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Rapsodia per Paul Bäumer

di Maria Teresa Luongo.

 

Quest’anno ricorre il centenario della fine della prima guerra mondiale.

Dovremmo interrogarci sempre sul senso del ricordare una pace così lontana nel tempo soprattutto per impedire che questo si trasformi in una celebrazione vuota.

Perché così come la massima d’esperienza che guida il nostro agire individuale, permettendoci di non commettere due volte lo stesso errore, è fatta di conoscenza acquisita nel corso della vita, allo stesso modo la massima d’esperienza dell’umanità tutta è fatta di memoria collettiva.

Ecco allora l’importanza di riscoprire Niente di nuovo sul fronte occidentale”, l’opera più famosa dello scrittore tedesco Erich Maria Remarque (pseudonimo di Erich Paul Remark), romanzo storico ed entusiasmante manifesto pacifista che ha fatto riflettere generazioni di uomini e donne rendendo evidente l’insensatezza d’ogni guerra.

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Remarque, attraverso Paul Bäumer – suo alter ego e protagonista del romanzo- ci descrive quella generazione di giovani uomini che seppur sopravvissuta alle granate fu annientata spiritualmente dalla Grande guerra.

I giovani soldati che incontriamo in queste pagine si arruolano come volontari per difendere la propria patria e ciò fanno con spirito avventuroso. Ben presto i sogni d’eroismo sfumeranno nella presa di coscienza della brutalità del conflitto. Diventeranno bandiera di protesta contro gli orrori della guerra di trincea, ricordandoci il peso delle ideologie e del nazionalismo.

Sono tutti innocenti nonostante il sangue versato. Loro, al di là del diverso colore delle divise, scorgono nel nemico un loro simile: sono tutti ragazzi con gli stessi pensieri, tutti desiderano un po’ di carne da mangiare, qualche sigaretta o la compagnia di una donna per sentirsi meno soli. Tutti vogliono far ritorno a casa.

Questo romanzo mi fa pensare ad una rapsodia, genere musicale che io- da non intenditrice- associo a qualcosa di inaspettato. Le domande omesse che rimbombano in ognuna di queste pagine sono “cosa succederà oggi?”, “sopravviverò?”, “oggi lo spirito sarà allegro o andante mesto?”, “quale il prossimo passo?”, “quale la prossima nota?”.

E in quel bollettino del Comando Supremo di un giorno dell’ottobre 1918- che chiude la parabola di Paul Bäumer – che recita “ad ovest niente di nuovo” credo si esprima in modo potente tutto il silenzio dei caduti al fronte a cui oggi dobbiamo dar voce.

Napoli, 20 febbraio 2018