La Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna mette in mostra le proprie opere legate al ’600 Bolognese.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna mette in mostra le proprie opere legate al ’600 Bolognese.
di Mario Mormile
Nella sua sede in Via Farini numero 15, all’interno delle sale di Casa Saraceni, sarà possibile fino alla metà di Ottobre visitare una selezione di opere di alcuni degli autori che hanno influenzato la pittura italiana ed europea, parliamo di grandi nomi legati alla città di Bologna, come Guido Reni e il Guercino, ma anche tutta una serie di autori formatisi nel capoluogo emiliano. La mostra è stata curata Angelo Mazza e prevede una serie di opere in parte esposte nelle collezioni comunali ma in parte selezionate per l’occasione dai depositi e quindi normalmente non accessibili al pubblico che riguardano diverse fasi della pittura bolognese del XVII secolo.
Il ’600 è l’epoca più florida per l’arte pittorica bolognese, che grazie all’impulso dei Carracci e alla loro accademia di pittura fondata a fine ’500 sono stati in grado di superare il Manierismo di quegli anni e di riportare al centro lo studio del naturale, in parallelo rispetto all’attività di Caravaggio che però ebbe risultati differenti. Da quella scuola sono uscite diverse generazioni di pittori che hanno finito con il loro stile per influenzare il corso dell’evoluzione artistica di quegli anni, che arrivò a diffondersi in tutte le corti italiane ed europee, come testimoniato anche dai viaggi di questi protagonisti. Tra essi proprio Guido Reni è stato tra i principali e più apprezzati allievi dei Carracci creando a sua volta allievi di qualità come il Cantarini, Guercino invece studiò con pittori minori ma riconobbe sempre su di sè l’influenza dei Carracci.
Di Guido Reni si trova in mostra un quadro ambientato nell’antica Roma come il suicidio di Lucrezia, un episodio tanto osannato dalla letteratura di ogni tempo, poi vi è un San Pietro penitente del Guercino ed alcune opere frutto di artisti di talento meno celebri come Marcantonio Franceschini, oppure il classicista Carlo Cignani. Numerosi sono i ritratti presenti ma ciò che stimola maggiormente l’interesse sono due generi che hanno segnato la svolta nel panorama internazionale pittorico e che hanno contribuito a portare il nome della scuola bolognese ovunque: la serie di scene tratte dalla realtà quotidiana che tanto fecero scalpore con Annibale Carracci con capolavori come il famoso “mangiafagioli” ma anche i dipinti con i macellai e i mestieri comuni, e poi l’altro genere è quello del quadraturismo, con le sue prospettive, che tanto si diffonderà per tutto il ’600 decorando palazzi e dimore nobiliari.
Bologna, 31 luglio 2019