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Marsala, suicida Agente di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Palermo

Suicidio ieri a Marsala. Un uomo si è tolto la vita. Si tratta di un agente di Polizia Penitenziaria, che prestava servizio a Palermo. Aveva 48 anni, e da alcuni mesi soffriva di gravi problemi di depressione. L’uomo si è impiccato, ed è stato trovato dai familiari. Vani i tentativi di soccorso. A darne notizia è Donato CAPECE, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“Sembra davvero non avere fine il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, uno dei quattro Corpi di Polizia dello Stato italiano”, aggiunge il leader del SAPPE.

Ancora oscure le cause che hanno portato l’uomo al tragico gesto, ma Capece sottolinea come sia importante “evitare strumentalizzazioni ma fondamentale e necessario è comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso l’attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto estremo posto in essere dal poliziotto. Non può essere sottaciuto ma deve anzi seriamente riflettere la constatazione che negli ultimi 3 anni si sono suicidati più di 50 poliziotti e dal 2000 ad oggi sono stati complessivamente più di 110, ai quali sono da aggiungere anche i suicidi di un direttore di istituto (Armida Miserere, nel 2003 a Sulmona) e di un dirigente generale (Paolino Quattrone, nel 2010 a Cosenza). Quel che è certo è che sui temi del benessere lavorativo dei poliziotti penitenziari l’Amministrazione Penitenziaria è in grosso affanno e in colpevole ritardo, senza alcuna iniziativa concreta. I poliziotti continuano a suicidarsi, l’Amministrazione Penitenziaria non mette in campo alcuna concreta iniziativa per contrastare il disagio lavorativo e dare un sostegno a chi è in prima linea nelle carceri”.
Dura la critica del SAPPE ai vertici dell’Amministrazione Penitenziaria: “In tutto questo contesto, il Capo dell’Amministrazione penitenziaria Consolo si preoccupa di cambiare taluni vocaboli ad uso interno nelle carceri e non a mettere in campo adeguate strategie per fronteggiare questi gravi eventi. Questo di Marsala è l’ennesimo suicidio di un poliziotto penitenziario ma l’Amministrazione Penitenziaria continua a non fare nulla.

La preoccupazione del DAP è che non si debba più dire cella ma camera di pernottamento, la domandina lascia il posto al modulo di richiesta, lo spesino diventa addetto alla spesa dei detenuti, non ci sarà più il detenuto lavorante ma quello lavoratore e così via”, conclude. “Questo aiuta a capire quali evidentemente siano le priorità per il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria. Non il fatto che contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane, compresi i numerosi suicidi di appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati proprio dal DAP. Non, insomma, soluzioni concrete a questa dolorosa piaga. No. La priorità, per il Capo DAP, è la ridenominazione delle parole in uso nelle carceri…”.

Il pensiero del SAPPE va “ai familiari, agli amici e ai colleghi del nostro collega. A loro va il nostro pensiero e la nostra vicinanza”, conclude commosso e affranto Capece.

Roma, 11 aprile 2017