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 La visita apostolica di Papa Francesco a Caserta

di Manlio Maglio

Aveva un programma personale Papa Francesco quando ha telefonato a Mons. Giovanni D’Alise, vescovo di Caserta, per annunciargli la sua prossima visita nella città. Il Papa, vecchio amico di un Pastore pentecostale, Rettore della Chiesa evangelica di Caserta, già conosciuto a Buenos Aires, aveva in mente un incontro ecumenico con il Pastore ma, quando il presule Casertano ha udito che la visita pontificia sarebbe avvenuta il 26 luglio, festa di Santa Anna, patrona della diocesi, è andato in crisi ed ha fatto presente il problema al Santo padre.
Bergoglio non si è scomposto più di tanto ed ha convenuto con monsignor D’Alise una doppia data: il 26 luglio sarebbe venuto in forma ufficiale per incontrare il clero ed avrebbe presieduto la solenne concelebrazione in onore di Sant’Anna, mentre il 28 avrebbe incontrato “privatamente” il Pastore evangelico. Raggiunta l’intesa, la macchina organizzativa dei casertani si è messa in moto e, in pochissimi giorni, tutto era pronto per ricevere il pontefice.
Nel giorno della festa patronale, c’erano almeno 200.000 persone in piazza Carlo III, davanti alla reggia, dov’era stato montato il grande palco per la celebrazione della Santa Messa. Il Papa però, appena l’elicottero e atterrato, ha chiesto di potere incontrare il clero diocesano. Il presule, molto volentieri, ha condotto il Santo Padre nella prestigiosa cappella palatina della reggia, dove era radunato tutto il clero diocesano: prelati, preti e diaconi, che hanno accolto Papa Francesco con un lungo e caloroso applauso.
Francesco, che aveva preparato un discorso scritto, ha preferito consegnarlo al vescovo e avviare un dialogo semplice e diretto con i presenti. Nell’incontro – che è durato oltre un’ora e mezza – i sacerdoti hanno rivolto molte domande al Santo padre e questi ha risposto con la sua solita franchezza.
Riportiamo alcune delle domande rivolte al pontefice. La prima è stata quella di monsignor Antonio Pasquariello – stimatissimo vicario generale della diocesi – che, dopo avere ringraziato il Papa per il bene che sta portando alla chiesa con le sue omelie quotidiane e con i documenti ufficiali, specialmente con la Evangelii Gaudium, gli ha chiesto consiglio a proposito di un problema che riguarda il popolo diocesano: la diocesi di Caserta, da novecento anni, ha dei confini assurdi: alcuni territori comunali sono divisi a metà con la diocesi di Capua e con quella di Acerra. Ciò comporta una notevole sofferenza da parte dei fedeli, costretti a spostarsi continuamente. A suo tempo, fu interessata la Segreteria di Stato che invitò ad un accordo tra i vescovi ma questo accordo non si è mai raggiunto. Il Santo padre ha ascoltato attentamente ed ha poi invitato i vescovi interessati ad aprire un tavolo di discussione che porti ad un accordo, nel nome di Cristo.
Ha quindi preso la parola Padre Piscopo che ha ricordato l’esortazione del Santo Padre a incoraggiare la pietà popolare – Tesoro prezioso della chiesa – evitando peraltro il rischio di favorire un cristianesimo individuale e sentimentale, privato degli aspetti di fondamentali della fede e privo di incidenza nella vita sociale.
Francesco – per una pastorale che senza mortificare la pietà popolare rilanci il primato del Vangelo – ha risposto di ritenere che la religiosità è insita nel popolo; bisogna solo vigilare affinché non diventi intimismo, gnosticismo o New Age, perché questo significherebbe eresia. È, invece, il caso di guardare a quei giovani che vengono coinvolti nelle missioni (magari nelle vacanze) e si recano nei paesini dove non c’è il prete, tenendo incontri di catechismo. I giovani vogliono questo protagonismo missionario e imparano, da qui, a vivere anche una forma di pietà popolare.
Un altro sacerdote ha posto in rilievo l’evoluzione dinamica e conflittuale della nostra società, molto spesso lontana dei valori del Vangelo, in cui purtroppo la chiesa appare in ritardo e in cui vari sacerdoti vivono una crisi esistenziale. Ha chiesto dunque al Papa un suggerimento per superare o almeno attutire questa crisi. Bella la risposta di Francesco che ha fatto riferimento al dono che Dio ha concesso all’uomo: la creatività che si può trovare solo nello spirito di Cristo che si dona attraverso la preghiera. La Chiesa, senza la preghiera, diventa una ONG, non ha l’unzione dello spirito Santo. È lo spirito divino che guida, dirige e sostiene i servi di Gesù. “La creatività che viene dalla preghiera – ha detto il pontefice – ha una dimensione antropologica di trascendenza perché mediante la preghiera tu ti apri alla trascendenza di Dio”. Ha poi aggiunto: “Ma c’è anche un’altra trascendenza: aprirsi agli altri, al prossimo. Non bisogna essere una Chiesa chiusa in sé. È importante la trascendenza duplice: verso Dio e verso il prossimo. Uscire da sè e il cammino che Dio ha indicato agli uomini che non devono avere paura, perché l’uomo di Dio non si spaventa e non si turba, neanche se gli capita di dover sentire parole noiose o offensive.
Un’altra domanda, a cui Bergoglio si è affrettato a rispondere, riguardava la spiritualità diocesana “come raggiungere la rinascita, la crescita comunionale della nostra diocesi”. E, ancora, “come possiamo essere fedeli all’uomo oltre che a Dio”.
Francesco ha risposto che tutto muove dallo spirito Santo. “Dio è il Dio delle sorprese. Leggiamo il Vangelo e troviamo una sorpresa dietro l’altra. Gesù ci sorprende sempre perché arriva prima di noi e ci aspetta, magari dove non pensiamo”.
A proposito della contemplatività, il pontefice ha risposto che quella del prete deve essere necessariamente diversa da quella del monaco certosino. Il sacerdote diocesano deve avere una capacità di contemplazione sia verso Dio che verso l’uomo: con il Vangelo davanti a Dio e con i problemi umani davanti agli uomini. Ma la spiritualità del prete diocesano è proprio nella diocesanità “Un prete non può essere staccato dal vescovo. Anche se questi ha un cattivo carattere, è sempre il tuo vescovo e tu devi comunque trovare la strada per mantenere il rapporto con lui, perché è necessario. Ricorda: “io prometto obbedienza a te ed ai tuoi successori”. Questo rapporto, peraltro, deve crescere continuamente. La diocesanità inoltre comporta una relazione fraterna con gli altri sacerdoti e tutto il presbiterio. Bisogna dialogare ed avere il coraggio di dire: “Io non la penso così, io la penso diversamente!”. Nel dialogo si può trovare l’intesa e l’accordo. Mai chiacchiere e critiche alle spalle! Bisogna sempre parlare in faccia e, se c’è da correggere, rivolgersi magari ad un amico comune, ma non screditare pubblicamente una persona perché, in questo modo, si farebbe il gioco del diavolo che odia la comunione”. Il Papa ha poi aggiunto che, probabilmente, quelli che criticano il prossimo sono coloro che vivono la vita celibataria come sterilità e non come fecondità. Un uomo che si isola, finisce amareggiato. Bisogna quindi rinforzare il rapporto tra preti e preti e tra vescovo e preti. Da qui nasce la serenità e la gioia.
Con una esortazione ad intensificare la preghiera per il prossimo, il Santo padre ha benedetto i membri del clero ed è sceso nella piazza dove il popolo lo attendeva con ansia sempre crescente e, appena lo ha visto, è esploso in un fragoroso applauso con acclamazioni di “Viva il Papa”.
Dopo la proclamazione della parola, Bergoglio ha iniziato la sua omelia con queste parole: “Gesù si rivolgeva ai suoi ascoltatori con parole semplici, che tutti potevano capire, parlava con brevi parabole che fanno riferimento alla vita quotidiana. Qui il Papa ha spiegato la parabola del tesoro nascosto e della perla rara, affermando che entrambe le persone che hanno trovato queste cose preziose “sono state colte dalla sorpresa e dalla gioia di avere trovato l’appagamento di ogni desiderio e non hanno esitato a vendere tutto ciò che avevano per acquistare il tesoro trovato. In questo modo Gesù insegna cosa è il regno dei cieli e cosa fare per possederlo. Francesco ha poi spiegato che il regno dei cieli è vicino a noi e che questo regno è capace di cambiare il mondo. A vederlo sembra piccolo e umile ma poi diventa grandissimo. Cosa, chi è il regno dei cieli? “È Gesù – dice il Papa – è lui il tesoro nascosto. E immensa è la gioia di ciascuno di noi quando scopriamo la presenza viva di Gesù nella nostra vita perché questa presenza trasforma interamente e gioiosamente la nostra vita.
Come e dove si può trovare il regno di Dio? Il Santo Padre risponde che basta volerlo veramente perché Gesù vuole farsi trovare. Ma una volta trovatolo non bastano l’entusiasmo e la gioia della scoperta. Occorre mettere Dio al primo posto nella nostra vita e preferirlo a tutto. Così bisogna avere il coraggio di dire NO al male, alla violenza, alla sopruso. Ma, quando una persona scopre Dio, abbandona lo stile di vita egoistico e cerca di condividere con gli altri la carità che gli viene da Dio e diventa AMICO di Dio.
Papa Francesco ha poi esortato a rifiutare ogni forma di corruzione e di illegalità e di dimostrare un’attenzione cristiana verso i poveri e gli infelici. In questo modo si allarga il regno di Dio che può capovolgere i giudizi del mondo e soccorrere quelli che si affidano a Lui.
Dopo avere ringraziato monsignor D’Alise, vescovo di Caserta, per l’accoglienza ricevuta, ha promesso che entro quest’anno si recherà anche a Napoli.
Dopo appena tre giorni dal rientro in Vaticano, Bergoglio è ritornato a Caserta per onorare la promessa già fatta di una visita, al Pastore Giovanni Traettino, leader della Chiesa evangelica della riconciliazione – di matrice pentecostale – che a Caserta conta circa 350 fedeli. L’elicottero è atterrato nell’eliporto della protezione civile, lungo il viale Carlo III, nei pressi della Chiesa evangelica.
Si è trattato di una visita, di sapore ecumenico, che Francesco ha voluto fare un amico, Pastore di altra chiesa, saltando tutti gli organismi che pure esistono per gli incontri ecumenici. Quello di Bergoglio è stato veramente un atto umile e coraggioso perché, per la prima volta, è un Papa che esce dal Vaticano e va in una periferia per incontrare un leader evangelico. Francesco avvia direttamente il dialogo, senza interlocuzioni diplomatiche e il Pastore Traettino non ha mancato di sottolineare la particolarità dell’evento: “grande incontro, grande umiltà, straordinario questo Papa”.
Le altre chiese pentecostali, a partire da quella di Napoli, non hanno assolutamente apprezzato l’incontro perché, a loro avviso, le differenze teologiche con i cattolici sono e restano inconciliabili. Inoltre,”il fatto che il Papa sia il capo terreno della chiesa cattolica e goda dell’infallibilità ex cattedra – sostiene il Pastore Davide Di Iorio – per noi, non è accettabile”.
Ma, se questo è il pensiero del Pastore evangelico di Napoli, il popolo degli evangelici pensa diversamente. Non pochi affermano: “dovremmo essere una grande famiglia!”. E, anche: “La causa delle divisioni è sempre nell’egoismo e negli interessi umani. Bisognerebbe riuscire a superare tutto questo!”.
Non è, forse, quello che chiede Gesù: “Padre, fa’ che essi siano una cosa sola…”. Bergoglio si sta impegnando per questo.

1 agosto 2014