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AFRAGOLA CHIAMA, BENEVENTO RISPONDE
di Luigi Antonio Gambuti

Due gli eventi che hanno segnato, positivamante, l’agenda dei giorni di questo incipiente inizio di stagione.

L’inaugurazione della stazione TAV di Afragola e l’accesso in serie A del Benevento calcio.

Non si può trascurare l’importanza dei due momenti, punti fermi che resteranno nella storia dei nostri territori come segno di riscatto da una condizione di minorità da un lato e di inaffidabilità dall’altro, che costituiscono , purtroppo, il profilo di visibilità che ci rappresenta da anni.

La stazione di Afragola, opera prestigiosa ed imponente progettata dall’archistar irachena Zaha Hadid , rappresenta il segno tangibile di un impegno quotidiano, perseverante, includente ed esclusivo, di una classe dirigente , che per una volta tanto ha conseguito un obiettivo di sicuro prestigio, che ha dato alla città ed ai suoi abitanti uno shock mediatico di straordinario successo. La stazione TAV, ovvero porta di Napoli, snodo strategico per lo sviluppo di un’area che investe gran parte del territorio regionale, rappresenta una conquista dovuta all’impegno politico e alla capacità di azione di un sindaco e dei suoi collaboratori che – con lungimirante caparbietà – ha portato a termine un progetto disegnato , abbandonato e contestato che da anni era rimasto tale, senza che nessuno fosse stato capace di portarlo ad esecuzione.

Il sindaco Tuccillo e la sua amministrazione hanno visto premiato il loro impegno allorquando il primo treno ha fermato la sua corsa alla stazione, dando alla nuova struttura l’avvio operativo, fra l’ammirazione e l’apprezzamento dei presenti.

Non di poco prestigio il parterre: il capo del governo Gentiloni, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti on.le Del Rio; i responsabili di RFI, il governatore De Luca e tanti altri soggetti che hanno fatto da testimoni al lieto evento.

Poche, sobrie, le parole pronunziate dalle autorità convenute.

Specialmente quelle mirate a rassicurare il territorio, aggredito, nelle giornate precedenti la manifestazione, da una terrificante sequela di violenze.

“Lo stato garantirà sicurezza e sviluppo , lo stato alza la testa , orgoglioso delle sue grandi opere” ha detto il premier,  cui hanno fatto eco le parole del sindaco on.le Tuccillo che, per la realizzazione della struttura, non ha fatto risparmio di energie.

“Si tratta di un risultato straordinario, se si pensa che quando ci siamo insediati, nel 2013, i lavori erano fermi al palo e molti non credevano più nella realizzazione del progetto. Quello della stazione è stato da sempre il mio impegno per il territorio e oggi con grande soddisfazione si trasforma in un’ opportunità di crescita e di sviluppo per la grande Area Metropolitana all’interno della quale Afragola si candida ad un ruolo di primo piano per il rilancio della Campania e dell’intero mezzogiorno.”

Un impegno sicuro, questo delle Istituzioni, che dovrà essere condiviso ed accompagnato dal consenso vigile ed interessato dei cittadini che, in ultima analisi, saranno i veri protagonisti dello sviluppo progettato.

Alla realizzazione afragolese, risponde la sportiva Benevento che ”miracolosamente”è schizzata in serie A del campionato di calcio, dopo appena un anno in serie B.

Non si può definire, con poche parole, l’entusiasmo che si è scatenato l’altra notte: un’intera provincia, il Sannio accantonato dalle “signore”del potere, ha rialzato la testa, segnando orgogliosamente la sua presenza in una regione che ha sempre dato spazio a una politica costiera, facendosi matrigna delle pur prestigiose e ricche di risorse zone interne.

La presenza in serie A porterà a Benevento l’attenzione che merita, si auspica, quello sviluppo turistico che, al di là delle riconosciute grandi opportunità enogastronomiche, religiose e archeologiche, aprirà la provincia, il Sannio intero, all’attenzione della comunità nazionale e sovranazionale per quanto sarà capace di fare in campo sportivo.

Clemente Mastella, sindaco “talismano”, ha detto: “la mia gente ha visto concretizzarsi un sogno storico..un risultato del genere per me è anche simbolo di riscatto e di soddisfazione..il riconoscimento della nostra storia, anche se arriva attraverso uno sport come il calcio…”

Quante cose ancora si potrebbero scrivere in materia.

Ma facciamo punto. In queste ore salutiamo la liquefazione dei pentastellati – condannata l’insolente strafottenza di alcuni suoi rappresentanti-; la tenuta,malgrado tutto, del partito democratico; la riproposizione dell’ombra del biscione e la liquidazione di alcuni partiti usciti di scena. Senza dire dei consueti brogli e dei mercati di schede elettorali con annessi contraccolpi sulla qualità morale di alcuni candidati.

Fallito miseramente l’accordo per la riforma della legge elettorale; riemersi gli immarcescibili franchi tiratori, si è tornati, punto e a capo, a recitare una commedia antica e sempre nuova che, se non fosse per il male che arreca al paese, farebbe sbellicare dalle risate.

Più lontane, risuonano le difficoltà di Theresa May nel trovare la quadra di governo e il successo straordinario di Macron che ha messo le mani sulla Francia intera.

P.S. In riferimento a quanto detto in merito alle dinamiche che investono l’operato dei politici e il destino democratico del Paese, e in risposta a quanti lamentano l’isolamento cui sono relegati perchè tenuti fuori dalle stanze del potere, ci piace riportare quanto ha detto il Papa in visita al Quirinale, giorni addietro.

Mi attendo da tutti coloro che hanno responsabilità in campo politico e amministrativo un paziente e umile lavoro per il bene comune, che cerchi di rafforzare i legami tra la gente e le istituzioni perchè da questa tenace tessitura e da questo impegno civile si sviluppa la vera democrazia e si avviano a soluzione questioni che, a causa della loro complessità, nessuno può pretendere di risolvere da solo.”

Ricordate il “vae soli” di Mons. Bonazzi che nel 1908 incitava i giovani cattolici ad associarsi, sostenendo che è difficile rompere la cordata formata da un triplice filo: funiculus triplex difficile rumpitur?

Papa Francesco, più di un secolo dopo, rivolge lo stesso invito a noi contemporanei, chiamandoci a collaborare per vincere le sfide e a riporre le armi della neghittosità e dell’invidia.

Questo è quanto, come si dice, e facciamone tesoro.

Napoli, 21 giugno 2017