Napoli e l’usanza dello struscio
Napoli e l’usanza dello struscio
di Cristina Iavazzo
Periodo di Pasqua, tempo di quaresima, di digiuni, ma anche di visita ai sepolcri durante la Settimana Santa, in particolar modo a partire dal Giovedì Santo, serata in cui nelle chiese il sacerdote fa la lavanda dei piedi a 12 volontari, ripetendo il gesto che Gesù Cristo fece nei confronti dei suoi apostoli, e allestisce il sepolcro, che sta a rappresentare l’orto del Getsemani in cui Gesù Cristo si recò a pregare la sera prima di essere ucciso.
Settimana santa: tempo, quindi, di passione di Cristo, di religione ma anche di usanze pagane tipiche napoletane come lo “Struscio”, che affonda le sue radici nel periodo del viceregno, orientativamente intorno al 700. Ma cos’è lo struscio?
Sembra che in quel periodo a Napoli, durante la Settimana Santa, per consentire ai pedoni la visita delle chiese in cui erano allestiti i sepolcri, venisse limitato l’uso di carrozze, carri e cavalli. Per l’affollatissima Via Toledo si poteva dunque circolare solo a piedi. Bisognava visitare un numero di chiese che andavano da un minimo di 3 ad un massimo di sette (dovevano sempre essere in numero dispari). Le strade erano dunque affollate di fedeli costretti a camminare a piedi. Si usciva il pomeriggio del Giovedì Santo e si procedeva con un itinerario ben preciso e durante il percorso capitava che amici e parenti si univano al gruppo creando un bellissimo momento di aggregazione familiare. Per l’occasione si acquistavano abiti nuovi da indossare e le parole d’ordine diventavano “pompa” e “sfarzo”, al contrario del messaggio di umiliazione e penitenza che la quaresima voleva trasmettere a tutti. E proprio il fatto di ottenere abiti nuovi dai genitori, che aumentava l’attesa dei giovani per questo periodo pasquale.
Le lunghe code di gente in attesa di entrare in una determinata chiesa o che procedevano a passo lento per le strade della città (in particolar modo per via Chiaia e Via Toledo) induceva tutti a mantenere un passo talmente lento che si usava dire che si procedeva “strisciando i piedi a terra”. Questo strisciare dei piedi in terra produceva quel tipico rumore che veniva definito “Struscio”. Alternativamente lo struscio era determinato anche dal suono degli abiti nuovi ed eleganti della gente che faceva le file per entrare ed uscire dalle chiese e che si urtavano e si strofinavano tra loro. Così, da quel momento a Napoli per “Struscio” venne identificata la passeggiata per via Chiaia e via Toledo in occasione dei sepolcri.
Napoli, 3 aprile 2015