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Un libro di Salvatore D’Auria
SALVATORE D’AURIA – Dr. GIUSEPPE CAPECE-TESTA
Laureato in Giurisprudenza.
di Luigi Antonio Gambuti

Cosa si fa, costretti all’inazione da un fastidioso problema di salute?

Si guarda ed ascolta la televisione, si gioca al computerino personale; si sfogliano i giornali, si litiga o discute con i propri familiari.

No, niente di tutto questo. Si scrive un libro, un agile volumetto di ben 157 pagine, ben impaginato e senza orpelli, vale a dire senza la solita sequela di dediche, presentazioni, introduzioni e varie litanie. E senza un indice perché il romanzo – ma proprio romanzo non è – sembra uscito di nascosto dalla penna dell’Autore, preoccupato, costui , di portare a termine quel ritratto di persone che, non si sa mai , potrebbe essere lasciato a mezza via. Ecco, questa è l’opera prima di Salvatore D’Auria, primario ospedaliero , che muove il tasto – stavo dicendo la penna -con agilità, lanciandosi in una sfida che è da pochi saper vincere: trattare l’argomento col mezzo grafico-sonoro del dialetto, lasciando al lettore la “gioia” di assaporare la sonorità, di ritrovarsi fra quelle realtà e quei personaggi – qui ci sovviene Domenico Rea e più vicino a noi Pietro Gargano – che subito diventano familiari, se non proprio il contesto di vita di chi legge quelle pagine . E non si è in pochi, se si fa la tara della “location“ tipicamente napoletana.

Si tratta di un racconto, un racconto di vita, una narrazione che scorre facile, senza ritorni o ridondanze, senza rimandi o intermediazioni sito-temporali. Un fiume che, una volta lasciata la sorgente, scorre fluido sino alla foce, arricchendo il suo percorso di sponde e siti singolari .

Non si registrano affluenti, né cascate; né rimandi o dighe o quant’altro possa ostacolare o deviarne il percorso. Tantomeno feedback, per incatenare il lettore, per non lasciarlo andare.

Sino alla fine, là dove ci si aspetterebbe uno straripare diverso in mezzo al mare, con una storia trasversale che incattivisca il contesto della stessa e faccia trasalire il lettore e annoverare lo scrittore fra coloro i quali, oggi più di ieri, trovano facile presenza nel contesto della letteratura “noir” contemporanea. Leggiamo questo libro. C’è dentro il colore e il sapore del vicolo e del “parlare” napoletani; c’è la descrizione puntuale del vivere verace la napoletanità, senza orpelli e con una scrittura semplice, che porta il lettore in mezzo alla scena, facendogli sentire gli odori delle pietre antiche e ascoltare le voci della gente, resa protagonista della storia che, da par suo, diventa storia universale.

Bisogna dire grazie all’Autore. Uno storico del linguaggio – un glottologo? – potrebbe trovare utile il suo lavoro per le risonanze e i rimandi culturali che potrebbe ricavarne per le sue ricerche.

Noi chiudiamo con una considerazione riguardo al protagonista Peppiniello.

Gli diciamo, semplicemente: “I che mazz, Peppiniè!”.

SALVATORE D’AURIA – “Dr. GIUSEPPE CAPECE-TESTA” Laureato in Giurisprudenza.

LFA PUBLISHER EDIZIONI, pagg. 158

Napoli, 20 aprile 2022