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 Cucire l’utile al dilettevole. Manuale del fai da te al tempo del coronavirus.

 di Pasquale Falco

 

La storia raccontata, così si dipana.

L’ambientazione è quella della zona esterna della città metropolitana napoletana.

vitaLa protagonista è una famiglia composta da padre, madre e due figli maschi, studenti universitari profittevoli.

La vita scorre tranquilla e serena, i due stipendi garantiscono una discreta tranquillità economica.

I figlioli sono stati tirati su in un ambiente sereno e pieno di stimoli, come tutte le famiglie di quell’ambito sociale, non hanno particolari grilli per la testa.

Il maledetto COVID19 li ha, sapientemente costretti, alla convivenza forzata e alla scoperta di lati impensabili e nuovi dei loro caratteri.

Ancor di più, i vincoli, già molto saldi, si sono ulteriormente cementati.

In questa fase di obbligatorietà al distanziamento sociale e allo sgomitare continuo in casa, è saltato subito agli occhi che il risvolto della medaglia del virus è stata la percezione dello smarrimento sociale e delle tante difficoltà economiche emerse in tante famiglie.

Davanti a tanto scoramento, la nostra famiglia non è stata con le mani in mano, ma nel suo piccolo ha partecipato ad alcune raccolte di generi di prima necessità, pur sapendo che è una piccola goccia nel mare.

Tanto da ripromettersi che, quando tutto questo sarà finito, verrà preso un impegno fattivo nel volontariato.

Insomma, l’occasione è stata propizia per rafforzare il convincimento che aiutare il prossimo è una azione positiva e da praticare per due motivi.

Il primo, perché chi è solidale riceve nell’immediato un appagamento invisibile, ma gratificante.

Il secondo, perché la solidarietà concreta ha anche un risvolto materiale, tangibile e a dirla tutta anche economico.santi

Insomma, la solidarietà è un bene diffusivo, più la doni e più si diffonde.

I capitalisti ancora devono scoprire il suo algoritmo, per sfruttarlo!

È in questa cornice, che si gioca la grande partita della vita della nostra bella famigliola.

Nel corso del dipanarsi del canovaccio, vediamo che il figlio minore manifesta l’intenzione di partecipare ad un’asta online per acquistare una maglietta di calcio del suo atleta preferito: Lorenzo Insigne.

Questo suo desiderio non costituiva uno di quei strappi alla regola, consueti nei giovani d’oggi, ma era il prodromo di un progetto ben più articolato, nonché oneroso e complicato.

La battaglia si presentava ardua.

Per prima cosa, l’asta prevedeva offerte al rialzo e il giovane studente, non aveva certo a disposizione grosse somme, se non il frutto della paghetta e dei regali ricevuti dagli altri membri della cerchia familiare.

Inoltre, la maglia autografata, utilizzata nella finale di Coppa Italia del 2014, in cui il campione realizzò una doppietta, spianando alla sua squadra del cuore la strada per la vittoria del trofeo, avrebbe trovato tanti acquirenti, tutti ben disposti a spingere molto in alto le offerte.

L’occasione, di quest’asta era stata propiziata dal progetto di raccolta fondi, messo in piedi da una Associazione no profit, molto famosa.

Questi grandi campioni, infatti, attraverso questa asta e a molte altre iniziative intendevano offrire, tante altre magliette di vari atleti autografate e già indossate.

E così, man mano che i vari contendenti si sfidavano con cifre a tre e a quattro zeri per le varie maglie, al termine di un’asta durata sette giorni, dopo diversi rilanci e un testa a testa con un altro partecipante, che alla fine ha lasciato campo, o’ piccerillo, in cambio di tutti i suoi risparmi, si è accaparrata la maglia dei suoi sogni.

umanitaCon la gioia che gli sprizzava da tutti i pori, va dal padre ed esterna tutta la sua felicità, poiché era: “Felice ed orgoglioso di aver conquistato la maglia del nostro capitano, che è uno di noi per nascita, essendo conterraneo, e per fede calcistica; inoltre, si è sempre distinto per valori sportivi sul campo con la sua correttezza e lealtà, con il suo mettersi a servizio dei compagni e dei tecnici che lo hanno via via allenato, ed anche per valori umani con i diversi e generosi episodi di solidarietà che lo hanno visto protagonista”.

L’orgoglioso genitore, pur in presenza di forti dubbi di coscienza, di fronte al fatto compiuto… e alla spesa sostenuta, ha ritenuto giusto che quel gesto aveva si soddisfatto un egoistico desiderio, ma aveva prodotto anche effetti benèfici.

Non era carità pelosa, ma era stata la potenza della solidarietà a manifestarsi.

Fatta in modo disinteressato o meno, essa donerà, sempre, un ritorno ai soggetti attivi o passivi.

Il piccolo di famiglia, ha praticato la solidarietà vera e indissolubile, perché in una sola azione, ha riunito, l’utile con la condivisione e il dilettevole con il ritorno della tanto bramata maglietta.

Insomma, i protagonisti di questa storia sono riusciti a cucire…in una maglietta da calcio, l’utile con il dilettevole.

Ah, dimenticavo! Questa è la mia famiglia.

 

Napoli, 4 maggio 2020