mar 10 DICEMBRE 2024 ore 05.47
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Rapporto ISPRA sulle condizioni di pericolosità di alluvione in Italia
di Pasquale Falco

È un’Italia particolarmente esposta agli eventi meteo estremi, collegati alla crisi climatica in corso, quella che emerge dal nuovo rapporto Ispra sulle condizioni di pericolosità da alluvione nel nostro paese, e, indicatori di rischio associati, aggiornati coi dati del 2020.

Secondo lo studio effettuato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale il 5,4% del territorio nazionale ricade in aree potenzialmente allagabili nel caso di uno scenario probabilità/pericolosità elevata, mentre il dato cambia e sale al 14% in caso di probabilità/pericolosità bassa. Il 7,4% dei comuni italiani ha almeno il 20% della superficie in area allagabile in caso di scenario di probabilità elevata.

Le Regioni Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana e Calabria sono quelle in cui le percentuali di territorio potenzialmente allagabile risultano superiori rispetto a quelle calcolate alla scala nazionale. In particolare, per lo scenario di pericolosità elevata, sono la Calabria con il 17,1% del territorio regionale e l’Emilia Romagna con l’11,6%, le Regioni con le maggiori percentuali di territorio potenzialmente allagabile. In Toscana il 6,1% del territorio rientra nello scenario di pericolosità da alluvione elevata, il 12,2% a pericolosità media e il 21,2% a pericolosità bassa; in poche parole, circa 271mila toscani abitano in aree ad alto rischio alluvioni, 938mila sono a rischio medio e 2,3 milioni a rischio basso.

In tutti questi territori, come nei molti altri esaminati dall’Ispra, a rischio non sono solo le singole persone ma anche il nostro patrimonio collettivo. Nelle aree a pericolosità elevata risiede infatti il 4,1% della popolazione nazionale,  circa 2,4 milioni di persone,  e ricade anche il 7,8% dei beni culturali, valori che raggiungono rispettivamente il 20,6% ( 12,2 milioni di persone) e il 24,3% nelle aree potenzialmente allagabili con bassa probabilità.

Va anche detto che le contromisure prese di fronte a questa perenne emergenza sono costantemente insufficienti. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, presentato per la prima volta in bozza nel 2017, non è ancora stato ultimato; non va meglio per quanto riguarda le risorse economiche messe in campo contro il dissesto idrogeologico, ridotte al lumicino anche all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza (2,49 miliardi di euro su circa 200 totali).

Napoli, 23 novembre 2021