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Sabato di Pasqua a Poggioreale per Radicali Italiani: tanti i problemi ma c’è anche qualche eccellenza
di Fabrizio Ferrante

Sabato di Pasqua dietro le sbarre per una nutrita delegazione di Radicali Italiani che, dopo le visite del venerdì Santo ad Aversa e Pozzuoli, ha concluso il suo giro di ispezioni prepasquali nella casa circondariale di Napoli Poggioreale. A guidare il gruppo, il membro della direzione nazionale di Radicali Italiani, avvocato Raffaele Minieri, assieme ad Emilio Quintieri e Sarah Meraviglia, del comitato nazionale dello stesso movimento. Nel corso della lunga ispezione nel carcere partenopeo, la delegazione è stata accompagnata dalla direttrice, dottoressa Maria Luisa Palma e dal commissario capo Antonio Sgambati, già abituato a seguire i radicali durante le visite ispettive.

Le cifre emerse durante il colloquio coi due dirigenti del carcere, parlano ad oggi di 2193 detenuti (di cui oltre 1.100 in attesa di giudizio) in un penitenziario che può contenerne non più di 1700, dunque è ancora evidente un sovraffollamento che in taluni padiglioni particolarmente degradati coincide con condizioni di vita rese ulteriormente complicate dalla fatiscenza della struttura. È il caso dei padiglioni Salerno, Napoli e Milano che saranno a breve – come spiegato dalla direttrice – oggetto di ristrutturazioni in qualità di opere pubbliche. “E’una scelta politica per un nuovo carcere”, ha tenuto a evidenziare la dottoressa Palma che ha promesso quanto prima l’istituzione di 300 nuovi posti nel carcere partenopeo con il completamento del primo lotto del padiglione Genova (inizio lavori a giugno, consegna prevista a dicembre) del padiglione Venezia e con il rifacimento già in corso dei padiglioni Salerno e Roma. Il tutto grazie anche all’impiego dei fondi della cassa ammende. Promessi anche una nuova cucina – che per un periodo di due mesi sarà sostituita da una cucina da campo – mentre tramite un montacarichi è stato risolto l’annoso problema delle vivande servite fredde ai detenuti. Prevista infine la manutenzione delle docce del centro clinico San Paolo.

La direttrice del carcere ha inoltre fatto notare, nel corso del colloquio coi radicali, che vi sono diversi casi di detenuti incompatibili col regime detentivo e, nonostante le richieste di differimento pena che partono dall’istituto stesso, le risposte molto spesso tardano ad arrivare. Al momento a Poggioreale lavora circa il 10% dei detenuti (più o meno 200 persone) e per incrementare il numero di lavoratori dietro le sbarre è stato liberato il sottopadiglione del reparto Firenze, dove sorgerà un’attività produttiva che sarà stabilita mediante un bando pubblico. Obiettivo, iniziare la produzione da giugno. A breve potrebbe aprire una pizzeria (con tanto di formazione per i pizzaioli detenuti) mentre presto i detenuti potranno intrattenersi in un’area verde con le proprie famiglie per dei colloqui anche a misura di bambino. Inoltre, presto nel padiglione Avellino al posto di 16 celle sorgeranno otto stanze adibite alla socialità. Ulteriore segno di apertura di un’amministrazione che si pone in linea di continuità con quella, altrettanto illuminata, di Antonio Fullone.

L’ispezione non ha tuttavia mancato di evidenziare vecchie criticità tutt’ora in essere: nel padiglione San Paolo, centro clinico del carcere, in alcune celle i detenuti lamentano l’assenza dell’allarme in bagno e il malfunzionamento di macchinari utili a mantenere i detenuti in condizioni almeno accettabili. La responsabilità è tuttavia da ascrivere all’Asl e non all’amministrazione del carcere. Visitato anche il padiglione Roma (trans, sex offenders, malati di Aids e attività trattamentali) dove sono in corso lavori di ristrutturazione. Ristrutturato di recente il reparto Torino che appare luminoso e pulito. Vi è una palestra (gli attrezzi sono stati donati dalla chiesa valdese) e un’infermeria degna di questo nome. Tuttavia le celle sono piccole e i letti a castello sono posti su tre piani. Ciò nonostante, ha spiegato il commissario capo della Polizia Penitenziaria, Antonio Sgambati, sono rispettati i tre metri quadri di spazio calpestabile a detenuto, ai sensi della sentenza Torregiani. Il tutto con l’utilizzo dell’applicativo 15.

Il padiglione Genova, recentemente inaugurato, rappresenta una vera eccellenza. Le celle sono quasi dei mini appartamenti con zona giorno e due camere da letto per tre detenuti. Visitando il padiglione Genova, insomma, ci si dimentica di essere in un carcere italiano. Il padiglione è altresì provvisto di attrezzi da palestra in corridoio e perfino di alcune librerie. La visita ha poi toccato padiglioni le cui condizioni sono imparagonabili con quelle del reparto Genova o anche con quelle dei reparti Torino e Venezia, decisamente accettabili. Si è passati per il padiglione Firenze, dove transitano i detenuti al primo arresto, per poi passare al Salerno: qui la situazione è degradata per stessa ammissione della direttrice che ha però rassicurato la delegazione in merito ai futuri interventi e ha chiosato: “Stiamo facendo”. Inoltre, rivolgendosi a un detenuto, ha detto che “questo padiglione va chiuso e ristrutturato”, evidenziando le difficili condizioni di vita e di lavoro all’interno di uno dei peggiori reparti di Poggioreale. Qui mancano le docce in cella, le stanze sono fatiscenti e le pareti spesso interamente scrostate con giornali usati come carta da parati perfino in bagno. Bagni che, inutile sottolinearlo, sono apparsi in condizioni pessime. Per descrivere la situazione del padiglione Milano, segnatamente il lato destro, è possibile citare quanto esclamato da un detenuto al passaggio della delegazione: “Queste non sono stanze, sono tuguri”.

Insomma Poggioreale conferma antiche pecche ma evidenzia l’attivismo di una direttrice che appare al fianco dei detenuti nella richiesta di un carcere legale e a misura d’uomo. Una donna il cui lavoro si può sintetizzare con una sua stessa battuta: “Vorrei avere la bacchetta magica, chiudere gli occhi e dopo averli riaperti vedere tutto il carcere di Poggioreale come il padiglione Genova”. La strada, in ogni caso, è quella giusta.

Napoli, 1 aprile 2108