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Home Cultura Teatro Bellini Napoli: “Qualcuno volò sul nido del cuculo”

Gassman porta in scena al Teatro Bellini di Napoli l’orrore dei Manicomi e l’importanza della Libertà.

di Domenico De Gregorio

Il silenzio, il buio e una melodia lontana contro l’alienazione della mente, catapultano lo spettatore subito nel cuore della storia. “Qualcuno volò sul nido del cuculo” in scena al teatro Bellini di Napoli, adattamento teatrale dello scrittore Maurizio de Giovanni per la regia di Alessandro Gassman, è uno spettacolo che colpisce il cuore e tormenta l’animo umano, mettendo l’uomo spalle al muro davanti ad una realtà, non troppo lontana, accecata dal potere, esso si malato e pazzo, che nella diversità mentale vedeva il nemico da combattere nel nome del rispetto delle regole sociali precostituite. Si alza il sipario e subito si avverte il conflitto tra le follie dei pazienti, internati per loro stessa volontà per sfuggire ad una società violenta e discriminante, ed i deliri di Suor Lucia, autrice di regole infrangibili e soffocanti che finiscono per renderla cieca ed insensibile davanti alle necessità dei pazienti da lei stessa considerati solo alienati da tenere a bada. La giornata all’interno della struttura è scandita da orari e lavori da svolgere che si ripetono giorno dopo giorno. Le regole dalle quali i malati mentali cercano di sfuggire perché soffocanti limitazioni della libertà individuale, finiscono per essere all’interno dell’ospedale psichiatrico il loro pane quotidiano, riducendoli in burattini nelle mani di Suor Lucia, anima nera vestita di bianco. Tutto scorre, il tempo sembra passare in maniera tranquilla fino a quando nella struttura arriva Dario Danise, rinchiuso dalla società così detta civile, perchè affetto da disturbo istrionico della personalità. Quella apparente serenità scandita da una musica essa stessa alienante ma ritenuta invece curativa, finisce per essere smascherata dalla lucidità di Dario che finirà per mettere in discussione il sistema di regole scontrandosi inevitabilmente con il diavolo vestito di bianco. Da questo momento il lavoro teatrale prende una piega diversa, l’estrosità e le stravaganze degli internati cedono il passo ad una lotta psicologica tra i due veri protagonisti, Suor Lucia e Dario,una guerra fredda, un logorio di nervi forte e distruttivo che ovviamente non vede sullo stesso piano i due attori del duello. Lo spettacolo va avanti, dal dramma si passa alla tragedia, la religiosa con abili stratagemmi tesse un’atroce tela dove difficile è non restare intrappolati. I farmaci non servono più, l’electroshok non abbatte Dario, solo la chirurgia può salvare quel corpo liberandolo dal suo male, Suor Lucia sa cosa è giusto, sa quali sono le regole da osservare, e sa come ottenere il consenso dei medici della struttura per intervenire celermente. La lobotomia, pratica terribile è il colpo di grazia, il trofeo della vittoria del sistema. Il gelo pervade il teatro, tutto tace, orgogliosa la Suora mostra il simbolo della sua vittoria mostrandolo agli sconfitti della struttura incapaci di comprendere lucidamente cosa sia accaduto. Solo uno di loro, quello ritenuto da Suor Lucia corpo senza anima, è veramente libero e con un atto di estremo coraggio libera il suo amico Dario, donando anche a se stesso, quella libertà tanto desiderata e finalmente conquistata.

Napoli, 24 ottobre 2015