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Save a Prayer, gli anni ’80 nel sinth pop dei Duran Duran
di Emanuela Cristo

In uno dei suoi brani più famosi, Raf si chiedeva “cosa resterà di questi anni ’80?”. Non sappiamo quale risposta abbia dato a sé stesso, ma una cosa è certa: se si parla di anni ’80 non si può non parlare dei Duran Duran. Nell’agosto del 1982 la band new wave inglese pubblicò Save a Prayer. Terzo singolo del secondo album, Rio, il brano è diventato uno dei loro più grandi successi, nonché uno dei classici del decennio.

I Duran Duran furono fra i protagonisti della seconda British Invasion, apripista dello stile New Romantic e pionieri nell’utilizzo della tecnologiaI Duran Duran, pionieri del sinth pop

Il cantante Simon Le Bon, scrisse il testo della canzone durante un tour, mentre la parte musicale fu messa a punto dal chitarrista Andy Taylor e dal tastierista Nick Rhodes. Pur trattandosi di un brano sull’incontro fugace di due amanti, l’atmosfera romantica ed evocativa descrive l’incantesimo che si crea tra due anime in cerca di compagnia per sfuggire alla solitudine:

Some people call it a one night stand
but we can call it

Un inno al carpe diem, che incarna a pieno lo spirito anni ’80.

I Duran Duran furono tra i primi ad utilizzare arrangiamenti multistrato nelle proprie canzoni, servendosi di poliritmi elettronici, avvicinandosi, appunto, alla musica elettronica, protagonisti di uno stile new wave e sinth pop. Save a Prayer si apre col suono di un sintetizzatore che ripete un arpeggio per tutta la durata del brano. Il ritornare della parola prayer e i cori cadenzati riproducono quasi un’atmosfera mistica, tipo mantra ripetuto, che si gonfia e si sgonfia fino alla fine.Il videoclip di Save a Prayer tra templi e spiagge da sogno.

La band inglese è stata pioniera anche nell’utilizzo del videoclip come forma d’arte, non solo confezionato come mero ed economico mezzo per promuovere un singolo, ma considerato come vera e propria dimensione artistica. I video dei loro brani sono fra i più curati di quegli anni e hanno contribuito a lanciare e consolidare l’immagine dei Duran Duran, rappresentanti di uno stile aggressivo ma allo stesso tempo raffinato ed elegante, che li porterà a concludere numerose collaborazioni con prestigiose case di moda. La nascente MTV fece molta leva sulla rotazione frequente dei video dei Duran Duran, in uno scambio reciproco che alimentò la fama dell’emittente così come quella della band.

A fare da specchio al misticismo rievocato dal suono di Save a Prayer, il regista Russell Mulcahy scelse lo Sri Lanka e la suggestione dei suoi luoghi sacri come location del video. Riprese aeree mostrano i membri della band fra le rovine della città-fortezza di Sigiriya, edificata su uno sperone di roccia a quasi 400 metri. Li rivediamo poi nell’antica capitale Polonnaruwa, tra il Rankoth Vehera, le colonne del Vatadage e il Gal Vihara, con le statue del Buddha disteso, il Buddha seduto e il Buddha in piedi, al cospetto del quale i ragazzi si fermano in ammirazione alla fine del video.

Save a Prayer e lo spirito degli anni ‘80

A dispetto dell’atmosfera paradisiaca, le riprese del video incontrarono non pochi imprevisti. Tra elefanti imbizzarriti e conseguenti costole rotte, dissenterie asiatiche e ricoveri, e la minaccia di una guerra civile in un paese estremamente povero, non fu facile portare a termine il lavoro.

Nonostante questo, il video è ancora oggi uno dei più riusciti e maggiormente ricordati della band. Save a Prayer arrivò al secondo posto delle classifiche inglesi, preceduta solo da Eye of the Tiger dei Survivor. Con la sua atmosfera di dolente nostalgia, riconoscibile già dalle prime note, è ormai un evergreen, sicuramente una delle canzoni migliori e più rappresentative degli anni ’80.

Napoli, 28 giugno 2022