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Attentati Parigi, Sappe: “Su Sicurezza In Italia troppi tagli al Comparto per Spending Review. Allarme Fondamentalismo Islamico nelle Carceri Italiane”

“Alzare i livelli di sicurezza in Italia dopo i gravissimi attentati in Francia è assolutamente doveroso e fondamentale. Ma è altrettanto doveroso e fondamentale denunciare le precarie condizioni operative che sono costrette ad affrontare ogni giorno, nel nostro Paese, gli operatori della Sicurezza per i continui tagli di bilancio al settore della sicurezza che i vari Esecutivi che si sono alternati in Italia negli ultimi anni hanno fatto ai danni del Comparto Sicurezza. “La sicurezza dei cittadini non può essere oggetto di tagli indiscriminati e ingiustificati. E la realtà è che con sei miliardi di tagli che i vari Governi Prodi, Berlusconi, Monti, Letta e Renzi hanno operato dal 2008 a oggi, i cittadini sono MENO sicuri perché ci sono MENO poliziotti a controllare le loro case e i quartieri, MENO poliziotti penitenziari nelle carceri a fronte di un numero di detenuti che sta tornado ad aumentare esauriti gli effetti “taumaturgici” della sentenza CEDU – Torreggiani, MENO forestali contro le agromafie e le ecomafie per la tutela dell’ambiente, MENO vigili del fuoco a difenderci da disastri e calamità, a garantire sicurezza e soccorso pubblico”.
E’ la denuncia del segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE Donato Capece, che è anche Presidente della Consulta Sicurezza (composta dai sindacati autonomi delle Forze di Polizia SAPPE-SAP-SAPAF e dei Vigili del Fuoco CONAPO).
Capece punta il dito anche sui rischi della radicalizzazione violenta e del proselitismo all’interno degli istituti penitenziari del fondamentalismo islamico: “Anche il carcere è luogo sensibile, da monitorare costantemente, per scongiurare pericolosi fenomeni di proselitismo del fondamentalismo islamico tra i detenuti presenti in Italia. La Polizia Penitenziaria, attraverso gruppi selezionati e all’uopo preparati, monitora costantemente la situazione, ma non dimentichiamo che oggi è ancora significativamente alta la presenza di detenuti stranieri in Italia. Rispetto agli oltre 52.400 presenti alla data del 31 ottobre scorso, ben 17.342 erano stranieri (più di 13.500 gli extracomunitari) e di questi circa 8mila di Paesi del Maghreb e dell’Africa”.
Il SAPPE ricorda come “indagini condotte negli istituti penitenziari di alcuni paesi europei tra cui Italia, Francia e Regno Unito hanno rivelato l’esistenza di allarmanti fenomeni legati al radicalismo islamico, che anche noi come primo Sindacato della Polizia Penitenziaria abbiamo denunciato in diverse occasioni. Tra questi fenomeni, vi è la radicalizzazione di molti criminali comuni, specialmente di origine nordafricana, i quali, pur non avendo manifestato nessuna particolare inclinazione religiosa al momento dell’entrata in carcere, sono trasformati gradualmente in estremisti sotto l’influenza di altri detenuti già radicalizzati. Un po’ come accadde ai tempi del terrorismo, quando la consistente detenzione di molti terroristi – in particolare delle Brigate Rosse – portò delinquenti comuni ristretti in carcere ad ‘abbracciare’ la lotta armata in carcere”.
“Questo fa comprendere”, conclude Capece, “il gravoso compito affidato alla Polizia Penitenziaria di monitorare costantemente la situazione nelle carceri per accertare l’eventuale opera di proselitismo di fondamentalismo islamico nelle celle, anche alla luce dei tragici fatti di Parigi. Ma per fare questo, servono anche fondi per la formazione e l’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari nonché per ogni utile supporto tecnologico di controllo, fondi che in questi ultimi anni sono stati invece sistematicamente ridotti e tagliati dai Governi che si sono via via succeduti alla guida politica del Paese”.

Roma, 15 novembre 2015