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Tutte le stanze di Thom Yorke
di Emanuela Cristo

Il video di Daydreaming dei Radiohead può assisterci nell’intento di immaginare il percorso sia di vita che artistico di Thom Yorke. Un continuo andare avanti, attraverso nuove stanze, nuovi progetti, nuove sperimentazioni, con l’imprevedibile sempre ad aspettarlo dietro la prossima porta, dal disorientamento iniziale alla ricerca di un proprio posto, o solo di un attimo di momentanea tranquillità.

“E’ meglio sentirsi fuori posto… se ti senti troppo a tuo agio, allora sei nel posto sbagliato. Devi sentirti un po’ fuori come se non sapessi cosa sta succedendo. Questo è il mio segreto, inseguire quel posto e riuscire a tornarci. È così che getto fuori tutta la merda, così da ritrovarmi a dire “Ok, sono nel posto giusto per creare”.

La metafora onirica di Daydreaming

Il cartello indica Fire Sprinkler Pump Room (sala pompe antincendio) ma dietro la porta si apre il corridoio di un albergo, mentre la porta successiva dà in un soggiorno con una donna e quattro bambini. Una porta dietro l’altra Thom Yorke prosegue la sua inarrestabile camminata, da una stanza vuota ad un luogo popolato di gente, prima osservando quasi incuriosito, poi accelerando leggermente il passo con lo sguardo che ora è alla ricerca di qualcosa.

Porte di legno, di acciaio, porte d’uscita per entrare, porte di casa, di parcheggi sotterranei, porte che si aprono su di una spiaggia. Scale che vanno sempre in alto, verso un’altra porta, un altro corridoio, un’altra stanza e infine al pendio di una montagna innevata. Mentre la musica si fa più concitata e di fondo ci sembra di percepire un respiro profondo simile quasi a un russare. È tutto un sogno? Il rifugio di una grotta, un fuoco acceso accanto al quale sdraiarsi. Un riparo, finalmente, dal vuoto e dal pieno di tutte le stanze attraversate. Il momento per addormentarsi… o risvegliarsi.

L’occhio di Thom Yorke sul mondo: il punto di vista privilegiato di un “weirdo”

Diversi spazi di creazione artistica o nuove fasi della vita privata, comunque sempre stanze dell’anima. Paesaggi e persone che cambiano. La costante è Thom, sempre presente a sé stesso, anche mentre osserviamo il leggero variare della sua andatura e dell’espressione del suo volto, il quale porta a sua volta l’immodificabile segno di riconoscimento di quell’occhio che se ne sta per fatti suoi, da più di cinquant’anni. Segno di una paralisi congenita ma anche di un diverso e personale punto di vista sul mondo.

Dell’incapacità di essere altro da ciò che è. Incapacità che è in realtà valore aggiunto. Come il suo occhio, Thom Yorke non riesce a non essere Thom Yorke. È per questo che qualsiasi suo processo creativo e ogni sperimentazione musicale, con i Radiohead e da solista, portano in grembo la sincerità della sua essenza. Ogni stanza attraversata acquisisce l’inconfondibile traccia del suo passaggio.

“Sono incapace di fare quello che la gente vuole che io faccia. Sembra una maledizione, ma è una benedizione.”

Evoluzione e sperimentazione con i Radiohead

Il successo planetario ottenuto con i Radiohead, da The Bends del ’95 e soprattutto da Ok Computer del ’97, inizialmente disorientò Thom e gli causò non poco stress, dovuto alle pressioni e alle aspettative che inevitabilmente si crearono sulla band.

“Suonavamo le stesse canzoni da anni, mi esibivo in posti giganteschi ma non credevo di potercela fare. Mi sentivo restringere mentalmente e fisicamente.”

Yorke visse per un periodo il cosiddetto “blocco dello scrittore”. In seguito, le ansie e le paranoie adolescenziali dei primi lavori, con il loro carico di angoscia, depressione, alienazione e senso di inadeguatezza, pur rimanendo una latente costante, spostarono più avanti il loro sguardo sul mondo e sull’attualità. Il rock alternativo, influenzato dal post-punk, il jazz e il rock progressivo, attraversò nella seconda metà degli anni ’90 una fase fortemente caratterizzata dall’elettronica, ma anche dalla musica classica. Le chitarre lasciarono maggiore spazio ai sintetizzatori, le Onde Martenot, gli ottoni e gli archi, per poi ritornare in presenza massiccia con il sesto album Hail to the Thief.

L’atto della creazione al di là della comfort zone

“Slowly we unfurl
As lotus flowers” da Lotus Flower

La timidezza e l’introversione, tratti peculiari del Thom bambino, non sono mai realmente scomparse. Ma il cantante è riuscito col tempo, nel proprio percorso personale ed artistico, a mitigarle, a trovare una propria via per interfacciarsi con la popolarità e con le stanze piene di gente (lentamente ci apriamo come fiori di loto). E’ riuscito anche ad elaborare la propria strategia di autoisolamento per quando gli sembra di aver raggiunto il livello di saturazione, il proprio pulsante “press in case of emergency”.

“Strobe lights and blown speakers
Fireworks and hurricanes
I’m not here” da How to Disappear Completely

Scrivere con i Radiohead, per l’artista inglese, è come stare in “uno spazio sicuro, in cui essere creativi, liberi di sperimentare, di essere quello che vogliamo”. Parallelamente, l’istinto a fare un passo nel vuoto, ad aprire una porta dietro la quale c’è il mistero di una nuova stanza, è altrettanto vitale per lo spirito di Yorke. I suoi tre album solisti (l’ultimo è ANIMA del 2019) e gli approcci alla musica da cinema vanno inquadrati in questa direzione. È necessario, ogni tanto, uscire dalla propria comfort zone.

“Il processo di creazione è e deve essere difficile. Io mi innervosisco quando si fa semplice.”

È dal 1992 che il “weirdo” Thom si sente fuori posto. Ed è esattamente lì che ha bisogno di sentirsi per creare. Per affrontare ancora l’oscurità del mondo e provare a scuoterla, per proseguire la propria ricerca musicale e filosofica, con la teoria karmica come guida, e per il resto camminando nella vita andando a braccio. Perché incapace di seguire le regole, quelle dello showbiz in primis. Ricercando spazi di solitudine e centellinando le apparizioni, nella costante difesa della purezza della propria anima.

Napoli, 6 settembre 2023