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Allevare maiali tra cultura e percezione del benessere animale

di Pasquale Falco

 

Comincia con questo numero la pubblicazione di alcuni articoli sugli allevamenti di suini, che richiedono una gestione complessa, per i vari aspetti relativi all’ organizzazione dell’allevamento, alle strutture necessarie e alla gestione degli effluenti zootecnici.

I suini sono stati tra i primi animali ad essere addomesticati dall’ uomo; ancora oggi la società contemporanea fa un grosso uso di carni suine.

Alcune religioni (Islam ed Ebraismo) lo vietano espressamente nell’ alimentazione, considerandolo “animale impuro”, altre (Induismo e Buddismo) indirettamente, favorendo regimi alimentari vegetariani per il rispetto verso tutte le altre forme di vita.

In Occidente, invece, vale il detto che “del maiale non si butta via niente”.

Infatti, esso è fatto oggetto di allevamento nelle porcilaie, strutture estensive ed intensive, queste ultime particolarmente diffuse nel nostro Paese.

Un obiettivo da perseguire è quello di realizzare porcilaie che non siano più strutture di produzioni intensive, meccanizzate, gestite per ottenere la massima produzione a parità di impegno di risorse.

In un rapporto più “sano tra uomo e animale sfruttato”, è auspicabile l’introduzione di procedure e applicazione di concetti più “estensivi”, che mettano ancor più al centro dell’attenzione degli allevatori il benessere animale.

Suinicoltura: l’evoluzione accrescitiva

I suini sono stati tra i primi animali ad essere addomesticati dall’uomo.

Ancora oggi sono allevati in strutture dedicate, di tipo estensivo o intensivo, particolarmente diffuse queste ultime, nel nostro Paese.

maialinoTra gli allevamenti dei vari animali da reddito, le porcilaie richiedono una gestione complessa per far fronte a vari e delicati aspetti peculiari dei suini.

Tra questi, si ricordano:

  1. l’evoluzione durante l’accrescimento, che è collegata ovviamente oltre che all’età e al sesso, anche allo stato fisiologico e al peso raggiunto in un determinato periodo;
  2. l’indirizzo produttivo dell’allevamento, (riproduzione e/o ingrasso) che dipende dalla finalità che l’allevatore vuole perseguire col suo prodotto finale e ne condiziona l’organizzazione dell’allevamento stesso;
  3. la necessità di strutture di contenimento specifiche (collettive, singole, per gruppi omogenei) per ottenere le migliori condizioni di stabulazione dei capi allevati;
  4. la complessa gestione degli effluenti zootecnici, che è condizionata dalla necessità di allontanare rapidamente i reflui dalle porcilaie verso le strutture di accumulo, dai quantitativi prodotti e dallo scarso stato di addensamento in cui essi si presentano.
  1. Evoluzione. Per quanto concerne l’accrescimento evolutivo che si registra a partire dalla nascita, conviene suddividere l’intero ciclo vitale dei suini in fasi, costituite sostanzialmente dai seguenti momenti:

         -  l’allattamento subito dopo la nascita,

         -  lo svezzamento,

         -  il magronaggio,

         -  la riproduzione,

         -  l’ingrasso,

         -  il finissaggio.

La riproduzione e l’ingrasso costituiscono due percorsi diversi, alternativi, ai quali i maiali vengono indirizzati subito dopo la pubertà.

Il finissaggio rappresenta la parte terminale dell’ingrasso, mentre la riproduzione comprende, ovviamente:

la fase gestazionale e la fase del parto in senso stretto.

Alla nascita i suinetti vengono allattati direttamente dalla mamma, e nella stessa struttura di contenimento con la mamma sono tenuti per tutta la durata dell’allattamento.

In questa fase i suinetti passano da 1,3 kg registrati in media alla nascita fino ad un minimo di 6-8 kg.

Vengono poi separati dalla genitrice per lo svezzamento, che i suinetti conducono, in strutture collettive, fino al suo termine.

 1Il grafico rappresenta la prima parte del ciclo vitale di un suino, dalla nascita alla pubertà

L’inizio dello svezzamento può variare, in genere si distinguono tre tempistiche, alternative tra loro:

  • di inizio svezzamento molto precoce, che avviene dopo 14 giorni circa dalla nascita ed è tipica (come la tempistica successiva) degli allevamenti intensivi,
  • precoce, che avviene dopo 23-26 giorni circa, ed è generalmente la più applicata, ed infine
  • tradizionale, che avviene dopo 50 giorni, ed è tipica degli allevamenti meno intensivi, dove si vuole privilegiare una strutturazione graduale e soddisfacente del capo.

Lo svezzamento termina, comunque, verso i 70-75 giorni di vita, quando i suinetti hanno raggiunto un peso di 25-30 kg e passano, quindi, nella fase di magronaggio.

Posto tra svezzamento e successivo ingrasso, il magronaggio è una fase intermedia durante la quale i capi registrano un accrescimento graduale che li porterà, a circa 4 mesi dalla nascita, prima ad un peso di 50-60 kg e poi ad un peso di circa 100 kg a distanza di circa 7 mesi dalla nascita, a tal punto i capi raggiungono la pubertà.

In questo periodo vanno delineandosi le peculiarità di ciascun suino che inducono l’allevatore a decidere il percorso ulteriore che ogni capo dovrà seguire, venendo destinato o alla riproduzione o all’ingrasso.

Per quanto concerne la nomenclatura utilizzata per i suini, essa è abbastanza ampia, essendo correlata ad ognuna delle fasi di accrescimento elencate in precedenza.

Essa è connessa oltre che all’età e al genere, anche alla specifica funzione produttiva o riproduttiva del singolo capo allevato.download

Dopo la nascita e durante l’allattamento, i suinetti vengono definiti lattònzoli, a prescindere dal sesso.

Successivamente, invece, durante la fase di svezzamento, separati dalla genitrice, vengono chiamati lattòni, sempre indipendentemente dal sesso e fino al termine dello svezzamento.

Quindi nella successiva fase di magronaggio, vengono denominati all’inizio magroncèlli, fino ai 50-60 kg, e poi magròni, fino al limite della pubertà, quando raggiungono il peso di circa 90-100 kg.

Al termine del magronaggio i suini sono avviati alle successive fasi di allevamento.

Napoli, 26 maggio 2020