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Serie televisiva: la storia.

di Chiara Scamardella

Ottobre è un mese molto importante per i popoli anglosassoni, non solo per la rinomata e tanto attesa festa di Halloween, ma soprattutto perché ricomincia (a partire dalla terza settimana di settembre) la stagione telefilmica.

Già nel 1926 negli Stati Uniti c’erano alcuni esemplari di tv e si conducevano esperimenti per la trasmissione di segnale. Sin da subito si pensò di mandare in onda programmi preregistrati che si rifacessero allo stile ed alle tecniche cinematografiche: nel 1946 va in onda la prima soap opera Faraway Hill; nel 1947 Mary Kay and Johnny è il primo show a mostrare una coppia sposata nello stesso letto o una gravidanza (accadrà di nuovo solo dopo 20 anni); nel 1949 Captain Video and His Video Rangers è la prima science-fiction serie, realizzata per bambini; nel 1950 The Hank McCune Show usa per la prima volta una risata registrata.
Questa prima fase, definita della scarsità per la penuria di mezzi e programmazione, è ancora sperimentale e molto attaccata ai modelli cinematografici nonché alle sue tecniche in evoluzione: il sonoro, il colore, le trame. Dagli anni ’60 agli ‘80 invece, è l’era del broadcasting, del flusso di trasmissione continua che deve impegnare e influenzare ogni istante della vita del telespettatore. Gli ideali sono quelli della perfetta famiglia borghese e i programmi televisivi sono un perfetto rispecchiamento del mondo. Poi però i problemi sociali cominciano ad emergere e lo spettatore richiede sempre più informazioni dai programmi, che si basando sulla presa diretta e una tv di qualità, specializzandosi in singoli settori per attirare una fascia precisa di pubblico da fidelizzare. Grazie ad internet si entra, a metà anni ’90, nell’era dell’espansione, della crossmedialità: il racconto è costruito secondo una logica distribuita su una pluralità di media e supporti. I media creano nuovi mondi in continua espansione e con cui lo spettatore agisce in modo interattivo, influenzandoli o creando dei prodotti ad essi correlati, usando i social network per riunirsi in fandom: comunità di appassionati in grado di muovere l’intero sistema comunicativo contemporaneo.

Napoli, 20 ottobre 2015