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Volontariato a scuola: come mascherare investimenti insufficienti nelle scuole
Per far recuperare gli studenti si richiamano i prof in pensione, terzo caso in pochi mesi.

di Stefano Cavallini*

In tempi di corsi di recupero vediamo come continua l’emergenza scuola….e ancora si parla di insufficienti fondi per l’andamento ordinario. Dopo Brescia e Bolzano, anche la provincia di Barletta, Andria e Trani approva la costituzione di un albo di ex docenti disponibili a mettere gratuitamente a disposizione degli studenti la propria esperienza didattica e professionale per realizzare attività di recupero e/o sostegno. I motivi della Giunta pugliese: chi è stato insegnante una volta, è insegnante per sempre; spazio al principio di solidarietà intergenerazionale.
Quante belle parole per mascherare altre verità. Non si investe nella scuola, non si ha intenzione di investire nella scuola, troviamo soluzioni a costo zero.
Le scuole pubbliche hanno sempre più difficoltà ad organizzare lezioni aggiuntive per il recupero degli studenti in difficoltà e con basso profitto? Non c’è problema: ci sono gli enti locali, che negli ultimi tempi si stanno sostituendo allo Stato. Peccato che lo facciano solo in un modo: riportando in classe gli insegnanti in pensione, coinvolgendoli in un’opera di mero volontariato.
La giunta provinciale BAT (Barletta-Andria-Trani) decide “di approvare l’iniziativa dell’istituzione di un Albo informale di docenti e professionisti in pensione disponibili a mettere a disposizione degli studenti gratuitamente la propria esperienza didattica e professionale per realizzare attività di recupero e/o sostegno in favore dei medesimi studenti”.
Il presidente e gli assessori provinciali hanno preso questa decisione, all’unanimità, dopo aver preso atto della “difficoltà sempre più crescente da parte delle Scuole” di organizzare i corsi di recupero, circostanza purtroppo reale visto che ormai metà degli istituti non li attivano. Una necessità che la Giunta pugliese riconduce alla “ormai tristemente famosa Spending Review”, che “ha ridotto, per lo più cancellato, questa opportunità disattendendo il principio, costituzionalmente garantito, del diritto/dovere all’istruzione”. E anche questo è vero, perché nell’anno in corso alle scuole italiane per il miglioramento dell’offerta formativa non sono arrivati i 1.480 milioni di euro del 2010/11, ma appena 521 milioni (con la promessa di un lieve incremento, a tutt’oggi mai concretizzato).
Ma se le premesse sono corrette, la soluzione escogitata in Puglia, come a Brescia e in Alto Adige, per risolvere il problema è inaccettabile.
Non è un discorso contro il volontariato. Però in questo modo lo Stato Italiano delega ad altri su funzioni proprie come l’istruzione e il diritto al lavoro.
La verità è unica: si bloccano gli stipendi, la progressione di carriera, l’indennità di vacanza contrattuale, tolgono i fondi del MOF (che significa Miglioramento dell’Offerta Formativa……da riflettere se queste parole hanno ancora un senso) e poi per recuperare mancanze si esalta l’importanza del volontariato.
Il volontariato è importantissimo, ma facciamolo fare non sull’ordinario (e i corsi di recupero secondo la circolare 92/2007 è un obbligo delle scuole). Quello deve restare di pertinenza dell’amministrazione perché è un dovere costituzionale dello Stato Italiano di garante del diritto allo studio e alla formazione dei giovani.
Tra poco si chiederà agli insegnanti in pensione di sostituire gratuitamente e mediante volontariato i docenti assenti per malattia per esempio. E’ successo poco tempo fa che due asili nido di Napoli, l’Agazzi di via Orazio e il Margherita di Savoia in via Santa Maria in Portico, sono rimasti chiusi perché non è stato possibile sostituire le maestre in malattia.
Il Presidente del I municipio, Chiosi ,ed il Vice Presidente, Pierantoni, hanno spiegato che “la situazione di cassa del Comune non consente di firmare nuovi contratti e quindi non è possibile inviare delle supplenti”.
Anche questo scandaloso, e speriamo mai frequente, accadimento è conseguenza della mancanza di fondi
Il punto è anche un altro: ci si dimentica che vi sono centinaia di migliaia di docenti precari, selezionati e formati (e altre decine di migliaia che stanno per essere formati visto che è partito l’iter per il secondo ciclo dei Tirocini Formativi Attivi) proprio per far crescere e sostenere i nostri giovani? Perché si ricorre a certe forzature che snaturano un principio chiave del nostro Paese: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro? Perché si dimentica che vi sono migliaia di docenti precari, selezionati e formati, laureati e abilitati, i quali per essere assunti a titolo definitivo devono attendere anche decenni? Perché si continua ad ignorare una precisa direttiva comunitaria che sostiene il contrario?
La verità è che si continuiamo a sfornare Leggi di Stabilità che comportano impegni probanti, sostenuti con svariate decine di miliardi di euro, ma poi per tagliare 400-500 milioni di euro alla Scuola si mette in crisi l’intero sistema d’istruzione.
Si cambierà direzione?

*Stefano Cavallini
Presidente Regionale Anief Campania

Napoli, 1 luglio 2014