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La plastica sta per finire. Ed ora come si fa?
di Pasquale Falco

 

 

 

il punto della “Voce”
L’obiettivo della Cina è quello di creare
catene di rifornimento interne e controllabili.
Cioè la creazione di uno spazio di produzione
domestico per tutte le commodities essenziali
è ritenuto un tema di sicurezza nazionale.
E’ la Dual Circulation Strategy di  Pechino[1].

 

 

 

2017-09-11-4-300x169Correva il mese di luglio dell’anno 2017, la Cina, ufficialmente dichiarò che non avrebbe più importato plastica da rifiuti dall’Europa a partire dal 1 gennaio 2018.

Tutti lo sapevano, gli organi d’informazione avevano lanciato l’allarme, ma come al solito, il decisore politico si è fatto trovare impreparato.

La Cina, principale importatore e trasformatore di materiali scartati dall’occidente, con la sua decisione di fatto bloccò ogni arrivo di rifiuti di plastica dall’estero, lasciando al mondo la decisione su come trovare un posto entro il 2030 a 111 milioni di tonnellate metriche di materiale potenzialmente inquinante.

Già a partire dagli anni Ottanta la Cina era diventata una grande importatrice di rifiuti, che riciclava per farne materia prima, Cina e Hong Kong, plastic-china-stillnel corso di decenni, sono arrivati ad importare più del 72% di tutti i rifiuti di plastica.

Ad un certo punto, però, Pechino ha cominciato a porsi il problema dell’inquinamento e da questa presa di coscienza, la tigre asiatica ha elaborato il National Sword.

Una decisione presa, perché molti rifiuti non venivano riciclati, a causa di inefficienze del sistema o perché fortemente contaminati da altri materiali, finendo così nell’ambiente, già fortemente inquinato…non era più un business redditizio.

Solo il 16 gennaio 2018, l’Europa, ridestatasi dal sonno, ha adottato una strategia comune per proteggere il pianeta, i cittadini e responsabilizzare le imprese.

Arriviamo ad oggi, anno ventunesimo del terzo millennio D.C., anno II dell’era Covid, ciò che valeva a gennaio 2020 non vale più.

Fino allo scorso anno si discuteva di come eliminare la plastica dal pianeta.

Oggi, da più parti vengono analizzati i rischi della sua eventuale scomparsa e soprattutto della penuria negli approvvigionamenti.

È inutile mettersi a fare i puristi a difesa dell’ambiente, c’è il rischio che a soffrirne siano le campagne vaccinali per la mancanza del materiale medico utilizzato per realizzarli e delle siringhe per iniettarli.

ENERGIAL’Icis, Indipendent Commodity Intelligence Service, ente statunitense indipendente di informazione sulle materie prime, ha evidenziato che più del 60% del Pvc statunitense è ancora indisponibile, dopo il gelo che ha colpito le reti elettriche di Texas e Louisiana, quest’inverno, mandando in blocco la catena produttiva.

I prezzi delle esportazioni sono quasi raddoppiati fino a raggiungere 1.625 dollari la tonnellata.

I prezzi del polipropilene, impiegato per il confezionamento di beni di consumo, sono a livelli record e più del doppio della media 2019-2020.

Il costo del polietilene ad alta densità, utilizzato per flaconi di shampoo e sacchetti della spesa è ai massimi dal 2008.ETF_INVESCO_outlook_inflazione_MilanoFinanza-943002

Il Rapporto Oil 2021 dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, spiega che: “A lungo termine i prodotti petrolchimici sono destinati a essere la principale fonte di crescita della domanda di petrolio a causa dell’espansione economica e dell’aumento dell’uso di plastica nei beni di consumo a livello globale”.

In Europa, molti polimeri non si trovano più sul mercato e i prezzi sono saliti alle stelle già dall’autunno.
grafico-3Renato Zelcher, presidente di EuPC (European Plastics Converters), associazione europea che rappresenta gli interessi dell’industria europea di trasformazione delle materie plastiche, ha detto che: In Europa ci sono circa 50mila piccole e medie aziende di trasformazione della plastica, che devono affrontare la carenza di materie prime e i significativi aumenti di prezzo senza alcuna leva nelle trattative coi produttori multinazionali di polimeri”.
Non ci sono problemi ci approvvigioneremo del prodotto finito, dalla Cina!

Napoli, 23 marzo 2021

 


[1] La “dual circulation strategy” (Dcs) è potenzialmente il nuovo modello di sviluppo cui il paese sta guardando ed è la risposta cinese alla fase di incertezza cui il mondo si trova di fronte. I dettagli non sono ancora disponibili ma, nel paese, il dibattito è acceso. Se Pechino implementasse davvero questa nuova strategia, gli impatti sul commercio e l’economia mondiale sarebbero importanti.
Lo scorso maggio, in occasione della riunione del Politbureau del Partito comunista cinese, il presidente Xi Jinping  aveva parlato per la prima volta di una nuova strategia per il paese, la “dual circulation”, all’interno di un appello rivolto a tutta la nazione «per fare emergere appieno il potenziale offerto dalle dimensioni del mercato cinese e dalla domanda interna, per stabilire un nuovo modello di sviluppo caratterizzato da una doppia circolazione interna ed esterna, che si completano a vicenda».
In una successiva riunione dell’organo del partito, a luglio, Xi aveva ripreso l’argomento rimarcando la necessità per la Cina di accelerare un modello di crescita a «doppia circolazione» concentrandosi sull’espansione della produzione domestica e, allo stesso tempo, attirando gli investimenti esteri e stabilizzando il commercio. Lo scorso 1° settembre, in occasione di una riunione del comitato centrale, il presidente aveva ripreso l’argomento, invitando i componenti a impegnarsi per la stesura delle linee guida di questa nuova strategia.
Quale modello?
La “dual circulation strategy” (Dcs) è potenzialmente il nuovo modello di sviluppo cui il paese sta guardando e si aggiunge a una serie consistente di piani adottati per rafforzare la crescita cinese e fare assumere alla nazione un ruolo sempre più importante nello scenario internazionale: dal Made in China 2025 alla nuova Via della seta (Belt and road initiative) per arrivare al China standards 2035 e al Programma nazionale a medio e lungo termine per lo sviluppo della scienza e della tecnologia; tutti entreranno a fare parte del prossimo 14° Piano quinquennale. Quando Xi Jinping ha introdotto il concetto della Dcs, ha parlato di una Cina che per il suo sviluppo farà affidamento principalmente sulla «circolazione interna», da intendere come ciclo locale di produzione, distribuzione e consumo, grazie a un continuo processo di innovazione e potenziamento del sistema economico. Si tratta, semplificando, di una rivisitazione della “Supply side structural reform” (Sssr), introdotta nel 2015 e che ha guidato la Cina negli ultimi cinque anni, come rimarcano Andrew Polk e Jude Blanchette nel loro paper “Dual circulation and China’s new hedged integration strategy”.
fonte internet

 

Renato Zelcher, presidente di EuPC (European Plastics Converters), associazione europea che rappresenta gli interessi dell’industria europea di trasformazione delle materie plastiche, ha detto che: In Europa ci sono circa 50mila piccole e medie aziende di trasformazione della plastica, che devono affrontare la carenza di materie prime e i significativi aumenti di prezzo senza alcuna leva nelle trattative coi produttori multinazionali di polimeri”. 
Non ci sono problemi ci approvvigioneremo del prodotto finito, dalla Cina!
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