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SIAMO SERI, PRIMA DI TUTTO IL PAESE

 di  Luigi Antonio Gambuti

Come Sanremo, così il Partito Democratico. Lo stesso tormentone. Se dal palcoscenico della cittadina ligure si lanciano voci e musiche per giocarsi un titolo, dal Nazareno si levano sussurri e voci che rischiano di destabilizzare lo stato democratico. In queste ore, e da tanti giorni, non si fa altroche recitare una commedia delle parti (cos’è la contendibilità, se non altro?) che rischia, se non lo ha già fatto, di trasformarsi in tragedia.
Per tutti gli italiani di ogni partito e di ogni orientamento ideologico. E si pensa di non esagerare.

L’unica formazione politica, organizzata e dotata di statuto e regolamento, storicamente fondata per esercitare ex lege il suo mandato, si è frantumata sugli scogli del livore personale, dove vendette trasversali, alimentate dalla fame di visibilità e di potere che mai dovrebbero registrarsi in una organizzazione di stampo democratico, hanno prevalso con il loro devastante tasso d’influenza.

Mancanza di fiducia, storici risentimenti, rivendicazioni di antiche posizioni, ricerca ossessiva di rappresentazione e di visibilità;vendette per le rottamazioni subite e conclamate; difese non proprio sottintese di interessi al limite della liceità, sono stati gli spartiti che hanno cantato l’epicedio del partito democratico, così inteso e definito nel lontano aprile 2007, per dare al paese una prospettiva di governabilità, dopo la discussa e devastante avventura del ventennio berlusconiano. Oggi, chi in quel partito ha creduto, -e chi ci crede ancora-si trova a dover registrare degli eventi che poco o niente hanno a che vedere con una formazione politica destinata a prendersi cura delle sorti del paese.

Non ci soffermiamo ad elencare quanti sono coloro i quali in queste ore hanno lavorato alla “scissione”, una operazione che nessuno ha voluto ma che tutti, coi loro comportamenti e le loro scelte, hanno malauguratamente portato a compimento.

La lacerazione in atto, spinta da rivendicazioni antiche e sotterranee mai del tutto esplorate, che fanno e facevano capo ad una parte significativa del primo partito politico del paese, non avrà conseguenze di poco conto nella gestione presente e futura della cosa pubblica.

La prima e più dannosa sarà l’ingovernabilità diffusa e permanente, dal centro alle periferie (contaminate, queste ultime, dal sistema centrale), là dove rivendicazioni di ogni tipo saranno poste sul tavolo della elaborazione-discussione politica, rivendcazioni”programmatiche”contaminate di interessi personali, di settori e categorie che metteranno in seria discussione lo sviluppo e le prospettive di futuro di milioni di italiani. E’ questione di fiducia, di reciproca fiducia-ha detto lacrime agli occhi Piero Fassino, uno dei padri fondatori del Partito Democratico. E’ questione di responsabilità, una parola che mai come in quest’ occasione dovrebbe essere messa in capo a tutte le questioni , se solo si dovessero valutare le condizioni di delicate operazioni che chiamano il paese a rappresentarsi non solo in campo nazionale, quanto e soprattutto in campo europeoprima e internazionale poi.

Il richiamo all’unità, la condanna “unanime” della scissione, il lavoro incessante dei mediatori, non hanno sortito ciò che tutti, dal centro alle periferie, si auguravano che non avvenisse.

Evidentemente, le ragioni dei singoli hanno prevalso sulle ragioni dei molti; le rivendicazioni, le collere, le ambizioni personali hanno preso il sopravvento sulla difesa, sviluppo e salvaguardia del bene comune.

Sono tanti e ben noti i contendenti in campo.

Guidati da rottamatori e rottamati, nocchieri di antico pelo e imberbi naviganti in carriera, singoli, gruppi e gruppuscoli si sciolgono e si uniscono d’ora in ora, in un’atmosfera che, nebbiosamente, consente giochi e manovre di avvicinamento e di distanza, per offrire ed acquisire pezzi di potere, per approdare in seguito nella stanza dei bottoni e fruire dei favori per il loro apparentamento. O mantenere quel pezzo di potere già consolidato. Ci si perdoni la ripetizione, ma ci induce a farlo sempre la solita storia.

Che altro non è se non questo, il nascere e morire di movimenti, gruppi, partiti e partitini , coalizioni e accordicchi pronti a togliersi il cappello e mettersi a servizio del nocchiero di turno?

Che altro sono se non questi il ConSenso di D’Alema, il Campo Progressista di Giuliano Pisapia, la Sinistra di lotta alle diseguaglianze di Boldrini, la Rivoluzione Socialista di Emiliano, la Sinistra Italiana di Landini e Fratojanni; la serie dei giovani turchi; uno e due di Orlando e Orfini; la Possibile di Civati e il Campo Aperto di Cuperlo; l’Area Dem di Zanda, Serracchiani e Franceschini; i renziani di Del Rio, Boschi e Gentiloni; la Rifondazione Comunista di Ferrero, la Milano In di Tajani e Martina e, dall’altra parte, oltre ai grillini pure essi mal conciati, il movimento sovranista di Alemanno e di Storace per finire alla meteora arcoriana ambita dalla lega lepenista e pronta a dare battaglia contro tutto l’universo mondo comunque esso si presenti? Vengono alla luce ombre e voci di scarsa significanza culturale, come fantasmi che cercano di trasformarsi in figure cui dare un certo valore di mercato.

Demolito il partito-l’abbiamo sempre scritto che è partito…e non è più ritornato- si deve porre mano alla ricostruzione con la “costruzione” di un partito nuovo e, quindi, non rigenerato con gli stessi materiali, viste le macerie che hanno lasciato coloro i quali lo hanno demolito.

Quanti “ricostruttori” hanno, o avranno le qualità, le competenze, la disponibilità ad operare per il bene comune l’onestà intellettuale prima che operativa per affrontare responsabilmente le dinamiche di uno sviluppo che stenta ad avviarsi, d’una realtà che si fa sempre più complessa, di una interlocuzione internazionale sempre più difficile da sostenere?

In queste ore stiamo vivendo-e sopportando-i disagi di una guerra fratricida.

Chiunque dovesse risultare vincitore-e già sappiamo chi ha perduto, il Paese tutto, tutti gli Italiani-non potrà più celarsi dietro al dito dell’incomprensione, delle difficoltà oggettive, delle evenienzeche intralciano il cammino, dei veti e delle convenienze che disturbano la gestione del pubblico servizio, cioè di tutti, non privato, di pochi!- Chi ha giocato a farsi male dovrebbe solo lavorare per riparare quanto ha generato con le sue azioni: ripristinare la fiducia nelle istituzioni , innanzitutto; riportare i problemi reali, quelli veri della gente, nell’agenda di coloro i quali hanno la responsabilità di governare e , soprattutto, riconquistare la credibilità necessaria per imporre comportamenti virtuosi ai propri amministrati.

Tutto questo, al netto delle contese dei singoli, dei gruppi e delle aggregazioni di ogni parte e colore.

Non ne facciamo cenno perché, come gli sciacalli, in tanti sono scesi in campo, per divorarsi la preda!

In chiusura, e per ciò che può servire, facciamo nostro l’appello del Maestro: “il PD è un partito ricco di esperienze, capacità e carisma.;

Si mettano tutti d’accordo, facciano un’equipe che operi per l’Italia e per l’ Europa: due patrie che si identificano; senza l’una, l’altra crolla. Questo, sì, va ad ogni costo evitato.”  Fatene tesoro.  E scusate se è poco!

DEDICATO A TE, FALCE DI LUNA CHE TAGLIA NETTO IL VELLUTO NERO DELLA NOTTE, SCINTILLA D’ALBA CANTATA DAL GALLO DI LIONELLO AL DI LA’ DEL FIUME A PIE’ DELLA MONTAGNA.

Napoli, 26 febbraio 2017