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Prendilo… è tuo! La Marcia trionfale degli azzurri che nel finale matano la Roma e volano a + 13 sull’Inter.
di Carlo Gimmelli

Inutile continuare a nascondersi o fare inopportuni confronti con il passato, questo Napoli, di cui parla (con un po’ di malcelata invidia) l’Europa calcistica che conta sta facendo il vuoto e rischia di ammazzare il campionato in pieno inverno.

Gli azzurri perdono di vista gli inseguitori dopo aver “girato” la boa del girone di andata a quota 50, meglio del Napoli di Mastro Sarri e, potrebbero bastare 90 punti per tagliare lo storico traguardo ma questa squadra pare non conoscere ancora i propri limiti.

Una Squadra micidiale che ha tritato ogni record, gol segnati, gol subiti, possesso palla, massimo distacco sulla seconda dopo venti giornate nei campionati a 3 punti, e che, ieri, pur non giocando la migliore partita possibile ha abbattuto anche lo spauracchio Mou-Mourinho che nel pre-partita aveva tirato uno dei suoi trappoloni dialettici al nemico amatissimo Spalletti, facendogli i complimenti per “lo scudetto già vinto” e che ha presentato a Napoli la miglior Roma della stagione: aggressiva, pressing alto per impedire le trame di gioco abituali agli azzurri ma il lusitano non aveva, forse, messo in conto il ciclone Viktor, un castigo di Dio per i giallorossi.

Il nigeriano (14 reti in 13 gare), plasmato e trasformato da Spalletti, è l’impagabile tesoro di questa squadra a tratti quasi perfetta, segna, rientra in difesa, lotta, arpiona qualsiasi palla lanciata oltre la metà campo ed è un vero leader: quando Simeone, che gli era subentrato per infortunio, ha scagliato allo scadere la sassata del 2 a 1, la gioia di Viktor, che incitava i compagni dalla panca, è apparsa incontenibile.

Difficile trovare aggettivi per descrivere il gol pazzesco che ha spaccato la porta e la partita (Vicktor deve avere un conto aperto con la Roma, dopo il supergol dell’andata), su un’altra pennellata del solito Kvara innescato da una magistrale imbucata del prezioso Mario Rui il nigeriano stoppa di petto in mezzo a due difensori, palleggio di coscia e botta imparabile all’incrocio che fulmina Rui Patricio.

Nella ripresa ancora sprazzi di alta scuola con lunghi giro-palla e Kvara che divora il 2 a 0 su assist al bacio di Lozano, che a sua volta spreca per egoismo una ripartenza 3 contro 2, poi la Roma cresce e prende campo, gli azzurri rinculano per dieci minuti e il solito El Sharavi, ancora una volta gela lo stadio con un tap-in da due metri su lungo cross da destra e erroraccio di Lozano.

Sembra la solita maledizione del portoghese, come l’anno passato, ma stavolta gli azzurri hanno tanta qualità in panchina e allora dentro Raspa e Simeone: gli azzurri non si accontentano del pari, vogliono volare e riprendono a spingere con la Roma tutta rintanata negli ultimi trenta metri, sembra dura trovare spazi ma sull’ennesimo paziente giro palla, Di Lorenzo trova Zielinsky che trova il corridoio per Simeone che in un fazzoletto d’erba si gira sul sinistro e tira una fucilata nel sette, delirio al Maradona e Osimhen balla impazzito dietro la panchina.

Intanto, nella settimana che ha terremotato (finalmente) il’indebitatissimo pallone sgonfiato, la Juventus ha raggiunto il punto più basso, non solo in classifica, con la penalizzazione afflittiva di quindici punti in classifica in attesa del processo penale che vedrà alla “sbarra” l’ultimo rampollo della dinastia Agnelli, l’imbarazzante Andrea, e tutto il cucuzzaro di manager bianconeri, tra cui spicca la figura del “dominus”Fabio Paratici, ex direttore sportivo, oggi al Totthenam, che sembrerebbe l’ideatore del “sistema” plusvalenze.

Gli scenari futuri, tutti da decifrare, si va dall’ulteriore penalizzazione in classifica, alla retrocessione o addirittura alla poco plausibile radiazione, sono funerei per la vecchissima signora, le accuse sono pesanti: si va dal falso in bilancio, all’aggiotaggio, alle false comunicazioni rivolte al mercato (la Juventus è una società quotata in borsa): tre i filoni d’inchiesta aperti, due sulle famigerate plusvalenze fittizie per alleggerire il pesantissimo deficit, uno sul falso taglio degli stipendi dei calciatori (poi pagati fuori bilancio), probabile il coinvolgimento di altre società in “affari” con i sabaudi, Sassuolo, Sampdoria, Atalanta, Udinese, Empoli).

Probabile una batosta da parte dell’U.E.F.A. che si è legata al dito la creazione, poi evaporata, della Superlega, vecchio pallino di Agnelli, possibile una lunga esclusione dalle competizioni europee.

E poi c’è la “bomba” Ronaldo, dal cui mortifero ingaggio avrebbe avuto origine la voragine finanziaria, il portoghese sarebbe in possesso di “carte” e prove fumanti che proverebbero i pagamenti fuori bilancio e vanterebbe un credito residuo di mancanti stipendi per circa venti milioni di euro.

Ma di tutto questo ci occuperemo in un capitolo a parte.

Per i cannibali azzurri resta solo il grande rammarico della incredibile eliminazione dalla Coppa Italia contro la modesta Cremonese, ai rigori dopo il 2 a 2 dei tempi regolamentari; fatale l’errore di Lobotka che ha sparacchiato fuori il penalty decisivo, ma la gara sotto il diluvio del Maradona è stata approcciata con eccessiva supponenza dagli azzurri, e non è presentabile la giustificazione del turn over spinto di Spalletti che ha, doverosamente, schierato i “non titolarissimi” (riserve? Maddechè): nonostante lo svantaggio a sorpresa, prima Juan Jesus e poi Simeone avevano ristabilito le giuste distanze ma nel secondo tempo la squadra è apparsa supponente e deconcentrata (vero Zielinsky?) e a 4’ dal termine arrivava il pareggio incredibile dei Lombardi.

Nota negativa, il pessimo arbitraggio dell’arbitra (si dice cosi?) Maria Sole Ferrieri Caputi che ha negato un rigore solare su Gaetano e ha tollerato troppo a lungo il gioco a calci più che a calcio dei lombardi, non è apparsa in condizione atletica idonea per seguire una gara veloce, sempre distante dall’azione e coadiuvata altrettanto male dalle guardalinee, anche esse sempre in ritardo sulle ripartenze.

Peccato perché il tabellone degli azzurri pareva indicare la strada per una possibile finale ma il vantaggio siderale che gli azzurri hanno consolidato in campionato, con la Juve fuori causa, è un interessante apripista per un scenario imprevedibile in Champions.

Domenica turno sulla carta favorevole con il Napoli impegnato a La Spezia e, in serata, il derby di Milano che potrebbe favorire un ulteriore allungo.

Fuga per la vittoria.

Napoli, 30 gennaio 2023