In viaggio al tempo del Coronavirus. Il mondo sarà un libro e chi non viaggerà leggerà solo una pagina.
In viaggio al tempo del Coronavirus. Il mondo sarà un libro e chi non viaggerà leggerà solo una pagina.
di Andrea Tafuro
“Viaggiare è come sognare: la differenza è che non tutti,
al risveglio, ricordano qualcosa, mentre ognuno
conserva calda la memoria della meta da cui è tornato”
Edgar Allan Poe
Cara lettrice, caro lettore.
Il viaggio è una delle più belle metafore che la vita mette a disposizione, per parlare della vita che verrà.
Quando tutto questo finirà e saremo di nuovo popolo in cammino!
Prima di partire, la testa del viaggiatore è affollata da molte domande: “Mi divertirò?”. “Chissà se la compagnia sarà ok”. “Vale la pena lasciare tutto?”.
Arriva poi il momento in cui bisogna mettere a tacere le ansie e bisogna dedicarsi alla valigia e qui alcuni oggetti possono offrire qualche punto di riferimento importante per questa esperienza.
Portiamo dei libri per sognare…
Elogio della bicicletta. Ivan Illich ci guida alla riscoperta della bicicletta: della sua bellezza, della sua alternativa energetica alla crescente carenza di energia e al soffocante inquinamento. L’autore evidenzia che la bicicletta e il veicolo a motore sono stati inventati dalla stessa generazione, ma sono i simboli di due opposti modi di usare il progresso moderno.
La bicicletta permette a ogni essere umano di controllare la propria energia metabolica.
È il veicolo energeticamente più efficiente che ci sia, che non lede la natura umana, richiede un basso grado di energia e invita alla riscoperta quotidiana dell’ambiente dove viviamo.
È un mezzo di trasporto economico e silenzioso, che non rompe i legami della socialità e che soprattutto rispetta il nostro corpo e gli equilibri del pianeta.
La cultura dell’automobile esprime un sistema culturale fatto di esibizionismo, frastuono, lusso, mortificazione del corpo umano, che diventa un involucro rammollito senza alcun potere.
La bicicletta, è un mezzo di trasporto silenzioso, rispettoso sia del nostro essere spirituale, che del nostro essere in quanto corpo, poiché ci obbliga allo sforzo fisico ricordandoci che siamo uomini.
Homo scemens. Cronache di lucida criminalità ambientale. L’evoluzione dell’essere umano sembra percorrere la strada che va dall’Homo sapiens all’Homo scemens.
Il modello di sviluppo con il quale vive e di cui orgogliosamente si vanta, lo sta portando a un passo dall’estinzione.
Informare, far riflettere, ma anche sorridere e divertire, è lo scopo di questa pubblicazione.
Lo strumento usato dall’autore, Sergio Crippa, è immediato e diretto: 50 vignette graffianti, accompagnate da informazioni e dati scientifici.
Le vignette abbinate a spiegazioni scientifiche mostrano il tragitto che sta percorrendo l’uomo, il quale si sta avviando verso la classificazione di Homo scemens, che senza filtro crede alle frottole e sta distruggendo l’ambiente e il pianeta in cui vive.
L’Homo scemens, si nutre di ogni genere di vanità ed è stato inghiottito dalle menzogne economiche e politiche.
Il cambiamento è possibile, la rivoluzione deve prendere corpo nelle menti umane, che devono vincere la guerra contro gli stereotipi dell’Homo scemens.
Perché alle zebre non viene l’ulcera? La più istruttiva e divertente guida allo stress e alle malattie che produce. Con tutte le soluzioni per vincerlo. Perché alle zebre, non viene l’ulcera, ma nemmeno la depressione, la colite, l’infarto, il diabete e altre malattie croniche, mentre agli esseri umani sì?
Robert M. Sapolsky, risponde a questa domanda tutt’altro che oziosa, spiegando come, di fronte allo stress, il nostro organismo attivi le medesime risposte fisiologiche di quello animale. L’handicap dell’essere umano però, è quello di non essere in grado di disattivarle con rapidità allo stesso modo.
Con il supporto di divertenti trovate, aneddoti personali, uniti a un rigoroso impianto scientifico, Sapolsky ci permette di capire in che modo il nostro sistema nervoso e il nostro corpo reagiscono agli stimoli dello stress e ci insegna a gestirlo e a combatterlo.
La forza che da sempre anima il mondo femminile, trova conferma nelle pagine di due libri che narrano la storia di donne-coraggio, capaci di cambiare modelli e stili di vita immutabili, incidendo così sul destino di molti e contribuendo a creare una società più giusta e più equa che passa per le donne.
La parrucchiera di Kabul. Deborah Rodriguez, autrice di questo libro, è una volontaria americana arrivata in Afghanistan, a Kabul, nel 2003 con una piccola Organizzazione Non Governativa.
La protagonista di questa storia è una parrucchiera che fonda una scuola, la: Kabul Beauty School.
La scuola si trova in una strada fangosa della capitale afgana e le aspiranti parrucchiere entrano nel locale infagottate nei burka.
Le donne di cui ci racconta Deborah sono fiori calpestati, ma non spezzati, che sotto il burka celano storie di sofferenza e coraggio.
Questo libro, è un inno all’amicizia, perché nell’oasi della Kabul Beauty School, le donne hanno trovato uno spazio tutto per sé, dove sono nate complicità inaspettate, capaci di superare le barriere erette da una cultura repressiva.
In un paese in cui la strada verso la pace e la conquista dei diritti civili sembra impraticabile, questa impresa straordinaria lancia un messaggio di speranza.
A volte, anche un rossetto e un paio di forbici possono essere armi di rivoluzione. Mama Africa: una storia vera. Questa storia è intrisa d’amore.
Il luogo è l’Etiopia: uno degli inferni dell’Africa, paese di fame, carestie, HivAids.
Mama Africa è la storia di Haregwoin Teferra, di Addis Abeba, che ha trasformato l’immenso dolore per la morte del marito e di una figlia nel coraggio di accogliere e allevare decine di orfani dell’Aids.
Haregwoin era sull’orlo di una profonda depressione quando il prete del suo villaggio le portò due bambini, figli di due fra i milioni di morti che il virus dell’HIV provoca in Africa.
A dispetto delle resistenze dei propri familiari, Haregwoin, li prese con sé.
La voce si sparse in fretta, e ogni giorno arrivarono a bussare alla sua porta genitori sieropositivi oramai in fin di vita, supplicandola di accogliere i loro piccoli.
Oltre ogni limite economico e di buon senso, Haregwoin ha continuato ad allargare la sua famiglia, fino a creare un vero e proprio asilo per orfani e un rifugio per le madri ammalate. Davanti all’immensità della tragedia, Haregewoin allarga sempre di più il suo abbraccio, come in una Schindler’s list dei nostri tempi.
L’Aids è infatti l’Olocausto dimenticato, con le oltre venti milioni di vittime nel solo continente africano.
Buon viaggio! Buona lettura!
Non per fuggire dalla realtà, quanto per cogliere gli insegnamenti che porterai come regalo del viaggio nella tua realtà…al rientro nella normalità!!!
Napoli, 13 maggio 2020