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Quali sono i maggiori rischi globali nel prossimo futuro?
di Matteo Tafuro

 

4Nel suo ultimo Rapporto: “Global Risks Report 2023” pubblicato, a gennaio di quest’anno, dal World Economic Forum [1], è stato analizzato la percezione dei rischi a livello internazionale. Il Rapporto si basa sulle opinioni di oltre 1.200 esperti, policy maker e leader del settore, raccolte fra settembre e ottobre 2022.

Attraverso la scomposizione in tre fasi temporali, il Report pone in evidenza la serie di rischi interconnessi che stiamo vivendo e traccia un dettagliato e ampio quadro dei rischi, definendo l’attuale una fase di policrisi.

Nella prima fase si evidenzia il crescente impatto delle crisi attuali sui rischi globali più gravi che si potranno verificare nel giro di due anni.

Nella seconda si esamina una selezione di rischi che verosimilmente si riscontreranno nell’arco di dieci anni.

Infine, nella terza viene rappresentato il futuro a medio termine, attraverso studi di previsione incentrati sulla carenza di risorse entro il 2030.

 “Se il mondo non inizierà a collaborare in modo più efficace per la mitigazione del cambiamento climatico e l’adattamento allo stesso, nei prossimi 10 anni il riscaldamento globale continuerà ad aumentare e si arriverà a un collasso ecologico. L’incapacità di mitigare il cambiamento climatico e di adattarsi a esso, le catastrofi naturali, la perdita di biodiversità e il degrado ambientale rappresentano cinque dei dieci rischi principali, con la perdita di biodiversità considerata uno dei rischi globali maggiormente in rapido deterioramento nel prossimo decennio”

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Per affrontare questa nuova era di shock concorrenti, il Report sviluppa quattro macro azioni:

  1. rafforzare l’identificazione dei rischi e lungimiranza;
  2. investire nella preparazione al rischio multidominio;
  3. ricalibrare il valore attuale dei rischi futuri;
  4. rafforzare la preparazione e la risposta nell’ottica della cooperazione.

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“Parallelamente – indica il report – la leadership guidata dalle crisi e le rivalità geopolitiche rischiano di creare un disagio sociale senza precedenti, complice l’ulteriore erosione della coesione sociale dovuta alla riduzione degli investimenti in sanità, istruzione e sviluppo economico. Infine, le tensioni crescenti rischiano non solo di aumentare la corsa geoeconomica agli armamenti, ma anche di alimentare il processo di rimilitarizzazione, soprattutto sfruttando le nuove tecnologie e gli attacchi informatici. I prossimi anni saranno caratterizzati da difficili compromessi per i governi, che si trovano ad affrontare preoccupazioni concorrenti per la società, l’ambiente e la sicurezza. I rischi geoeconomici a breve termine stanno già mettendo a dura prova gli sforzi per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni e hanno evidenziato un divario tra ciò che è scientificamente necessario e ciò che è politicamente accettabile. Per limitare le conseguenze del riscaldamento del pianeta è necessario accelerare drasticamente l’intervento collettivo sulla crisi climatica”.

Inoltre, i problemi legati alla sicurezza e l’aumento delle spese militari sarebbero in grado di assorbire ingenti risorse per smorzare gli effetti di una prolungata crisi del costo della vita.

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La conseguenza di tutto ciò sarà che i Paesi più esposti vivrebbero in uno stato di crisi infinito, incapaci di investire nella crescita futura, nello sviluppo umano e nelle tecnologie verdi.

“Il panorama dei rischi a breve termine è dominato da energia, generi alimentari, debito e catastrofi. Chi è già tra i più vulnerabili sta soffrendo e, di fronte a molteplici crisi, le persone qualificate come vulnerabili stanno aumentando rapidamente, sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri. Il clima e lo sviluppo umano devono essere al centro delle preoccupazioni dei leader globali, anche mentre combattono le crisi attuali. La cooperazione è l’unica strada percorribile”, ha affermato Saadia Zahidi, Managing Director del World Economic Forum.

 Nola, 7 febbraio 2023



[1] Il Forum economico mondiale (World Economic Forum, conosciuto anche come Forum di Davos) è una fondazione senza fini di lucro con sede a Cologny, vicino Ginevra, nata nel 1971 per iniziativa dell’economista Klaus Schwab. La fondazione organizza ogni inverno, a Davos, un incontro tra esponenti della politica e dell’economia con intellettuali e giornalisti, per discutere delle questioni più pregnanti che il mondo si trova ad affrontare.

 

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