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Alla buon’ora Renzi, vinci la partita
di Luigi Antonio Gambuti

 

Ci siamo incartati. Volevano scrivere delle solite questioni e di qualche approfondimento sulle stesse, come si è solito fare, ma ci siamo incartati perché non riusciamo a liberarci delle solite parole.
E se ci siamo incartati , ci risulta difficile venirne fuori e costruire , come al solito (ed è la quarta volta che ci spunta questo lemma!) la paginetta che ogni tanto ci viene assegnata.
Il motivo dell’incartamento ce lo ha procurato la lettura di un articolo, letto e riletto, a firma di Tersite, pubblicato sull’ultimo numero de IL NUOVO MALE, mensile indipendente di satira, politica e idee, diretto da Vincenzo Sparagna.
Che mai c’entra la satira , ci si potrebbe obiettare, in questo marasma di ansie e di dolori che affoga milioni di persone?
Il giornale citato ne è pieno e “ridendo castigat mores”, riesce a tracciare la via per aiutare i lettori a trovare risposte leggere e lame di verità nei meandri di una realtà sempre più amara, problematica e difficile.
Scrive Tersite, editorialista del periodico, pensieri di amara e onesta riflessione e punta su Matteo Renzi che, a suo dire,  si è calato pienamente nel complicato ruolo di chi gioca con le trappole e i compromessi.
“Smanioso di mettersi alla prova, ha ingaggiato un duello di astuzie machiavelliche con il vecchio pescecane di Arcore sulle riforme costituzionali.
Con la prima mossa ha affascinato Berlusconi, prospettandogli il ruolo di improbabile “padre della patria”; poi ha colto tutti gli altri alle spalle, decidendo, con un colpo di teatro alla Maramaldo,di far fuori ”l’amico” Letta e insediarsi a Palazzo Chigi.
E qui non possiamo non ricordare l’hashtag “Enricostaisereno”che ha messo in luce la contraddittorietà del sindaco di Firenze e l’imprevedibilità delle sue decisioni.
Tersite continua.”Siamo dunque nel pieno di una partita complessa da cui uscirà vincitore solo uno dei due duellanti ma certamente sconfitta l’Italia democratica nata dalla Resistenza.
Il patto elettorale di Renzi e Berlusconi -battezzato italicum, porcellinum o pregiudicatellum- chiude infatti il lungo intermezzo della “sedicente” seconda Repubblica ed apre una stagione di governi decisamente autoritari. Ormai il ritorno ad una effettiva democrazia parlamentare è una chimera.
Resta solo da vedere chi riuscirà a prendere il potere e gestirlo indisturbato. Una direzione di marcia conformata dalle altre due riforme previste, l’abolizione del Senato e la ridefinizione del rapporto Stato-Regioni. I tempi di queste due riforme sono incerti (se ne sta discutendo in queste ore, n.d.t.), ma è chiaro il carattere antidemocratico dell’italicum,non meno anticostituzionale del porcellinum, visto che prevede un megapremio di maggioranza, la nomina dall’alto di deputati e soglie di sbarramento pensate per cancellare le minoranze. Ma questo importa fino ad un certo punto, sostiene Tersite.
“Decisivo appare invece nell’immediato il piano renziano di governare fino al 2018 per vanificare i desideri elettorali dei Grillo (si stanno verificando le prime crepe nel muro di un personaggio che si vanta di essere antidemocratico n.d.t.) e delle Santanchè e mettere in soffitta il Cavaliere.
Per raggiungere questo obiettivo -scrive Tersite- Renzi ha accettato allegramente di fare un governo sostenuto dalla stessa maggioranza di Letta.
“Il duello Renzi-Berlusconi produrrà (se tutto procede secondo i piani dell’ex Sindaco) un cambio di personale che governa il sistema, ma senza scalfirne le fondamenta.”
Il cambio di personale si è visto: giovane, bella presenza e, forse, scarsa rappresentatività istituzionale. Ci chiediamo: saranno capaci i poco esperti trenta-quarantenni di cogliere e sciogliere i lacciuoli che una ferrea, astiosa e autoreferenziale classe dirigente vecchia e supponente – “le grisaglie incartapecorite”- non mancherà di disseminare lungo il percorso delle riforme tanto attese?
Sarà messo in mora il potere dei boiardi di Stato con tutto il sistema che essi rappresentano? Saranno capaci di realizzare la svolta tanto attesa?
Alle nostre domande risponde Tersite e la risposta non conforta -“Gli oppressi, i poveri, gli sfruttati rimarranno tali ancora a lungo, anche se magari resi invisibili da una luccicante vernice modernista.
Non è la cupa profetessa troiana Cassandra che lo dice, ma è il vostro affezionato milite greco Tersite.
Eppure, come nelle peccaminose città di Sodoma e Gomorra,  su cui si abbattè la punizione biblica, anche alla nostra Italia basterebbe un pugno di “giusti” per salvarsi.
Ma dove sono i giusti? Ad un potere di fatto bipartisan risponde oggi una avvilente opposizione vaffanculista (o leghista) impegnata in sterili proclami demagogici, capace solo di insultare i potenti via web. Mentre il sistema del profitto avvelena la terra ( e noi ne siamo vittime, in questa landa definita “terra dei fuochi”, n.d.t.); genera guerre feroci; stravolge il clima; in Italia ci si scanna per un posto, un appalto, un voto in più. Di questo passo i prossimi scontri elettorali saranno tra destra/destra, armata di televisioni e di soldi sporchi e una sinistra/destra che nuota felice nel fiume di merda del capitalismo in agonia.
Sullo sfondo l’incompiuta Europa, gigante dai piedi di pastafrolla, Babele di lingue e di denari, brodo di coltura di nuovi razzismi. Servirebbe una svolta radicale,ma ormai quasi nessuno la progetta più. Se non scrivessi per un giornale di satira, ci sarebbe solo da piangere..”
Così chiosa Tersite de IL NUOVO MALE.
C’è poco da ridere o sorridere, si capisce.
Nella narrazione degli eventi che da tempo realizziamo per lasciare traccia nel solco della storia, piccola storia del nostro quotidiano, non mancheremo, pure stavolta, di accostarci, pur se per titula, ai fatti più rilevanti della cronaca.  S’è parlato e si parla tutt’ora , della nuova Tasi, del tempo del coraggio, di parole guerriere, di minestrone pressoché indigeribile riferito al programma di governo; di derby ideologico sulla giustizia; di coro delle lamentazioni; di divertimento al Senato; del cucù di Casini su Alfano; di roba da bacchetta magica; di una grande rappresentazione teatrale; di omicidio politico di Letta; dello svecchiamento della classe dirigente; di disoccupazione allucinante, di crisi sociale e del nodo povertà.
Di pantano e governicchio, di congiure di palazzo e via dicendo, per dimissioni e rinvii a giudizio, capitoli stantii della solita storia. E delle solite parole.
Se non ci fossero di mezzo fallimenti,  suicidi e guerre alla svolta della strada, ci verrebbe da dire, ricordando
Wodehouse: alla buon’ora, Renzi!

Napoli, 5 marzo 2014