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Il cammino delle donne per lo sviluppo nel dibattito internazionale

di Martina Tafuro

“Genere è la definizione socialmente costruita di donne e uomini. E’ l’immagine sociale della diversità di sesso biologica, determinata dalla concezione dei compiti, delle funzioni e dei ruoli attribuiti a donne e uomini nella società e nella sfera pubblica e privata. E’ una definizione di femminilità e mascolinità culturalmente specifica, che come tale varia nello spazio e nel tempo (…) Genere non è solo una definizione socialmente costruita di donne e uomini, è anche una definizione culturalmente costruita della relazione tra i sessi. In questa definizione è implicita una relazione ineguale di potere, col dominio del maschile e la subordinazionedel femminile nella maggioranza delle sfere della vita” 
Consiglio d’Europa (1998).
Gender mainstreaming: conceptual framework, methodology and presentation of good practices

Il percorso portato avanti contro le discriminazioni delle donne e le lotte per l’affermazione dell’uguaglianza di genere, prende le mosse nei primi anni settanta.

E’ in questo determinato periodo storico che il tema “donne e sviluppo” entra nel dibattito internazionale, in concomitanza con la travolgente diffusione del movimento femminista.

Cronologicamente, è con l’approvazione della Convenzione per l’abolizione delle discriminazioni contro le donne (CEDAW), da parte delle Nazioni Unite nel 1979, che si avvia il dibattito e la lotta per le conquiste femminili.

Successivamente si sono svolte le Conferenze Mondiali sulle Donne di Copenhagen (1980) e Nairobi (1985) e la Conferenza mondiale sui diritti umani di Vienna (1993).

In tutte queste sedi, è stato affermato il principio di parità, di opportunità, di retribuzione, di diritti nella sfera pubblica e privata, oltre che l’eliminazione di ogni forma di discriminazione sessuale e di violenza nei confronti del genere femminile. Il punto di svolta del percorso di lotta è stato raggiunto con la Quarta Conferenza Mondiale delle Donne di Pechino (1995).

Punto di svolta, perché a Pechino si registra un cambio nei contenuti e nelle azioni intraprese nelle lotte per la risoluzione della questione femminile, essenzialmente in riferimento al dualismo sviluppo/sottosviluppo.

Due concetti in particolare, il gender mainstreaming e l’empowerment entrano a far parte del processo sociale e culturale, che investe il modo di affermare diritti, interessi, obblighi e opportunità dell’universo femminile e del mondo maschile.

Il progetto che nasce con la Conferenza di Pechino non è: “rivolto ad incidere soltanto sulle condizioni di vita e di lavoro delle donne, bensì inteso a rimodellare la realtà complessiva a partire dalla forza delle donne come soggetti capaci di portare cambiamento”.
Iniziano, così, a crearsi tutti quegli strumenti e mezzi tesi a favorire percorsi di uguaglianza di genere nelle politiche di cooperazione e, soprattutto, per educarsi a un nuovo modo di leggere il rapporto tra donne e uomini nello sviluppo equamente centrato su entrambi i sessi e non focalizzato esclusivamente su l’uno o l’altro.

Parallelamente all’istituzionalizzazione della questione “donne e sviluppo”, nascono nuovi percorsi per combattere le diseguaglianze.

Nell’approccio conosciuto come WID Women in Development (Donne nello Sviluppo), elaborato negli anni settanta, le risorse dello sviluppo venivano utilizzate per migliorare la condizione femminile e spiegare il ruolo delle donne nella realtà sociale. In altri temini, le donne venivano considerate, così, una categoria prioritaria di beneficiari dei progetti di sviluppo.

Era, in ogni caso, un passaggio obbligato che semplificava la riflessione teorica e l’analisi delle esperienze pratiche e portava alla definizione dell’approccio di genere (GAD).

La logica di tipo GAD Gender and Development (Genere e Sviluppo), è figlia degli anni ’90, rappresentazione dello specchio di una società a democrazia partecipata alla continua ricerca di una più equa distribuzione del potere tra donne e uomini.

L’introduzione della categoria (GAD) permette di cambiare radicalmente la percezione e la comprensione delle relazioni tra uomo e donna. Attraverso di essa le disuguaglianze non sono più assunte come evidenze statiche, ma interpretate come prodotti dinamici della società, della cultura, dell’organizzazione economica e delle relazioni di potere.

Nel 2000 la Dichiarazione del Millennio lanciò gli Obiettivi da raggiungere in quindici anni tra i quali quello destinato alla promozione dell’equità di genere e dell’empowerment delle donne, oggetto di quest’articolo.

Nel 2011, a vent’anni dalla Conferenza di Rio, concetti quali sostenibilità, equità ed empowerment sono punti essenziali sui quali l’ultimo Rapporto annuale dell’UNDP “Sustainability and Equity: A Better Future for All” , proprio del 2011, ritiene di dover partire per costruire un futuro migliore per tutti.

L’ultimo documento rilevante è l’impegno strategico a favore della parità di genere 2016-2019 dove è indicata la necessità di integrare una prospettiva di parità in tutte le attività e le politiche dell’Ue. Sono diverse le istituzioni e gli organismi che hanno il compito di tutelare e coordinare il lavoro per raggiungere. Attualmente, all’interno della Commissione europea c’è l’unità per l’uguaglianza di genere all’interno della Direzione Generale per la Giustizia e i Consumatori che se occupa. L’Unità della Commissione si avvale della collaborazione dell’ European Institute for Gender Equality (EIGE) che ha sede a Vilnius (Lithuania). Parallelamente esiste anche la Commissione per i Diritti delle donne e l’uguaglianza di genere (FEMM) del Parlamento Europeo, che promuove azioni all’interno del più alto organo rappresentativo dell’Unione europea.

Focus sul cammino delle donne tra WID e GAD

Finalità

Strategie

Rappresentazione descrittiva

Benessere

Assistenza

Prime strategie
1950-70

Lo scopo dello sviluppo è quello di rendere le donne madri sempre migliori. Le donne sono viste come beneficiarie passive dello sviluppo. Si riconosce il ruolo riproduttivo della donna e le strategie sono principalmente rivolte a fornire aiuti alimentari, a offrire misure contro la malnutrizione e la pianificazione famigliare.

Le politiche macroeconomiche di riferimento sono quelle della crescita accelerata attraverso   strategie per il soddisfacimento dei bisogni primari.

Equità

Origini approccio WID
Women’s Decade delle Nazioni Unite
1975-1985

 

Lo scopo   è quello di ottenere equità per le donne che sono viste come partecipanti attive allo   Sviluppo in un’ottica generale di redistribuzione delle risorse. Vengono riconosciute le   tre dimensioni del ruolo della donna (riproduttivo, produttivo e comunitario) e la priorità   dell’intervento è di assegnare autonomia economia e politica alle donne riducendo la   distanza che le separa dagli uomini.

Anti

povertà

Seconda fase
approccio WID
dal 1970 in poi

 

Lo scopo principale è quello di aumentare   la produttività delle donne a basso reddito. La povertà femminile è vista come un problema di sottosviluppo e non di subordinazione. Viene riconosciuto il ruolo produttivo delle donne e le priorità dell’intervento sono quelle di favorirne i guadagni soprattutto   all’interno di progetti su piccola scala.

Efficienza

Terza fase
approccio WID
dal 1980 al 1990 parallelamente alla crisi del debito dei   paesi in via di sviluppo

Lo scopo è quello di assicurarsi che lo sviluppo sia più efficiente   ed efficace attraverso il contributo economico delle donne e la partecipazione è spesso   messa sullo stesso piano dell’equità. Si cerca di rispondere ai bisogni e alle priorità dei   ruoli della donna con un approccio flessibile ai tempi delle donne.

Empowerment

Prima fase
approccio post WID
o prima fase GAD
favorito dalle donne dei paesi in via di sviluppo

L’obiettivo è di rafforzare le donne attraverso l’autorganizzazione   (self–reliance). Si riconoscono i tre ruoli delle donne e si cerca di rispondere ai bisogni e alle priorità strategiche delle donne indirettamente attraverso la mobilitazione   dal basso sui bisogni pratici di genere.

Equità

Diritti umani

Approccio GAD
emerso dalla quarta Conferenza delle Donne
di Pechino del 1995

Si introduce il concetto di equità come diritto umano e si sottolinea che le questioni della condivisione del potere e una più equa partnership tra donne e uomini sono prerequisiti sociali, economici e politici per uno sviluppo sostenibile e centrato   sulla persona.

fonte: Gender in Development Programme. Learning and Information Pack

Napoli, 3 settembre 2018