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Un progetto italiano per ripulire il fondo del mare dai rifiuti
di Pasquale Falco

Scendere a 800 metri con i ROV (sottomarini a controllo remoto)
e rimuovere i rifiuti in un canyon sottomarino
è una missione pionieristica e molto onerosa.
Ma il punto della serie è proprio questo.
Come videomaker ho il ruolo di raccontare e sensibilizzare,
ma anche e soprattutto di creare una rete di persone,
aziende e professionisti capaci di sperimentare soluzioni concrete

Igor D’India

Ripulire il mare dove nessuno osa arrivare: negli abissi.

Il progetto Abyss Cleanup, ideato dal documentarista siciliano Igor D’India ha una grande ambizione: scovare i rifiuti nei luoghi sommersi più difficili e, con l’autorizzazione delle Istituzioni e l’ausilio di nuove tecnologie, tentare delle possibili bonifiche.

Gli abissi non sono affatto immuni dall’inquinamento dell’uomo, al contrario.

Studi recenti hanno dimostrato che proprio a migliaia di metri dalla superficie del mare, come nei canyon sottomarini, i rifiuti abbondino.

Secondo quanto rilevato dall’Igag-Cnr (Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del Consiglio Nazionale delle Ricerche) e dall’Università La Sapienza di Roma, nel canyon dello stretto di Messina ci sono discariche con concentrazioni di milioni di rifiuti per chilometro quadrato.

I canyon sottomarini si originano in corrispondenza dei fiumi e sappiamo bene quanto ancora oggi la gente abbandoni i rifiuti nei corsi d’acqua, che spesso sono dei torrenti che per la maggior parte dell’anno sono asciutti e durante le alluvioni, con il fango e i detriti, si trasformano in potenti flussi capaci di trascinare in mare oggetti molto pesanti.

Rintracciare i rifiuti non è per niente facile e laddove non arrivano i subacquei ci pensa la tecnologia: per farlo Abyss Cleanup ha dovuto stipulare collaborazioni con vari enti di ricerca.

silverIn Toscana con l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna che ha messo a disposizione Silver 2, un innovativo robot-granchio capace sia di ingerire microplastica sia di raccogliere bottiglie e sacchetti con il suo braccio meccanico.

Silver 2 dispone anche nella pancia di vari strumenti, come i carotatori, mentre ad altezza occhi è dotato di due telecamere ad alta definizione, così da riuscire sia ad esplorare che raccogliere campioni del fondale.

In Liguria è Velociraptor a dare una mano al team di Abyss Cleanup.

Si tratta del ROV dell’Associazione Menkab che in questi giorni si è immerso per immortalare il grande ‘cimitero di automobili’ che si trova tra i comuni di Varazze e Celle, nelle acque antistanti Punta dell’Olmo e che contiene un migliaio di macchine danneggiate dall’alluvione che colpì Genova nel 1970 e volutamente affondate in questa zona a 50 metri di profondità.

Oggi potrà sembrare strano, in realtà la decisione di allora fu presa per far fronte allo smaltimento delle automobili, ma pensando anche all’ambiente, infatti, dopo aver rimosso batterie, olio esausti e carburante, le carcasse di automobili avrebbero costituto delle barriere artificiali per creare rifugio per i pesci e favorire l’insediamento della fauna e della flora, insomma, per ripopolare il mare, creando l’effetto-relitto.

L’uso di barriere artificiali è un sistema ancora utilizzato, sebbene oggi avvenga con materiali ecocompatibili.

In passato, invece, non solo in Italia ma anche in Canada, negli Stati Uniti o nel Nord Europa era diffusa la pratica di riciclare carrozze dei treni, navi da guerra, sottomarini in disuso dandogli una seconda vita come barriere.

Ormai questa discarica di automobili ha trovato il suo equilibrio, ci sono molti pesci e molte specie vegetali e rimuoverla potrebbe essere rischiosa, anche solo per la movimentazione del fango, idealmente i rifiuti marini andrebbero sempre rimossi, talvolta questo non è possibile per non danneggiare la prateria di Posidonia che si trova nelle vicinanze.

La cosa migliore da fare è avere l’area sotto un attento controllo.

Prossimamente il robot-granchio, con un ecoscandaglio fornito dalla Garmin, andrà a caccia di rifiuti nel canyon di Savona.

Napoli, 24 agosto 2020