qualsiasi ed eventuale commento che può suscitare una nostra e sottolineano NOSTRA scelta.

Affermiamo di stare in una società libera, ma vi sembra libera una società in cui qualsiasi passo o scelta fatta, è un pretesto per essere inondati di commenti gratuiti, inappropriati, spesso a sfondo sessista, razzista, omofobo e/o maschilista?

È normale che le persone, le donne, finiscano in un vortice in cui ad essere messo in discussione è il corpo e non ciò che hanno detto o fatto, ciò che donano, ciò che scoprono, l’arte che realizzano, la vita che donano?

Siamo liberi e in democrazia fortunatamente, ma cercare ossessivamente il passo falso da parte di una persona, cercare ed evidenziare a tutti costi un presunto difetto o imperfezione nelle persone sembra essere il nuovo sport internazionale. Dovrebbero organizzare le olimpiadi su tale tema: gli Hacker Games.

La nostra è l’epoca della Body Positivity, dell’inclusione, dell’accettazione, dell’abbattimento di canoni estetici e morali arcaici. È vero, grandi passi sono stati fatti e si stanno facendo, ma è ancora lunga la strada soprattutto se si passa ancora da incredibili cambi di rotta da parte di marchi come Victoria’s Secret o Barbie, detentori dei canoni di bellezza attuali, all’abolizione del diritto all’aborto in America o al body shaming in diretta nazionale.

Si è davvero liberi sono quando si ha pienamente rispetto della bellezza altrui!

 

Madrid, 1 luglio 2023