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30 Marzo 2019, ore 20:30. Spegnete le luci e ascoltate il grido di aiuto della Terra torna l’ Earth Hour.
di Martina Tafuro

“A te che perdi la strada di casa,
ma vai dove ti portano i piedi
e lo sai che sei libero
nelle tue scarpe fradice”
Laura Pausini

Spegnete le luci e ascoltate il grido di aiuto della Terra.

Sabato 30 marzo alle ore 20.30 torna l’ Earth Hour (l’ Ora della Terra), la grande mobilitazione globale del Wwf che, partendo dal gesto simbolico di spegnere le luci per un’ora, unisce cittadini, istituzioni e imprese in una comune volontà di dare al mondo un futuro sostenibile e vincere la sfida dei cambiamenti climatici.

La prima edizione del 2007, ha coinvolto la sola città di Sidney, negli anni la grande onda di buio si è diffusa in ogni angolo della Terra, oscurando piazze, strade e monumenti come il Colosseo, il Cristo Redentore di Rio, la Torre Eiffel, il Ponte sul Bosforo e tanti altri luoghi, per manifestare insieme contro i cambiamenti climatici.

Auguri a tutti quelli che amano la terra!

Marzo volge al termine, è stato questo un mese in cui si è parlato molto di Terra. Cosa ha lasciato dentro di me questo flusso ininterrotto di notizie?

Sono da sempre convinta che riti e precetti hanno soffocato per secoli gli esseri umani.

Le esperienze di relazione fatte nella mia parrocchia mi hanno convinto che avevo sì risolto il problema della libertà, ma non quello della socialità, del sentirmi parte di una comunità.

Senza riti e senza cerimonie vivo meno chiaramente, mi sento defraudata dello scambio culturale, psicologico, estetico.

Ecco! la celebrazione dell’ Ora della Terra è tutto questo, è quel rito laico che mi fa sentire parte dell’intera esistenza di ogni essere vivente.

Per un giorno, il 30 marzo, voglio pensare che il malfunzionamento è altrove.

Non ho l’intenzione di dar ragione a chi pensa di macchinare per trovare un posto, chiedere favori a chi dirige gli ospedali o a chi fa politica.

Voglio ancora provare stupore, fermarmi a sentire il mio amore per Gaia.

La diffusa ignoranza e smaniosa avidità della società dei commerci viola la diversità della natura, per la stessa bramosia crea ostacoli alla libera circolazione di uomini e prodotti.

Ma restando sul pezzo, cosa farò domani sabato 30 marzo?

Alle 20.30, sicuramente, spegnerò tutte le luci di casa.

In attesa, però, dell’Ora della Terra trascorrerò l’intera giornata, sognando chi volevo essere.

Ho deciso, leggerò nuovamente, uno dei miei titoli preferiti: “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach.

Jonathan è un volatile che si sente diverso dagli altri e come scopo nella vita non ha solo quello di procacciarsi il cibo, come tutti i suoi compagni, ma desidera imparare l’arte del volo per scoprire tutti i segreti e raggiungere la perfezione. Questa sua passione però è incompresa sia dalla famiglia, che cerca di spiegargli l’importanza di mangiare, sia dagli amici, che con il tempo cominciano ad escluderlo dallo Stormo Buonappetito.

Il gabbiano per quanto si sforzi di sembrare simile agli altri e provare a dedicarsi solo alla ricerca del cibo, non riesce ad accontentarsi e continua a desiderare la perfezione del volo, riuscendo sempre di più a fare acrobazie fuori dal comune. Questo suo amore per il volo però lo porta all’esilio, il Consiglio degli Anziani, infatti, lo bolla come reietto e il gabbiano viene allontanato dallo Stormo Buonappetito.

Fuori dal gruppo, Jonathan non può fare altro che continuare nella sua impresa e trascorre tutto il tempo che ha ad esercitarsi, ed è proprio durante una delle sue esercitazioni che incontra due gabbiani dalle piume splendenti che volteggiano nell’aria e lo convincono ad andare con loro nel Paradiso dei Gabbiani, dove c’è molto da imparare sul volo per raggiungere la perfezione.

Lì incontra Sullivan, che oltre a diventare suo amico è il suo mentore, e lo aiuta a carpire i segreti del volo e della vita.

Jonathan impara velocemente, ma sente sempre il suo corpo come un limite per raggiungere il suo scopo, ed è per questo che chiede al gabbiano più anziano, Chang, di insegnargli a volare alla velocità del pensiero, per riuscire a oltrepassare la soglia del “qui ed ora”.

Il gabbiano riesce anche in questo, ma nel frattempo Chang passa al Paradiso superiore lasciandogli un testamento in cui gli spiegherà che l’importante per raggiungere la perfezione non sta nel volo in sé, ma nel cogliere il segreto dell’amore.

A quel punto Jonathan decide di ritornare a casa, per insegnare ai suoi vecchi amici dello Stormo Buonappetito ciò che lui ha imparato.

Ma prima di rientrare nel suo cielo incontra sul suo cammino Flethcher, un gabbiano reietto molto simile a lui, che diventa il suo discepolo. Quando decide di tornare finalmente a casa, tutti apprezzano le doti, considerate ormai divine di Jonathan, ne restano affascinati, e lui capisce quale sia la sua vera strada, quella da seguire.

Ci tengo a precisare qui e ora, non sono una eco-sacerdotessa, ma inseguo il sogno, che si devono vivere pienamente le proprie passioni, anche quando non vengono capite o condivise e il sentimento di libertà che è insito in ognuno di noi, uomo o animale, è un sentimento che non deve essere trascurato, ma che anzi va curato per farci sentire appagati.

Voglio guardare dietro le quinte del banchetto gratuito che si consuma ogni giorno sulla Terra.

 Napoli, 29 marzo 2019