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Non mi vergogno.

di Giulia Di Nola

Maggio: il mese dei colori, della fioritura, ma pure quello della maternità, di quell’evento che ha ancora dello straordinario, del miracoloso e del poetico. La maternità è un percorso come tutto, d’altra parte, in questa esistenza; un percorso che parte dall’accoglienza e giunge sino al lasciarsi infiltrare dalla vita che pervade ogni attimo del nostro tempo con infinita intensità.

Maggio: il mese dedicato a Maria, madre di Dio e donna che col suo sì, libero e incondizionato, ha cambiato la storia dell’intera umanità; la creatura perfetta che dal Medioevo ad Alfonso X di Castiglia, la Madonna, “rosa mistica tra le rose”, è celebrata come “donna tra le donne” e “Signora della Luce”.

Maggio: il mese delle rose e per l’appunto il mese dei rosari che in questo periodo s’incrementano e si recitano con maggiore attenzione in casa, nei giardini e durante i pellegrinaggi.

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Preghiera che, sempre dal Medioevo, arriva partendo da un’usanza secondo la quale, sul capo delle statue della Vergine venivano deposte delle rose, intrecciate a formare una corona e intese come parole sublimi e profumate rivolte proprio a Maria.

Di qui l’idea di utilizzare una collana di grani nelle meditazioni e successivamente i monaci cistercensi, nel XIII sec., la trasformarono in una nuova preghiera, il Rosario, mentre San Domenico lo rese popolare quando la Madonna, in una delle sue tante apparizioni, glielo donò come mezzo per convertire peccatori e atei.

No, Dio non è morto e la vita sboccia nonostante tutto. No, Dio non è morto e io no, non mi vergogno d’essere cristiana e di recitare il Rosario, per quanto anacronistico possa essere, nel silenzio delle prime luci dell’alba, quando tutto tace e il cuore inerpicandosi, solo, per le vie del Signore, non ha paura, né prova angoscia nello scoprire la grandezza della Verità.

Napoli, 2 maggio 2018