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Al Via il Mondiale nonsense più controverso e prezzolato di sempre, ma alla fine….
di Carlo Gimmelli

E così ieri ha preso il via il Circo Barnum del pallone sgonfiato fortemente voluto dall’emiro Al Thani, dominus assoluto del minuscolo e ricchissimo staterello della penisola arabica (oltre centomila dollari di reddito medio pro capite nel 2021) poco più di due milioni di abitanti, l’ottanta per cento concentrato nella capitale Doha, in un ricchissimo nulla tra deserto e colossali giacimenti di gas (Qatargas) e petrolio.

L’emiro, tre mogli tredici figli, è l’ultimo rampollo della famiglia Al-Thani, al potere da circa centocinquanta anni, appassionato di calcio, ha utilizzato il veicolo pallonaro e l’immensa fortuna economica della famiglia (stimata in circa 450 miliardi di dollari) per dare una immagine nuova (?) e patinata del Qatar creando la Qatar Sports Investment (2005), diramazione del fondo sovrano qatariota, proprietaria del Paris St. Germain, con cui ha collezionato quasi tutti i top players della sfera pur senza riuscire ad alzare l’agognata Coppa dalle grandi orecchie.

Bacchettato e sanzionato più volte dalla benevola U.E.F.A per le sue spregiudicate operazioni finanziarie è uno degli artefici del football business no limits che ha drogato il calcio mercato con cifre folli che vanno ben oltre le entrate del club con tanti saluti all’annacquato Fair Play finanziario, bilanci accomodati con fanta sponsorizzazioni di società vicine o interne al fondo sovrano, acquisti camuffati da prestiti di top players per spalmare le uscite in più esercizi finanziari e parecchia finanza creativa; si calcola che il presidente fantoccio del PSG Nasser Al-Khelaifi in poco più di dieci anni abbia speso quasi due miliardi di euro solo per il parco calciatori.

La stessa munificenza, pare, che Al-Thani l’abbia esercitata anche nella caparbia e incredibile impresa di portare i Mondiali di calcio nel suo Qatar, un paese con una tradizione calcistica nulla, un campionato di calcio semidilettantistico e una nazionale paragonabile ad una modesta compagine della nostrana serie B, con un clima afoso e umido anche a novembre che ha costretto per la prima volta nella storia del calcio alla lunga sosta forzata di tutti i maggiori campionati.

L’incredibile assegnazione avvenuta nel 2010 ha creato una ondata di sospetti e allusioni sui rapporti privilegiati tra l’ex, dimenticabile, presidente francese Sarkozy e l’emiro, affari e commesse miliardarie tra la Francia e il fondo sovrano qatariota avrebbero accelerato la “benevolenza” francese, nella persona dell’ex campione Platini, ai tempi Presidente della potente U.E.F.A. e vicepresidente F.I.F.A, che esercitò il voto decisivo a favore del Qatar nove giorni dopo uno “strano” pranzo all’Eliseo alla presenza del presidente transalpino, l’emiro e il primo ministro dell’emirato (con buona pace del conflitto di interessi!).

In cambio l’ex juventino ha ottenuto un ruolo dirigenziale per il figlio Laurent nel fondo Qatar Sport Investments, organizzatore della rassegna mondiale, e il Qatar si sarebbe impegnato in cospicui investimenti per la riqualificazione delle famigerate “banlieur” parigine, vero tallone d’Achille per l’Eliseo (50 miliardi di euro promessi) e altri benefits a nove zeri tipo il finanziamento per l’intervento militare francese in Libia e Siria, oltre all’acquisto (poi perfezionato) di armi francesi ed elicotteri d’assalto, il tutto per un investimento globale di circa 200 miliardi di euro.

Il regime dell’emiro non è certo un esempio di tolleranza e rispetto per i diritti umani: gli scenografici e avveniristici stadi (8, quasi tutti costruiti ex novo in pochi anni) dalle forme stilisticamente riproducenti elementi della cultura locale, sono costati quasi 6.500 morti sul lavoro, tutti extracomunitari asiatici senza diritti, schiavi con paghe da fame o non retribuiti e orari no limits (i cittadini qatarioti ab origine sono poco più di 300.000 e non eseguono lavori manuali).

I diritti delle donne sono quasi all’anno zero, con buona pace di Renzi che blatera di Rinascimento arabo a 80.000 euro l’anno, l’omosessualità è punita con la pena capitale, l’adulterio e il consumo di alcol sono puniti in pubblico con la fustigazione e in occasione della vetrina internazionale è stata ipocritamente concessa la vendita di alcolici solo agli occidentali nei ricchi hotel a 6 stelle ma non nei luoghi pubblici o dentro gli stadi.

Insomma il panorama è abbastanza osceno e la F.I.F.A. si è giocata quel po’ di credibilità rimasta con un buffetto sulla guancia agli amici qatarioti, verifiche in realtà mai effettuate e totale silenzio sulle denunce in merito alla totale mancanza di condizioni di lavoro umane.

Alla fine la fiera pallonara in medio oriente sembra scontentare un po’ tutti, si è scomodata anche Al Qaeda che ha invitato i fratelli musulmani a boicottare la “fiera dell’immoralità e dell’ateismo che porterà persone immorali, omosessuali, seminatori di corruzione e ateismo nella Penisola Arabica”, con le solite minacce di azioni dimostrative e attentati, davvero un bel clima.

Insomma questi osceni Mondiali sintetizzano tutto il marciume che dovrebbe essere agli antipodi dello sport: corruzione, discriminazione razziale, sfruttamento del lavoro, omofobia, diritti umani calpestati, ma l’ineffabile Infantino, gran capo del circo F.I.F.A, che non a caso vive in Qatar, in un incredibile discorso con parecchie supercazzole, ha criticato le critiche dei paesi occidentali sui diritti umani calpestati perché “dovrebbero chiedere scusa per quello che hanno fatto nei paesi poveri negli ultimi 3000 anni”, benaltrismo in libera uscita, e ha magnificato gli “enormi progressi fatti dal Qatar negli ultimi anni”, un’ora di retorica di basso lignaggio e autodifesa a oltranza chiudendo con un memorabile “saranno i mondiali più belli di sempre”.

Ma alla fine prevarrà il Panem et circensens, nonostante, le minacce di boicottaggio, il telemorente divoratore di pallone se ne infischierà della crisi mondiale, del medioevo arabo, degli operai immigrati morti per una paga da fame e si accomoderà sulla mortifera poltrona a gustarsi le partite che Mamma RAI ha generosamente strapagato circa 160 milioni di euro (con la nazionale italiana assente ingiustificata!) che arrivano a 200 con le spese di produzione di soggiorno e cura per la numerosa pletora di giornalisti accreditati alla carovana cammellata direzione Qatar.

Ieri la prima partita Qatar – Ecuador, ha offerto uno spettacolo a dir poco indecente e si è conclusa con la scontata vittoria dei sudamericani per due a zero, nei prossimi giorni in campo le “big”.

Forse l’assenza della Nazionale è stato un colpo di fortuna, con buona pace di Mancini.

Napoli, 21 novembre 2022

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