Immersi nella profondità di Dio
Immersi nella profondità di Dio
di frate Valentino Parente
Ascensione del Signore:
caparra della vita eterna
e promessa dello Spirito Santo
Anno A – 24 maggio 2020. Atti 1, 1-11. Vangelo di Matteo 28, 16-20
Celebriamo oggi la sesta domenica di Pasqua.
Domenica che coincide con la solennità dell’Ascensione del Signore al cielo.
In questi quaranta giorni che intercorrono tra la Pasqua e l’Ascensione del Signore, la Chiesa ci invita a guardare al cielo, nostra patria definitiva, alla quale il Signore ci chiama.
In realtà già da subito ci ha messo nel cuore il desiderio del cielo.
Infatti già nel giorno di Pasqua, la seconda lettura ci invitava ad alzare lo sguardo e il cuore al cielo con queste parole: “fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio. Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Colossesi 3,1-2).
Per conoscere un poco più a fondo la festa di oggi, invece che sulla pagina del Vangelo, ci soffermiamo prevalentemente sulla prima lettura, che è l’inizio degli Atti degli Apostoli, perché è l’unico testo che, in modo più ampio, narra questo episodio.
L’Autore, tradizionalmente identificato con l’evangelista Luca, è lo stesso che ha scritto il terzo vangelo
Infatti all’inizio degli Atti, brevemente, accenna all’opera precedente: “Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo”.
Come il primo racconto, così anche il testo degli Atti è dedicato a Teofilo.
Probabilmente, si tratta di un uomo storico, concreto, un personaggio importate dell’amministrazione greco-romana, ma il nome ha un valore simbolico notevole, è un nome significativo, letteralmente: “amico di Dio”.
Effettivamente, potrebbe essere il nome di una persona storica, a cui Luca dedica la sua opera in due volumi, ma potrebbe anche essere un espediente per dedicare questa opera a ogni lettore che si considera amico di Dio.
Se io sono interessato a Dio e voglio conoscere meglio l’opera di Gesù e della sua Chiesa, questo libro è stato scritto per me.
Da buon narratore, iniziando il secondo volume, Luca fa un passo indietro e riprende il racconto del vangelo, è una specie di abbottonatura, in modo tale che le due parti non perdano di continuità.
Il Cristo Risorto si mostrò ai discepoli vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, parlando loro di molte cose riguardanti il regno di Dio e mangiando con loro.
Questo è un particolare importante, perché è da questi incontri con il Cristo risorto che mangia con i discepoli, che deriva l’abitudine della celebrazione eucaristica.
Ogni domenica, e addirittura ogni giorno, la frazione del pane, cioè la celebrazione eucaristica, è il modo con cui i discepoli continuano a mangiare con il Signore, ad ascoltare la sua parola e a riceverne la forza per metterla in pratica.
Durante uno di questi appuntamenti, Gesù chiede di rimanere a Gerusalemme e di attendere “l’adempimento della promessa del Padre (…): sarete battezzati in Spirito Santo”.
Gli apostoli, ancora legati alla vecchia concezione del Messia come restauratore di Israele, credono che il tempo sia ormai giunto, e chiedono: “Signore è questo il tempo in cui restaurerai il regno di Israele?”.
La risposta di Gesù è alquanto dura: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo e mi sarete testimoni, a Gerusalemme, in Giudea nella Samaria e fino agli estremi confini della terra”.
Nel Vangelo, oltre questa circostanza, ci sono almeno un paio di occasioni, in cui viene chiesto a Gesù, il tempo preciso sulla fine dei tempi o sui destinatari di un insegnamento, in Mt 24,3: “Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo?”.
Allora Pietro disse: “Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?” in Lc 12,4.
Gesù non ha mai risposto per soddisfare una semplice curiosità, degli apostoli o di altri ascoltatori, ma li ha sempre richiamati ad un impegno serio e costante.
Anche qui: Non sta a voi conoscere i tempi e i momenti, voi occupatevi della testimonianza!
Adesso, è il tempo della Chiesa, è il momento della testimonianza.
Lo Spirito Santo impegna ogni cristiano ad essere testimone del Signore Risorto.
Nel Vangelo troviamo un altro particolare.
Gesù dà appuntamento ai suoi discepoli sul monte e quelli, pur dubitando, si avvicinano ed Egli dà a loro l’incarico, la missione di “fare discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” e assicurando loro la sua presenza fino alla fine.
Come Gesù chiede agli apostoli di essere testimoni “fino ai confini della terra”, così, da parte sua, Gesù promette di stare con loro “fino alla fine del mondo”.
“Fate discepoli tutti i popoli”: offrite a tutti la vostra esperienza, offrite a tutti la possibilità di creare un rapporto intimo con il Signore, lasciando intravedere, attraverso la vostra vita, la bellezza di quella libertà che di tale rapporto è frutto.
E rimanevano lì, con il naso in su a fissare il cielo, a contemplare colui che veniva portato dalle nubi verso l’alto.
Ed ecco anche qui, come al mattino di Pasqua, la presenza di “due uomini in bianche vesti”, che intervengono per scuoterli e richiamarli al loro compito: “Perché state a guardare il cielo?”.
È un chiaro invito anche per noi a non perdere tempo in elucubrazioni strane, a non rimpiangere il passato, a non restare fermi su noi stessi, impantanandoci nelle nostre discussioni senza fine, ma ad impegnarci nel quotidiano.
Il compito nostro, come allora quello degli Apostoli, è quello di essere testimoni, con la forza dello Spirito Santo.
Il Signore ancora una volta ci chiede di essere credenti… credibili.
Napoli, 22 maggio 2020