Rapporto Oxfam 2020. Le vite dei super ricchi dipendono dallo sfruttamento delle donne.
Rapporto Oxfam 2020. Le vite dei super ricchi dipendono dallo sfruttamento delle donne.
di Martina Tafuro
Al vertice dell’economia globale si attesta una piccola élite di individui ricchi in maniera inimmaginabile, la cui ricchezza cresce in modo esponenziale nel tempo, con poco sforzo e indipendentemente dal fatto che essi apportino valore alla società o no.
Venerdì della scorsa settimana, 24 gennaio, si è concluso il World Economic Forum. Alla vigilia dell’annuale appuntamento, Oxfam ha pubblicato il rapporto “Time to care - Aver cura di noi”.
Oxfam, confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo, ha posto nuovamente all’attenzione del mondo che, la ricchezza in mano a 2.153 miliardari è oggi pari a quella del 60% di tutta la popolazione mondiale.
La nostra testata è, da sempre, impegnata nel monitoraggio del tema.
Il Rapporto 2019 aveva evidenziato il crescente divario nel mondo tra ricchi e poveri, l’edizione 2020 vuole evidenziare lo sfruttamento delle donne ridotte all’invisibilità, denunciando che il lavoro di cura non pagato è il vero motore del capitalismo.
In una sorta di sogno distopico, mi rivedo nel 2077 passeggiare nel mio giardino, sopra Livardi, con mio nipote Andrea mentre gli racconto del mondo targato 2020.
Lo raffigurerò come una piramide, alla cui base c’erano 3,8 miliardi di poveri che più poveri non si può. Questi possedevano un reddito inferiore all’un per cento della ricchezza presente in tutto il pianeta.
Sulla sommità della piramide c’era la fortezza inespugnabile, dove risiedeva il Comitato Centrale Miliardari, che tra le sue truppe contava oltre 2153 affiliati.
Questi super ricconi godevano delle stesse sostanze possedute da circa il 60% della popolazione mondiale.
Insomma caro nipotino erano i tempi in cui, nel ricco mondo occidentale, chi era costretto a lavorare diventava sempre più povero, dovendo vivere con una manciata di euro al giorno.
E’ questa la realtà riprodotta in “Time to care”.
E’ un capitalismo sessista e sfruttatore, che ha come suo agire lo sfruttamento del lavoro di cura non retribuito delle donne, laddove la faccenda consiste nell’accudire i bambini, i malati e gli anziani, dove bisogna svolgere la maggior parte delle attività, lavorare precariamente ed essere tra l’altro soggette alla violenza sociale e a quella in famiglia.
Quotidianamente le donne donano, ai maschietti principalmente, 12,5 miliardi e mezzo di ore senza retribuzione o riconoscimento, e dedicano innumerevoli ore in più a un lavoro di assistenza professionale sottopagato.
In una proiezione di Oxfam, economicamente sono 10,8 trilioni di dollari all’anno, sarà pur sempre un’approssimazione, ma rende l’idea dell’eccesso e della sproporzione nella curva delle redistribuzione del potere economico di genere e di classe.
Inoltre: “Questo lavoro non permette di liberare tempo, energie e risorse per poter accedere ad un lavoro retribuito, incide sul tasso di frequenza scolastica delle donne e delle giovani ragazze”.
In Italia, il 10% più ricco possedeva oltre 6 volte la ricchezza del 50% più povero dei nostri connazionali.
Una quota cresciuta in 20 anni del 7,6% a fronte di una riduzione del 36,6% di quella della metà più povera degli italiani.
E’ indispensabile riportare al centro la dignità del lavoro, poco tutelato, inadeguatamente retribuito, e non riconosciuto, come quello di cura.
Devono essere compiuti sforzi fattivi per ripensare ad un nuovo modello economico, dove il lavoro di cura assuma un significato pregnante, dato che la popolazione nel mondo è in aumento e con percentuali di invecchiamento sempre più alte.
Le stime ci dicono che entro il 2030, un popolazione di 2,3 miliardi di persone necessiteranno di assistenza.
È urgente che tutti gli attori della scena, i governi in primis, si impegnino ad implementare tutte quella azioni positive orientate alla lotta delle disuguaglianze, e a liberare tutte le risorse necessarie per emancipare le donne dal lavoro di cura e combattere disuguaglianza e povertà.
Approfondimenti
Time to care – Avere cura di noi Il rapporto integrale in inglese
Time to care – Avere cura di noi Sommario in italiano
Disuguitalia. Dati e considerazioni sulla disuguaglianza socio-economica in Italia.
Scheda metodologica in inglese
Global Wealth Databook 2019 del Credit Suisse Research Institute
Napoli, 27 gennaio 2020
Rapporto Oxfam 2020. Le vite dei super ricchi dipendono dallo sfruttamento delle donne.
di Martina Tafuro
Al vertice dell’economia globale si attesta una piccola élite di individui ricchi in maniera inimmaginabile, la cui ricchezza cresce in modo esponenziale nel tempo, con poco sforzo e indipendentemente dal fatto che essi apportino valore alla società o no.
Oxfam – rapporto “Time to care”
Venerdì della scorsa settimana, 24 gennaio, si è concluso il World Economic Forum. Alla vigilia dell’annuale appuntamento, Oxfam ha pubblicato il rapporto “Time to care – Aver cura di noi”.
Oxfam, confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo, ha posto nuovamente all’attenzione del mondo che, la ricchezza in mano a 2.153 miliardari è oggi pari a quella del 60% di tutta la popolazione mondiale.
La nostra testata è, da sempre, impegnata nel monitoraggio del tema.
Il Rapporto 2019 aveva evidenziato il crescente divario nel mondo tra ricchi e poveri, l’edizione 2020 vuole evidenziare lo sfruttamento delle donne ridotte all’invisibilità, denunciando che il lavoro di cura non pagato è il vero motore del capitalismo.
In una sorta di sogno distopico, mi rivedo nel 2077 passeggiare nel mio giardino, sopra Livardi, con mio nipote Andrea mentre gli racconto del mondo targato 2020. Lo raffigurerò come una piramide, alla cui base c’erano 3,8 miliardi di poveri che più poveri non si può. Questi possedevano un reddito inferiore all’un per cento della ricchezza presente in tutto il pianeta. Sulla sommità della piramide c’era la fortezza inespugnabile, dove risiedeva il Comitato Centrale Miliardari, che tra le sue truppe contava oltre 2153 affiliati. Questi super ricconi godevano delle stesse sostanze possedute da circa il 60% della popolazione mondiale. Insomma caro nipotino erano i tempi in cui, nel ricco mondo occidentale, chi era costretto a lavorare diventava sempre più povero, dovendo vivere con una manciata di euro al giorno.
E’ questa la realtà riprodotta in “Time to care”. E’ un capitalismo sessista e sfruttatore, che ha come suo agire lo sfruttamento del lavoro di cura non retribuito delle donne, laddove la faccenda consiste nell’accudire i bambini, i malati e gli anziani, dove bisogna svolgere la maggior parte delle attività, lavorare precariamente ed essere tra l’altro soggette alla violenza sociale e a quella in famiglia. Quotidianamente le donne donano, ai maschietti principalmente, 12,5 miliardi e mezzo di ore senza retribuzione o riconoscimento, e dedicano innumerevoli ore in più a un lavoro di assistenza professionale sottopagato.
In una proiezione di Oxfam, economicamente sono 10,8 trilioni di dollari all’anno, sarà pur sempre un’approssimazione, ma rende l’idea dell’eccesso e della sproporzione nella curva delle redistribuzione del potere economico di genere e di classe.
Inoltre: “Questo lavoro non permette di liberare tempo, energie e risorse per poter accedere ad un lavoro retribuito, incide sul tasso di frequenza scolastica delle donne e delle giovani ragazze”.
In Italia, il 10% più ricco possedeva oltre 6 volte la ricchezza del 50% più povero dei nostri connazionali. Una quota cresciuta in 20 anni del 7,6% a fronte di una riduzione del 36,6% di quella della metà più povera degli italiani.
E’ indispensabile riportare al centro la dignità del lavoro, poco tutelato, inadeguatamente retribuito, e non riconosciuto, come quello di cura. Devono essere compiuti sforzi fattivi per ripensare ad un nuovo modello economico, dove il lavoro di cura assuma un significato pregnante, dato che la popolazione nel mondo è in aumento e con percentuali di invecchiamento sempre più alte.
Le stime ci dicono che entro il 2030, un popolazione di 2,3 miliardi di persone necessiteranno di assistenza. È urgente che tutti gli attori della scena, i governi in primis, si impegnino ad implementare tutte quella azioni positive orientate alla lotta delle disuguaglianze, e a liberare tutte le risorse necessarie per emancipare le donne dal lavoro di cura e combattere disuguaglianza e povertà.
Distribuzione della ricchezza nazionale netta (metà 2019) – Fonte: Credit Suisse
Approfondimenti
Time to care – Avere cura di noi Il rapporto integrale in inglese
Time to care – Avere cura di noi Sommario in italiano
Disuguitalia. Dati e considerazioni sulla disuguaglianza socio-economica in Italia.
Scheda metodologica in inglese
Global Wealth Databook 2019 del Credit Suisse Research Institute