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Non mi sono mai piaciuti gli omogenizzati, neppure da piccola
di Giulia Di Nola

“L’unione fa la forza ma l’individuo fa la differenza”.

La nostra società, malata di uniformità, c’impone il livellamento e la massificazione col rischio di perdere di vista l’importanza straordinaria che ogni singolo soggetto ha.

Abbiamo dimenticato, così, che una persona, con tutte le sue peculiarità, tra cui anche quelle fisiche, pur essendo uguale all’altra, in qualità di persona, non sarà mai identica a un’altra.

Ognuno, infatti, ha la sua storia, la sua provenienza, la sua cultura, la sua religione, la sua ereditarietà nonché la sua capacità di adattamento e di relazionarsi col mondo, le sue idee.

Ecco perché siamo spinti a mettere in comune tutta questa ricchezza, per creare qualcosa che da soli non saremmo in grado di realizzare.

Se è vero, come lo è, che nemmeno i frutti di uno stesso albero maturano contemporaneamente, né sono tutti uguali per grandezza, altrettanto vero è che ogni singolo individuo è diverso dagli altri e questa diversità inizia con il venire al mondo e si delinea nella prima cellula della società: la famiglia.

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Quindi bisogna sempre tener presente l’unicità della persona in quanto l’uniformità non è sinonimo di unità: mentre, infatti, la prima tende a massificare, la seconda a diversificare.

Quest’ultima, perciò, deve essere messa al centro di un qualsivoglia dibattito perché è nelle differenze psico-somatiche che si trova la chiave di Volta per costruire l’unità sociale nel rispetto della dignità e della identità del singolo.

Napoli, 10 settembre 2018