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Identificare i rifiuti, dove e come? Con un’anagrafe e una carta d’identità!
Di Pasquale Falco

 

 

EER-blogUn rifiuto per poter essere trasportato su strada, ferrovia, nave con le modalità più adeguate, per essere stoccato in un deposito in condizioni di sicurezza appropriate, per poter essere sottoposto a trattamento nell’impianto di recupero più adatto, per essere termorecuperato in un inceneritore o smaltito nella discarica deputata, deve essere preliminarmente identificato con un opportuno codice e con una descrizione, prelevati all’interno di uno speciale elenco di rifiuti. Questa operazione obbligatoria risulta molto delicata e va svolta dal produttore/detentore del rifiuto, sul quale, in modo esclusivo, ricadono le responsabilità in caso di errori di codifica.

Anche per i rifiuti, così come per i cittadini di un piccolo comune, esiste un ufficio anagrafe.

Non solo, ad ogni rifiuto prodotto deve essere rilasciata una carta d’identità!

In effetti questo particolare ufficio anagrafe contiene un elenco minuzioso all’interno del quale è possibile rinvenire tutti i tipi di rifiuti.

Questa speciale “carta d’identità” del rifiuto fornisce informazioni sulla sua genesi (come è nato), sulle sue caratteristiche (darifiuti 3 cosa è costituito, se è pericoloso o meno) e sulla sua possibile destinazione (verso quale impianto è possibile indirizzarlo).

È tutto vero, quindi!

La gestione dei rifiuti, costituendo attività di pubblico interesse disciplinata dalla legge, deve avvenire senza pericolo per la salute dell’uomo, assicurando un’elevata protezione dell’ambiente, evitando o riducendo la produzione dei rifiuti e preservando le risorse naturali.

Quando un rifiuto, pericoloso o non pericoloso, viene a formarsi, il produttore, cioè colui che con la sua attività lo ha prodotto, quindi parliamo in genere di aziende, ma anche il detentore di un rifiuto, cioè colui che lo detiene a qualsiasi titolo e ne ha la responsabilità, hanno l’obbligo di seguire vari adempimenti normativi, di tipo gestionale, come le modalità:

  • di deposito temporaneo all’interno dell’azienda,
  • di trasporto all’esterno, e di stoccaggio presso impianti esterni,
  • di corretta destinazione verso operazioni di recupero o smaltimento,

ma anche di tipo amministrativo, come:

  • la contabilizzazione e
  • la tracciabilità dei rifiuti.

Rifiuti 2Per poter dar seguito alle suddette operazioni, anzi per poter organizzarle e gestirle al meglio nel rispetto delle norme ambientali dettate, è indispensabile che i rifiuti generati, prima ancora che vengano allontanati dal luogo di produzione, siano “correttamente classificati”.

La classificazione di un rifiuto, che abbiamo paragonato al rilascio di un documento d’identità contenente i dati estratti da un elenco anagrafico, rappresenta un passaggio fondamentale con il quale si definisce in toto il rifiuto e consiste nell’ assegnargli un codice ed una relativa descrizione adeguati prelevandoli da un elenco

Ovviamente non è rilasciata dal comune di residenza, ma viene effettuata dal suo produttore/detentore seguendo una proceduraLG_SNPA_24_20 ben precisa.
Per la classificazione dei rifiuti, la normativa prevede un apposito Elenco Europeo dei Rifiuti (il cui acronimo è EER, da cui codice EER), riportato all’ allegato D alla parte quarta D. Lgs n. 152/2006 (cosiddetto Testo Unico Ambientale, TUA, recepimento della Direttiva 2008/98/Ce, recentemente modificato dal D. Lgs n. 116/2020, a sua volta recepimento della Direttiva 2018/851/Ue); anche le recenti Linee Guida n. 24/2020 del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, SNPA, sono dedicate all’argomento e costituiscono la base per la corretta classificazione di un rifiuto.

Napoli, 2 gennaio 2021