Storie di uomini straordinari
Storie di uomini straordinari
di Maria Teresa Luongo
Nell’Agosto del 1992, ventisei anni fa, veniva rinvenuto in un bus abbandonato lungo la Strampade Trail, Alaska, il corpo esanime di Chris McCandless.
La storia di “Alex Supertramp”, questo il nome che McCandless adottò quando abbandonò tutto il resto, è stata mirabilmente raccontata dal giornalista americano Jon Krakauer nel saggio “Nelle terre estreme”, un best sellers internazionale tutt’ora vendutissimo (Corbaccio ha pubblicato l’ultima edizione nel Gennaio del 2018).
Ma a rendere immortale la figura del giovane nell’immaginario collettivo è stata soprattutto l’emozionante interpretazione di Emil Hirsch nel film “Into the wild” che Sean Penn ha realizzato partendo dal libro di Krakauer. Un film che è pura poesia, un elogio della natura, della vita considerata nella sua pura essenza priva delle sovrastrutture opprimenti della società, senza limiti se non il cielo, il sole e- appunto- la natura selvaggia. Con una colonna sonora meravigliosa, perché Eddie Vedder (sue sono le canzoni che accompagnano il viaggio di Emil Hirsch-Chris/Alex Supertramp) è riuscito con note e parole ad esprimere compiutamente tutto il vigore e il senso della poetica trascendentale, della disobbedienza civile di Henry David Thoreau, perfettamente in linea con gli ideali del giovane McCandless (“società, sei una razza folle..” recita una delle canzoni).
Ma chi è stato Christopher Johnson McCandless? Un viaggiatore, un girovago, un vagabondo, ma prima di tutto questo un ragazzo di famiglia benestante che dopo aver terminato gli studi con ottimi voti decise di immergersi totalmente nella natura, su e giù per l’America ma con il cuore rivolto al Nord verso l’Alaska. Abbandonò tutto, bruciò i documenti, donò i suoi risparmi (più di ventimila dollari) in beneficenza e fece perdere ogni traccia di sé.
Ispirato fino al parossismo dallo spirito avventuroso dei romanzi di Jack London, dalla morale di Tolstoj, dal rigore naturalistico di Thoreau, Chris visse per due anni da asceta, dal 1990 fino al giorno della sua morte.
La notizia della sua morte e la sua storia colpì profondamente Krakauer che in principio scrisse un lungo articolo per la rivista Outside e, dopo tre anni di ricerche e di viaggi attraverso l’America sulla scia del sogno di Chris, l’indimenticabile libro.
La scelta di McCandless, non così anomala nello scenario americano che spesso vede uomini giovani e meno giovani prendere lo zaino in spalla e mettersi in cammino lungo la strada alla ricerca di una vita alternativa, ha attirato elogi e critiche. Molti hanno condannato la scelta egoista di Chris che ha provocato non poco dolore alla sua famiglia ma anche agli amici incontrati durante il viaggio che spesso tentarono di dissuaderlo dal progetto.
Quale giudizio morale possiamo dare dell’impresa di Chris? Nessuno, perché “Alex Supertramp” ci ha lasciato una preziosa eredità. La sua storia ci insegna cosa significa il libero arbitrio: egli ha determinato sé stesso nell’unico modo che riusciva a concepire, ha scelto di vivere fino in fondo nell’unico modo che potesse procurargli gioia, anche a costo di ferire chi l’amava. Niente costrizioni, nessun legame, niente soldi, nessun futuro omologato, solo libertà estrema.
In una delle tante lettere che McCandless spedì alle persone che aveva incontrato lungo il cammino scrisse:
“C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cosa che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in continuo cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso (…)”.
Chris McCandless morì giovane, aveva ventiquattro anni, ma visse pienamente. Nel suo Magic Bus aveva scritto “ho avuto una vita felice e ringrazio il Signore. Addio e che Dio vi benedica”.
Napoli, 30 agosto 2018