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La Filosofia del Dispenser.

di Maria Teresa Luongo

Mercoledì sera un dispenser portatovaglioli, di quelli di plastica dozzinale che ritroviamo in tutti i bar, mi ha dato di che rimuginare.

Non riesco a ricordare precisamente la frase che vi era trascritta sopra, avrei potuto fotografarla ma non l’ho fatto e adesso di quella frase mi resta solo l’impressione di fondo.

Più o meno il messaggio recitava così: “non c’è dispiacere che non possa svanire con una bella passeggiata e un caffé con un amico”.

Forse, quasi sicuramente, non era proprio formulata in questo modo. La seconda variante che la memoria mi suggerisce è “fai una bella passeggiata, prendi un caffé con un amico e ti sentirai meglio” ma alla fine il principio è lo stesso.

Sartre, in un suo famoso dramma tetrale (Porta chiusa), dice che “l’inferno sono gli altri” ma credo che ci sia più verìtà su quel dispenser di plastica che in tutto l’esistenzialismo francese.

Sarebbe disonesto disconoscere il potere curativo dell’incontro con gli altri, della condivisione dei momenti, di una sana chiacchierata, ma siamo così oppressi dalle nostre preoccupazioni o presunte tali da dimenticare l’importanza di questo tempo condiviso che ci arricchisce spiritulmente e dà colore alla nostra vita facendoci sentire fisicamente e psicologicamente meglio.

Siamo troppo concentrati su noi stessi e l’individualismo ci sta schiacciando trasformandoci in egoisti solitari incapaci di relazionarsi. Lentamente perdiamo la volontà di conoscerci davvero, ci è sufficiente quell’appuntamento virtuale nella home di facebook, un messaggio breve o una nota vocale di qualche secondo. Siamo diventati sintetici, tagliamo tutto in nome dell’istantaneità. Se non riesci ad esprimerti con due parole, ed è davvero difficile a meno che tu non sia Ungaretti, è meglio tacere. E nel silenzio incontriamo nuove solitudini che pian piano ci cambiano.

Il pericolo che corriamo è quello di finire col credere che sia impossibile comprenderci a vicenda l’uno con l’altro, che l’incomunicabilità sia un mostro reale, che come dice Sartre davvero l’inferno non è “fuoco e graticola” -come sempre l’abbiamo immaginato- ma la compagnia di un altro uomo.

Eppure dice il dispenser di plastica dozzinale, fonte autorevolissima, che una bella passeggiata e un caffé con un amico può farti star meglio (alla fine propendo per questa versione).

Sarebbe bello riacquistare la fiducia nell’altro, riscoprire il piacere di una confidenza sincera e il sollievo che questa può darci allegerendo il peso delle nostre angosce; rendersi conto del valore immenso della lentezza, dell’importanza del dilungarsi in conversazioni, della necessità di tornare a conoscerci, di sederci davanti ad una tazzina di caffé anche solo per dire che finalmente è primavera.

Napoli, 30 marzo 2018