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Filippo Timi e Marina Rocco protagonisti in “Una casa di bambola” per la regia di Andreè Ruth Shammah.

di Domenico De Gregorio

Mancava solo la musica di un carillon per completare il quadro di questa intensa rappresentazione, al teatro Bellini di Napoli, di “Una casa di bambola” per la regia di Andreè Ruth Shammah con Filippo Timi e Marina Rocco e la partecipazione di Mariella Valentini.

Una casa borghese, un nido d’amore, una gabbia dorata dove il freddo resta sempre fuori dalla porta, e dove il tepore è sottolineato dal colore rosa pastello che tutto ricopre e protegge, è lo scenario entro il quale si dipanerà una struggente storia familiare, pretesto per interrogarci sull’universale ed eterno scontro tra l’uomo e la donna.

In questa cornice che dovrebbe trasmettere serenità, aleggia la paura, la tensione così forte che sembra impossessarsi di ogni cosa e persona fin quasi a soffocare la giovane Nora ed il suo consorte Torvald.

Marina Rocco, veste i panni di Nora e non poteva essere scelta migliore, il candore, la bellezza infantile dell’attrice, incarna perfettamente lo spirito del personaggio creato da Henrik Ibsen, una donna vittoriana tutta dedita alla cura del marito e dei propri figli in maniere, oggi diremo, ossessiva. Sicura, forte ed al tempo stesso fragile, il personaggio di Marina Rocco si muove con disinvoltura all’interno delle mura domestiche, riuscendo a tessere con una, non si sa fino a che punto, consapevole arguzia, una tela che costringerà i due coniugi a parlarsi, a mettere in discussione il proprio essere, legato e condizionato dalle convenzioni morali e sociali. Nora riuscirà con sofferenza a prendere in mano le redini della sua vita decidendo di diventare adulta, non più bambola non più succube del mondo maschile.

La recitazione di Marina Rocco è perfetta, il suo talento ed esperienza è in continua evoluzione ed in questo lavoro dove il ruolo ha mille sfumature, mostra come sia pronta anche per interpretare ruoli drammatici. A farle da degno contraltare un grande Filippo Timi che in questo lavoro decide di vestire i panni di tutti i ruoli maschili, trasformazioni veloci prova di grande talento e bravura.

Con estrema semplicità Timi da Torvald, marito di Nora, si tramuta nel dottor Rank, con una mimica totalmente diversa e impeccabile e, ancora più impeccabile e credibile quando interpreta l’inquietante e inquieto Krogstad, il motore di tutta la vicenda drammatica. Nonostante i personaggi siano ben scritti e dotati di una forte personalità, Filippo Timi riesce a farli propri regalando anche momenti comici davvero intelligenti, che non stonano mai con il testo ed anzi, alleggeriscono la tensione gettando una luce nuova e più moderna su alcuni passaggi del dramma ibseniano.

I due attori in scena riescono perfettamente a esprimere gli antipodi del maschile e del femminile con tutte le loro contraddizioni e debolezze, senza dare, in questa messa in scena, alcuna condanna o assoluzione. Attorno ai protagonisti ruotano personaggi minori che la regista trasforma in coscienza, voce dell’io profondo da ascoltare per comprendere meglio se stessi. Grandi applausi per tutta la compagnia che ringrazia emozionata.

Napoli, 22 febbraio 2017