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Napoli 24 aprile : Atto di commemorazione per il Genocidio Armeno alla presenza del Questore di Napoli

Da 29 anni l’Associazione Internazionale Regina Elena, in Italia ed in altri Paesi, è molto impegnata a favore del riconoscimento del primo genocidio del XX secolo, quello che colpì il popolo armeno a partire dal 1915. Su richiesta dell’associazione, numerosi comuni e province hanno riconosciuto formalmente quella tragedia, ancora negata dalla Turchia. Il sodalizio benefico internazionale, il Circolo “Beata Maria Cristina” di Tricolore ed il Gruppo Armeni di Napoli, con il patrocinio della Ambasciate d’Armenia presso l’Italia e presso la Santa Sede, della Regione Campania, della Città di Pompei, dell’Associazione Itali Armenia e dell’IRCS hanno organizzato per il 24 aprile il loro annuale Atto di commemorazione, nella giornata dedicata al ricordo del Genocidio Armeno, con una S. Messa in suffragio di tutte le vittime nella storica chiesa di S. Caterina a Chiaia, presieduta da don Marco Mascia, alla presenza del Questore di Napoli Dr.Guido Marino, del Capo del Cerimoniale di Pompei Gen. Maggiore Gianni Albano con il Gonfalone della Città, Dr. Umberto Zoccoli responsabile cerimoniale del Comune di Napoli. Dopo il Sacro Rito sono stati letti i messaggi dell’Ambasciatore d’Armenia in Italia, S.E. Dott. Sargis Ghazaryan, di S.E. Sig. Mikayel Minasyan, Ambasciatore della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede, del Sindaco di Napoli Dr. Luigi De Magistris, del Sindaco di Scafati Dr. Pasquale Aliberti e del Capo di Casa di Savoia il Principe di Napoli Vittorio Emanuele.E’ seguita la deposizione di due corone d’alloro, una inviata dall’Ambasciatore presso la Santa Sede e un’ altra a nome delle tre Associazioni organizzatrici, al Monumento di Piazza dei Martiri. Durante il corteo, è stato distribuito materiale informativo sul primo genocidio del ’900. Sono passati 99 anni da quel lontano 24 aprile 1915, quando ebbe inizio la prima grande operazione di annientamento di un popolo, che la sottocommissione dei diritti dell’uomo dell’ONU aveva definito nel 1973 “il primo genocidio del XX secolo”. Gli anni passano, ma le ferite rimangono ancora aperte, anche in coloro che vivono la diaspora; quella diaspora armena che ha coperto tutti i continenti. Il loro doloroso passato ha unito armeni dai più lontani luoghi del globo. Il cuore di ogni armeno ha ovviamente un legame speciale con l’Armenia, la terra dei padri e dei nonni che molti non hanno conosciuto. Terra di dolore, ma anche di cultura e tradizioni. Tradizioni che hanno permesso agli armeni di sopravvivere, di mantenere ciò che sono nonostante il dolore delle innumerevoli perdite. Il genocidio armeno ha significato la perdita di un patrimonio umano e sociale impossibile da quantificare. Non dimenticare fa sì che non si rimanga più attori nella zona grigia, di quella zona abitata da chi pianificò e realizzò il genocidio e che aveva la sola preoccupazione di coprire la verità: si può dire che la negazione del genocidio andò di pari passo con la sua esecuzione. Con il chiaro fine di negare la premeditazione del massacro, si cercò di giustificare gli ordini di deportazione sfruttando l’opportunità della prima guerra mondiale. Il negazionismo dell’epoca ha inquinato anche i nostri tempi, ma per fortuna l’opinione pubblica, i governi, i diplomatici e gli intellettuali stanno prendendo finalmente coscienza del fatto che è sempre meno possibile negare.

25 aprile 2014