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Una Pasqua sopra le righe
di Martino Ariano

 

L’aria pasquale si fa già sentire, forse più forte degli altri anni.

Premettendo che non dovrebbe essere una guerra vicina a farci venire voglia di pace, visto che di guerre e soprattutto di ingiustizie nel mondo ce ne sono moltissime. Per farvi un’idea, vi invito a visitare l’Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo.

Ma non voglio entrare nel labirinto di argomentazioni socio-politiche, storiche e/o belliche pesanti e tristi, per questo bastano gli altri media.

Il mio intento vuole essere quello ludico e culturale, per farvi staccare un pò la spina, con l’aiuto dell’arte.

Per il periodo pasquale vi voglio presentare due opere dell’artista statunitense Jeff Koons.

Due opere che usano due simboli pasquali: l’uovo e il coniglio.

Conosciuto per le sue sculture fatte con dei palloncini (Balloon Dog) e per quella enorme a forma di cane (Puppy) fuori il Guggenheim di Bilbao, è uno dei maestri della Neo-Pop Art, tanto da essere ritenuto l’erede di Andy Warhol, nonché l’artista vivente più quotato al mondo.

Koons è spesso chiamato il Re del Kitsch, in quanto predilige icone ed oggetti solitamente ritenuti brutti o di cattivo gusto, kitsch appunto. Ma la sua scelta non è casuale, lui li sceglie per riscattarli dal loro status, valorizzandoli con materiali ed intenzioni fortemente emotive.

L’approccio e l’intento estetico è messo in secondo piano da Koons e la precisione nella realizzazione e la maniacale cura dei dettagli rendono le sue opere spiazzante.

L’identità dell’oggetto con Koons è sovvertita, contraddetta e, alla fine, negata.

A contribuire a tutto ciò sono: la monumentalità e la brillantezza del materiale.

La prima la usa per ingrandire giocosamente i suoi oggetti, enfatizzando la loro banalità o la loro effimerità per aumentandone l’importanza.

La seconda, la lucentezza, ha come obiettivi quello di mettere in comunicazione l’osservatore/fruitore con l’ambiente esterno e l’opera, fungendo da stimola ad un’introspezione, allo scavare dentro di sé, per conoscersi meglio e per rompere quel guscio, quella corazza che spesso si suole indossare.

La prima opera è Cracked Egg (Uomo rotto).

1Cracked Egg, 1994-2006, acciaio, 5 edizioni, 165 x 160 x 160 cm.

Datata 1994-2006, fa parte della serie Celebration, ideata per celebrare, mediante immagini e simboli iconici, gli eventi più importanti dell’anno.

L’opera, in acciaio, a forma di uovo rotto, si collega alla simbologia occidentale dell’uovo, con una ricchezza figurativa secolare.

La scelta iconografica, l’uomo rotto, insieme alle due caratteristiche appena descritte,  mira a enfatizzare soprattutto la fragilità dell’uovo e, di conseguenza, il tema dell’effimero, contrapposto all’eterno.

L’uovo vero è fragile, mentre una sua versione in acciaio diviene resistente ed eterna.

La seconda opera è Rabbit.

2Rabbit, 1986, acciaio inox, 104,1 x 48,3 x 30,5 cm, Coll. privata

Una scultura del 1986 venduta all’asta, nel maggio del 2019, per 91,1 milioni di dollari, la cifra più alta mai pagata per un’opera di un artista vivente.

I palloncini, ricorrenti nelle sue sculture, nella loro versione originale sono piccoli, leggeri e spesso volanti, mentre nella versione di Koons sono monumentali e pesantissime. Eppure, appaiono ugualmente leggere, buffe e divertenti, grazie alla loro vivacissima colorazione e lucentezza.

Nella sua visione artistica un palloncino può diventare perfettamente un monumento tanto quanto una statua equestre.

Quella messa in campo da artisti come Koons è fare dell’arte un’arma di emozioni, sensazioni, esperienze.

L’estetica con la contemporaneità a volte è messa da parte per far posto a idee, gesti, azioni che hanno una natura più emotiva, sociale e a volte politica.

Saper guardare e leggere l’arte contemporanea, andando oltre i nostri filtri estetici, ci permette di reinventare il passato, leggere ed interpretare il presente, e pianificare il futuro.

E con un simbolo in una versione un pò sopra le righe, per non dire kitsch, vi auguro Buona Pasqua!

Madrid, 13 aprile 2023