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Dalla Democrazia Rappresentativa al Populismo
di Luigi Antonio Gambuti

Siamo protagonisti, come comprimari in quanto elettori, di una vicenda che, ciclicamente, attraversa i sentieri della storia, lasciandosi dietro più macerie che strutture, più miserie che benessere. Il tempo politico, che sta scandendo i giorni del nostro presente, è un tempo nutrito da tocchi di sonorità inconsuete, poco conosciute dalle nuove generazioni, già tristemente sperimentate da chi, come noi, viene da lontano, sopravvissuto negli anni bui del secolo scorso.

C’era, allora, la voglia di riuscire; la voglia di vincere e di mantenersi in vita. Non si sapeva cosa vincere, non si conosceva più di tanto il futuro, raggomitolato in un grumo di speranza che aiutava a salutare il domani, l’unica sfida per sopravvivere ad un presente sempre più fastidioso.

Si veniva fuori da una stagione terribile; la guerra ci aveva consegnato un paese intriso di miserie morali e materiali; una società devastata da conflitti indotti più dalla fame che da ideali; le relazioni sociali, quelle che appena si costituivano su livelli rispettabili, erano i primi termini strutturati di una società democratica che riemergeva dopo lo strazio della guerra mondiale appena sopportata.

C’era la voglia di resuscitare; c’era la voglia di essere ordinati, ma alla pari, senza più il milite in ducati che t’arrivava sotto casa ad invitarti in farmacia ad assumere il solito bicchiere di olio…lassativo!

C’era la voglia di democrazia, di trovarsi un giorno alla pari, coinvitati a gestire il tuo destino, consegnato in mani amiche ,teste e pensieri fidati, sicuro che coloro i quali ne erano portatori, facessero e pensassero a tuo favore, orgogliosi e carichi della tua fiducia.

Nasceva la democrazia rappresentativa, una figura politica che si costituiva di un popolo, ma aveva, non più l’uomo solo al comando, o il “popolo sovrano”, ma una società unita e al tempo stesso divisa in base a interessi e valori che nella democrazia rappresentativa trovavano rappresentazione.

Oggi, in queste ore, o finanche in questi minuti, tutto il percorso sin qui tracciato sui sentieri della storia sta consumandosi nelle mani di alcuni soggetti, votati e delegati da un “popolo” che, infelicemente, s’attende il posto di rilievo nella cabina di comando. E’ rinato il populismo, “perché il demos, il principio della cittadinanza, titolare di diritti e di doveri, tende a venire ridefinito in popolo, una comunità indistinta, unita dai confini e dai nemici. I nuovi populisti, emersi nell’ultima fase della nostra storia, condividono l’avversione verso i capi e le burocrazie. Verso gli stranieri, verso gli islamici e verso l’Europa” (M.Lazar-I.Diamanti).  Non è forse questo il rischio che si corre in queste ore?

Lo smantellamento della società democratica verso la realizzazione di una società populista, dove i masanielli di turno arringano il popolo e lo portano alla distruzione dei rapporti valoriali che lo connotano come comunità.

Bisogna fare riferimento ai capi della lega e del movimento pentastellato?

Dove ci porteranno i signori del consenso nato dalla rabbia, dalla fame di sicurezza e di lavoro, dalla voglia di cambiare, del tutto per tutto, purchè si cambi, purchè si esca dalla condivisione che regole interne ed esterne rendono stretta e poco incline a farsi modello e forma delle richieste personali?

Chissà cosa ne verrà nelle prossime ore e come si porrà mano a tracciare il domani; non il futuro, perché il populismo vive per l’oggi e ha lo sguardo corto perché non può sostenere a lungo il rigore e l’ordine che una società organizzata, una comunità regolata da norme da tutti votate e riconosciute, necessariamente prevede. Così per il tutto, per il dove e per il quando.

Così a Roma, così da noi, dove in piccole dosi il populismo avanza e si colora di voci e gesti che tradiscono il retropensiero di soggetti che arringano le folle e ne catturano il consenso.

Solo la coscienza pulita, la coerenza dei propri principi con la realtà in cui si esercita la propria esperienza quotidiana, la voglia di farsi compagni di viaggio.

Napoli, 2 giugno 2018