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Torino – Incontro del Papa con il mondo del lavoro

di Manlio Maglio

Attesissima la visita apostolica di Papa Bergoglio a Torino. Il pontefice, nelle cui vene scorre sangue piemontese, non si è negato all’abbraccio con i parenti del suo paese d’origine. Ma, ad ascoltarlo, erano venuti anche tutti gli esponenti del mondo del lavoro, le maestranze e le famiglie. Il bellissimo discorso che il Papa ha tenuto loro è stato Talmente ricco di sapienza e intelligenza da sembrare quasi una lectio magistralis condita da tanta umanità. Francesco ha parlato di problematiche del lavoro, della dignità del lavoro, del rispetto degli anziani, della fiducia da dare ai giovani, del valore della donna e dei progetti possibili, con parole che hanno colpito tutti.

Il Papa esordisce con il suo cordiale saluto:”Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Voglio innanzitutto esprimere la mia vicinanza ai giovani disoccupati, alle persone in cassa-integrazione o precarie; ma anche agli imprenditori, agli artigiani e a tutti i lavoratori dei vari settori, soprattutto a quelli che fanno più fatica ad andare avanti”.

Parlando della città, Bergoglio ha ricordato che Torino ha un’antica tradizione di lavoro; fin dall’altro secolo è stata un polo di attrazione lavorativa (molti contadini lasciavano le campagne per andare a lavorare nelle fabbriche, anche se le campagne, abbandonate cessavano di produrre) ma oggi anche la città della Mole Antonelliana soffre gli effetti della crisi: manca il lavoro e quindi molte persone si sono impoverite e, conseguentemente, hanno tutta una serie di problemi con la casa, la salute, l’istruzione dei figli e perfino con i beni primari, come il cibo e il vestiario.

La mancanza di lavoro genera sofferenza non solo per l’economia ma anche per la dignità della persona. Chi non lavora si sente un essere inutile, diviene uno “scarto” e i primi ad essere scartati sono gli anziani. Oggi, a Torino – città con natalità zero – si trovano ad essere esclusi anche moltissimo giovani perché il 40% dei essi è privo di occupazione e il Papa ha ribadito: “Quello che non produce si esclude a modo di “usa e getta”.

Il lavoro è fondamentale per la vita dell’uomo e della famiglia – lo dichiara fin dall’inizio la Costituzione Italiana “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro” ed è quindi necessario – ha detto il Pontefice – che “l’intera la società, in tutte le sue componenti, collabori perché esso ci sia per tutti e sia un lavoro degno per l’uomo e per la donna”.

Perché questo sia possibile, è necessario innanzitutto eliminare la corruzione, così diffusa da apparire normale, “ribadire il nostro NO all’idolatria del denaro che spinge ad entrare a tutti i costi nel novero dei pochi che, malgrado la crisi, si arricchiscono, senza curarsi di tanti che impoveriscono fino alla fame”. Ma, insiste il Papa, deve essere un No con i fatti, non a parole. “NO alle collusioni mafiose, alle truffe. Alle tangenti”. I cittadini devono essere compatti e vigili perche, “solo unendo le forze, possiamo combattere l’iniquità che genera violenza”.

Bisogna creare un modello economico che non sia organizzato in funzione della produzione, finalizzata all’accrescimento del capitale ma in funzione del bene comune. A proposito delle donne, Francesco ha sostenuto energicamente che “i loro diritti vanno tutelati con forza perché le donne, che pure portano il maggior peso della cura della casa, dei figli e degli anziani, sono ancora discriminate anche nel lavoro”.

Torino, con i suoi territori, possiede grandi potenzialità da investire per la creazione del lavoro. Bisogna osare – dice il Papa – siate coraggiosi, andate avanti, siate creativi, siate “artigiani” tutti i giorni e artigiani del futuro. Il Signore accompagna e sostiene gli uomini di buona volontà”. I torinesi hanno una sfida da affrontare e devono farlo con la solidarietà, puntando sulla tradizione manifatturiera ed artigianale ma anche con la ricerca e l’innovazione. Pertanto è necessario investire nella formazione, specialmente per i giovani che, purtroppo sentendosi sfiduciati, tendono ad abbandonare la scuola.

Accogliendo l’opinione di lavoratori e imprenditori, Bergoglio suggerisce l’attuazione di un “patto sociale e generazionale” e – come già sperimentato dalla Diocesi con il progetto Agorà – mettere a disposizione di quanti lo vogliano, dati e risorse, allo scopo di “fare insieme”. Questa, infatti, è la “condizione primaria per superare questa difficile situazione e per costruire un’identità nuova e adeguata ai tempi e alle esigenze del territorio”. Ma è anche un modo “per recuperare la fiducia tra giovani e adulti”. Tutto questo implica anche la concessione di un credito per avviare nuove iniziative, per avviare i giovani al lavoro e fornire loro un accompagnamento costante, per sostenere altresì l’apprendistato e per stabilire “un raccordo fra le imprese, la scuola professionale e l’Università”.

Il Pontefice ha parlato anche sull’immigrazione e sulla famiglia: “I migranti non vanno colpevolizzati perché essi sono vittime dell’iniquità, di questa economia che scarta e delle guerre. Sono anch’essi degli esseri umani e non vanno trattati come merce!”. A proposito della famiglia, Francesco ha evidenziato come i figli e i nonni, costituiscano una vera ricchezza: I figli sono la promessa per un futuro migliore e gli anziani rappresentano la ricchezza della memoria: “I figli e i nonni sono la ricchezza e la promessa di un popolo”.

Bergoglio ha concluso assicurando il proprio sostegno con preghiera: “prego e vi accompagno con tutto il cuore. Il Signore vi benedica tutti e la Madonna vi protegga”.

Napoli, 28 giugno 2015