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Resurgent, Risorgeranno
di Luigi Antonio Gambuti

Rotolano dalle sinuose sommità della bella dormiente del Sannio; s’infiltrano nei filari delle vigne messe lì a pettinare le colline; si disperdono nelle rughe boscose della montagna che fu cara a Virgilio per il suo splendore. Sono le voci silenziose dei giovani vitulanesi vittime di guerra. Non sono più canti d’amore per le balze e i vicoli dell’antico borgo montanaro; non chiedono più appuntamenti per rubare qualche carezza a “lu riale”; non s’odono più passi felpati sull’acciottolato per scongiurare qualche incontro indesiderato. Solo il silenzio greve e immateriale si diffonde nei vicoli e nei cortili,ove le pietre rose dal gelo e levigate dalla tramontana riecheggiano il lamento della madri raccolte attorno ai focolari spenti dal dolore.

Solo la pietà che è “la forma più profonda e dolente dell’amore”. Niente, nel turbinio delle vicende “contemporanee”, se non un ricordo appassionato e riconoscente indotto e tesaurizzato da un evento frutto di impegno e di coraggio.

Per i giovani caduti in guerra, di tutte le guerre, resta da saldare il “debito della memoria e dell’amore”, così come si legge nel sottotitolo del bel libro “VITULANESI CADUTI IN GUERRA – di Mennato Raviele, storico e saggista, edito da Realtà Sannita di Giovanni Fuccio.

E l’Autore ci è riuscito. Ha ricostruito l’orditura narrativa della storia, travolta dall’oblìo, nome per nome, quasi un sacrario, facendone memoria, additando alle giovani generazioni le virtù del sacrificio e dell’amore che furono vissute lontano dalle cure familiari, sotto cieli lontani, non più allietati dal suono dei campanacci amici perché straziati dal crepitìo delle mitraglie e dal rombo dei cannoni.

Oggi, a pochi giorni dalla commemorazione dei defunti, licenziamo queste brevi note come preghiera per i giovani spezzati nel vigore della vita e come monito – ma ci ascolteranno? – per i giovani di oggi combattenti di una guerra infame – droga, sessismo, alcolismo, bullismo e criminalità organizzata; violenza ed ignoranza, con la speranza che possano recuperare il senso e il sapore della vita, vissuta “nel dovere di esistere” ed imparare ad assaporare la forza del perdono e dell’amore.

In ogni luogo e in ogni tempo, come il dolore e l’amore che non hanno patria, né confini.

Napoli, 23 ottobre 2016