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Il giro del mondo in quaranta piani per mille appartamenti.
di Matteo Tafuro

 

 

Quarantanove anni fa J. G. Ballard profetizzò la società zoo.

 

“Le torri sembravano quasi sfidare il sole stesso – Anthony Royal e gli altri architetti che avevano progettato il complesso non avevano potuto prevedere la tragedia dello scontro che ogni mattina opponeva quei lastroni di cemento al sole nascente. […] Con tutte le sue riserve Laing era però il primo ad ammettere che quegli enormi edifici erano riusciti nel loro intento di colonizzare il cielo.”

ballard4Sono stanco di impersonare il bravo cittadino, tutto casa chiesa e lavoro, mi annoio ancora di più a fare il troglodita metropolitano.

Mi domando se sia rimasto in me un briciolo di umanità visto che il più delle volte non mi guardate manco in faccia, e, se proprio siete costretti a rivolgermi un saluto o qualche parola, lo fate emettendo suoni incomprensibili e gutturali.

Ma alla fine, dopo aver scoperto Il Condominio di J.G. Ballard, romanzo di fantascienza pubblicato nel 1975, prendo vigore e con la forza che mi deriva, rompo i legacci che mi tenevano legati a questa costruzione nevrotica.

Mi affaccio oltre il portone o, se volete, oltre la siepe, e cosa vedo? Un caseggiato grande, molto ma molto più grande, solcato da strade, punteggiato di parchi e ricoperto di cielo.

Dal romanzo è stato tratto il film High-Rise, del 2015 

Come se avessi visto per la prima volta quel luogo, poso la mia clava improvvisata e mi avvio a lenti passi ad esplorare il condominio Terra.

Le vicende del romanzo si sviluppano nell’arco di tre mesi, siamo in una Londra contemporanea, nuovo quartiere residenziale, costituito da cinque palazzi di quaranta piani con mille appartamenti, per un totale di duemila abitanti.

 “[...] Di fatto, quella struttura abitativa era una piccola città verticale, con i suoi duemila abitanti inscatolati nel cielo”.

C’è una marcata stratificazione sociale, con i ceti più bassi ai piani inferiori dell’edificio, e via via che si sale si passa alle famiglie più facoltose ed influenti, fino a toccare l’attico, abitato da pochi eletti. L’atmosfera è gaia, per i condomini ogni2 scusa e buona per incontrarsi ora in un appartamento ora in un altro per festeggiare.

 Senza saperlo, Royal aveva costruito un gigantesco zoo verticale, con centinaia di gabbie accatastate l’una sull’altra…”

 Un’atmosfera troppo allegra e spensierata per essere normale. Le feste, proprio come quelle dei romani dell’età della decadenza, divengono sempre più eccessive e disinvolte. Giorno dopo giorno si svela la vera natura delle persone, nascosta sotto il velo del successo sociale e del perbenismo. Il convivere tutti in un unico edificio, scatena ben presto una serie di screzi e rivalità.

 “Laing [...] già poco tempo dopo il suo arrivo nel condominio, aveva comunque dovuto notare attorno a lui una straordinaria quantità di antagonismi appena velati. Il grattacielo aveva una seconda vita tutta sua. [...] poco sotto la schiuma del pettegolezzo professionale si stendeva una dura cappa di rivalità personali. A volte aveva la sensazione che tutti stessero aspettando che qualcuno facesse un grosso errore [...]11

Una sera, in seguito ad un guasto elettrico, tre piani rimangono completamente al buio. Il blackout dura solo quindici minuti, ma tanto basta per gettare nella confusione chi si trova in quel punto. Il palazzo inizia ad ammalarsi, nonostante sia stato ben progettato e razionalizzato fin nei più minimi particolari… o forse proprio per questo.

Ascensori bloccati, blackout serpeggianti che lasciano nel buio piani interi, spazzatura che si accumula nei corridoi. La gente si rassegna e tollera gli inconvenienti, pagando volentieri questo piccolo pedaggio pur di vivere nell’ultima meraviglia partorita da una civiltà all’acme del progresso. Allo stesso modo vengono accettati la degenerazione e lo sfaldamento dei rapporti umani o forse semplicemente nessuno se ne accorge.

siamo-tutti-inquiliniSi formano clan costituiti da qualche decina di inquilini. All’inizio i gruppi avversari si scambiano dispetti, alla stregua di adolescenti un po’ troppo cresciuti e indisciplinati, poi le mani si fanno più pesanti e vengono organizzate vere e proprie spedizioni punitive.

Come un utero di cemento, il grattacielo partorisce voglia e desiderio di esplorare il mondo esterno.

Le piccole liti si fanno sempre più violente, i rapporti tra coinquilini sempre più ambigui. La sopraffazione sfociata in violenza, diviene l’unico modus operandi accettato da tutti.

E’ il Far West, ognuno si fa giustizia da sé!

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Non c’è alcun limite morale, c’è solo e soltanto la libera manifestazione degli istinti primordiali.

Epica è la risalita attraverso l’edificio da parte di uno degli inquilini, un giornalista risoluto a fare un coraggioso reportage su quanto sta accadendo nel condominio.

Nonostante la direzione diretta verso i piani alti, la sua è una vera e propria discesa agli inferi.

Un’operazione che avrebbe richiesto, in condizioni normali, poco più di un minuto in ascensore ora occorrono numerose soste e tappe, tra  scale bloccate, barricate e devastazioni di ogni genere.

Molti appartamenti sono disabitati e distrutti come fosse passato un tornado. Dietro ogni ombra si nasconde un pericolo.

I bisogni degli individui si riducono a tre: sopravvivenza, sesso e potere.

44Tagliati gli ultimi ponti con l’esterno, il saccheggio è l’unica risorsa rimasta. Perfino i clan alla fine si smembrano, lasciando spazio ad un individualismo diventato selvaggio.

In poche settimane passano da cittadini modello che si sono stabiliti nel grattacielo, con tanto di automobili, cani e frullatori a esseri preistorici abitanti la terra decine di migliaia di anni, il cui unico istinto è la violenza.

L’unico legame tra presente e passato è la produzione incontrollata di rifiuti.

In tutto ciò, nessuno aveva mai sparato un colpo, pur essendoci molti possesssori di armi. Ma, usare la gamba di un tavolo bruciacchiata, le proprie mani su chi ti capita a tiro, è molto più appagante e vollutuosamente soddisfacente.

Il libro si chiude con l’inquietante dottor Laing che osserva il grattacielo di fronte, in quel momento alle prese con un blackout… è il segnale dell’inizio della follia che si scatenerà di lì a poco anche in quell’edificio:

 “Già si vedevano i raggi luminosi delle torce elettriche che scrutavano il buio, e gli inquilini facevano i primi, confusi tentativi di capire dove si trovavano. Laing li guardava soddisfatto, pronto a dargli il benvenuto nel loro nuovo mondo.”

 

Nola, 13 febbraio 2024